
“Pur con tutta la sua riluttanza ad accogliere nel proprio campo di studio il destino individuale, la psicologia ammette che ciascuno di noi ha una propria costituzione, che ciascuno di noi, a dispetto a volte di tutto e di tutti, è un individuo unico e irripetibile. Quando però si tratta di dare conto di questa scintilla di unicità e della vocazione che ci mantiene fedeli ad essa, la psicologia sembra non saper bene come muoversi. I suoi metodi di analisi frammentano quel puzzle che è l’individuo in fattori e tratti di personalità, in tipologie, in complessi e temperamenti, nel tentativo di rintracciare il segreto dell’individualità nei substrati della materia cerebrale e in geni egocentrici. Le scuole di psicologia più rigorose espellono addirittura il problema dai loro laboratori, scaricandolo sulla parapsicologia: che studi pure i casi di “vocazioni” paranormali. Oppure lo spediscono in qualche avamposto della ricerca nelle remote colonie della magia, della religioni, e della follia. Al massimo – cioè al minimo – la psicologia spiega l’unicità di ciascuno ipotizzando una distribuzione statistica delle probabilità.
Questo libro si rifiuta di chiudere nei laboratori di psicologia quel senso di individualità che sta al centro del mio “me”. E non accetterà mai che la mia misteriosa e preziosa vita umana sia il risultato di una probabilità statistica. Sia chiaro, tuttavia, che il rifiuto di queste spiegazioni non comporta di chiudere gli occhi gettandosi nelle braccia di una qualche Chiesa. Il tema della vocazione a un destino individuale non c’entra con il conflitto tra scienza senza fede e fede ascientifica. L’individualità rimane di diritto argomento della psicologia, di una psicologia memore del suo prefisso, la psiche, e della sua premessa, l’anima, cosicchè la mente può sposare la propria fede al di fuori della Religione istituzionalizzata e praticare la puntuale osservazione dei fenomeni al di fuori della Scienza istituzionalizzata. La teoria della ghianda si muove agile in mezzo ai due dogmi opposti che si guardano in cagnesco da secoli e che il pensiero occidentale si coccola come due cagnolini.”
(James Hillman – Il codice dell’Anima)