Il sentimento della destinazione reciproca nella relazione d’amore (Mario Trevi)

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Mario Trevi Destinazione Reciprova amore Izis Bidermanas, Bord de Seine. Paris (1976)
Ph: Izis Bidermanas, Bord de Seine. Paris (1976)
Vi è molto spesso nella relazione tra due persone un sentimento archetipico di appartenenza e “destinazione reciproca”. Ce ne parla Umberto Galimberti attraverso le parole di Mario Trevi, psicoanalista junghiano.

Estratto da “Le cose dell’amore” di Umberto Galimberti

Libri d'amore
Le cose dell’amore (Umberto Galimberti)

«L’amore non rinnega il sesso e l’erotica, ma li fa ruotare intorno a quel “tu” che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, sente come un “tu-destino”.

Questo “sentimento della destinazione reciproca”, come lo chiama Mario Trevi, non può essere compreso dall’esterno e sfugge anche a chi ne è coinvolto e che non riesce più a distinguere sé da quel sentimento che lo costituisce.

Scrive a proposito Trevi:

Nell’amore l’amante e l’amato si sentono reciprocamente “destinati”, mossi cioè da una forza che, da una parte, li separa e li governa e, dall’altra, rappresenta quanto di più specifico compete all’uno e all’altro.

Il “destino”, si sa, è bifronte: da un lato appare come forza cosmica, dall’altro è quanto di più singolare ci riguarda, quel che appunto ci rende “singoli”, inconfondibili, in un certo senso “soli”.

Si dirà: un sentimento non garantisce nulla, un sentimento può anche ingannare. Così è infatti. Un sentimento non ha alcuna realtà al di fuori della psiche che lo sperimenta, dunque nessuna garanzia ontologica. È un evento, non una res, una cosa. Si radica in se stesso.

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Chagall

Per questo può apparire effimero come una falena o immortale come un dio. Non sappiamo cosa sia l’amore. Sappiamo solo che “abitandolo” l’amante si sente destinato all’amato e questo a quello.

E allora, per questo sentimento che non ha radici fuori di se stesso, si attua quel “miracolo” del tutto inesplorabile dell’ “entusiasmo amoroso”, in cui, dice Jaspers: “la singola persona finita diventa l’uno e l’assoluto”. […] 

L’ “io” e il “tu” avvertono di muoversi, anzi di “essere mossi” l’uno verso l’altro da distanze cosmiche, da tempi mitici inimmaginabili.

L’esser convenuti da spazi ed ere incommensurabili in un unico, definitissimo punto procura la ferma vertigine che afferra i pellegrini dell’assoluto, non importa se si tratta di mistici o di amanti. D’altra parte i primi hanno sempre impiegato il linguaggio dei secondi. Ognuno infatti, nell’amore, è assoluto per l’altro.”»

(Tratto da Umberto Galimberti – Le cose dell’amore, Feltrinelli 2004, p.35-36)

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Qui una bellissima video lezione di Umberto Galimberti attorno alle “cose d’amore”

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Fondatore del Jung Italia. Psicologo Clinico. Originario di Salerno, vivo a Roma. Fin dall'età di 14 anni ho iniziato ad interessarmi alla filosofia occidentale e orientale e all'età di 17 anni scopro Jung. A 21-22 anni iniziano le mie attività di pubblicazioni tramite riviste di psicologia e interventi in qualità di ospite o relatore presso convegni e seminari di psicologia. Nel 2012 conosco in Svizzera uno dei nipoti di Jung, e l'anno successivo mi concede un'intervista speciale in occasione della presentazione del "Libro Rosso" alla biennale di Venezia. Attualmente collaboro e lavoro come psicologo o studioso indipendente con associazioni, riviste scientifiche, scuole di psicoterapia e con diversi autori dell'ambito accademico e non. I miei studi d'approfondimento vertono sugli sviluppi odierni relativi alla psicologia complessa (analitica) e sulle ricerche inerenti il versante "Psiche e Materia".

1 commento

  1. Credo che la nostra vita sia legata alla terra in virtù dell’amore! Non conta il tempo. Conta l’immortalità dell’incontro, quando l’Uno si è realizzato.Grazie per queste pubblicazioni!

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