Il male necessario presente in noi: l’incapacità psicologica di viverlo, accettarlo, integrarlo

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Male Psicologia integrare
La lotta dell’uomo contro il male (Gaetano Cellini)

Male e psicologia: la necessità di integrare il male così come il bene

Introduzione di Emanuele Casale

Nessuno sta fuori dalla nera Ombra collettiva dell’umanità. (…) sarà quindi bene avere una “immaginazione del male”, perché solo gli sciocchi possono trascurare a lungo le premesse della propria natura. (C.G. Jung)

È da secoli che i filosofi lo sanno, da millenni che le tradizioni di saggezza antica ce lo ricordano con i loro insegnamenti e simboli:

il Male è parte integrante della vita!

Pensare ad oggi che il male sia semplicemente una mancanza di bene è una cosa talmente puerile che è meglio lasciarla ai deboli di spirito e di vita.

Jung ha dibattuto molto su questa sciocchezza tutta cattolica della privatio boni [che ha radici platoniche seppure con riflessioni molto più complesse] indicando che questa infantile visione del male come mancanza di bene – e che quindi non riconosce al male un suo statuto ontologico – è presente soprattutto nella cattolica concezione del Dio quale Summum Bonum (bene supremo). Ebbe a dire infatti che

“La fede in Dio quale “Summum Bonum” è impossibile a una coscienza che riflette” (Jung – Risposta a Giobbe)

Riguardo la situazione collettiva di quest’oggi

📝 Infantili e vuoti slogan come #AndràTuttoBene; Ne usciremo più forti di prima (forse più compromessi sicuramente); siamo forti siamo italiani!”, ed altre rassicurazioni che potevano andar bene se avessimo avuto 6 anni, oggi più che mai sono deleterie per la metanoia e la trasformazione che ci spetta (o che ci travolgerà crudelmente più di ora) a livello individuale e collettivo.

L’unilateralità e l’infantilismo della nostra coscienza è arrivato forse quasi all’apice. L’inconscio collettivo e il mondo intero ce lo rimandano indietro attraverso l’autoregolazione e lo scombussolamento generale degli accadimenti recenti.

Speranze, slogan infantili, pigrizia, non servono più quando vi è incapacità quasi totale di venire a patti con il “Male”, con il rimosso della morte (Ade) tipico della nostra epoca e che invece questa pandemia ci riporta con forza per sbattercelo in faccia e dire “ora stai. Guarda o guarda!”.

L’importanza di poter trattare con il “Male” (individuale e collettivo) è di fondamentale importanza oggi. E non si tratta di non voler vedere l’aspetto luminoso e possibile di una eventuale evoluzione della situazione, ma sapere che questo aspetto luminoso e potenziale può uscire fuori soltanto da un sofferente, umano e vissuto confronto con il “Male”.

L’infantilismo psicologico è la caratteristica principale che ci caratterizza come individui appartenenti alla cultura occidentale odierna.

Un assetto psicologico che non riesce minimamente a mantenere e contenere, in tensione, due polarità così essenziali e costellate [attivate] oggi, Bene e Male, è tipicamente un assetto mentale infantile e con scarse possibilità di evoluzione e continuazione…

Scriveva E.Trismegisto:

«Trarre il raggio dall’ombra, o gran lavoro!»

Poter vedere il male senza perdere quel contatto di sentimento con il Bene, e viceversa. Questo è quello a cui Jung credeva fosse auspicabile puntare per gli anni a venire…

Il monito di Jung all’epoca era rivolto anche e soprattutto alla sua categoria: gli analisti e gli psicologi.

Si riferiva a quell’infantilismo psicologico presente proprio in quella categoria di persone che dovrebbero trattare in primis tali tematiche attraverso non solo il “pensiero”, ma la vita vissuta, attraverso l’incarnazione delle parole di Jung che invece oggi tanto si blaterano nei pomposi e spesso inutili convegni (e simili) ma che invece ben poco si comprendono e si vivono, incarnano…

E guardando la quasi assoluta sterilità in termini di profondità e generatività (in Italia) dell’ambito culturale della psicologia del profondo “contemporanea”,  cultori junghiani primi inclusi, con la sua sempre più caratterizzante corsa alla “reificazione” di questa o quell’altra teoria, di associazionismi idi*oti, riviste autoerotiche e autoreferenziali, eventi narcisistici chiamati “convegni” o “workshop” e creazioni del niente più assoluto, di orientamenti nuovi quanto inutili o di tendenze “esotiche” di questa o quella tecnica… pensando a tutto ciò mi vengono in mente più che mai le parole di Jung quando pensava a questo decadimento della psicologia:

🖋️ «Una psicologia come la mia prepara a UNA fine o addirittura ALLA fine. La domanda è soltanto chi uccideremo: noi stessi o la nostra psicologia ancora infantile e la sua spaventosa incoscienza?»
(C.G.Jung – 12 aprile 1959, Carte Cary Baynes)

Ed ora, come al solito, ora lasciamo la parola ai grandi…

di Emanuele Casale

BUONA LETTURA!

Male Psicologia
Il bene del male. Paradossi del senso comune (A.Guggenbuhl-Craig)

Male Ombra Psicologia
Jung

Il posto del male nella vita psichica. Estratti

Non cercate di essere buoni! Siate integri! (C.G. Jung)

«Quando ci si trova faccia a faccia con il male, si ha più che mai bisogno della minima particella di bene. Si tratta di fare in modo che la luce continui a risplendere nelle tenebre, e la vostra candela non ha senso se non nell’oscurità.» (Jung – Lettera a padre Victor White, Oxford, 24 Novembre 1953)

«Il Cristianesimo ci ha abituati a scindere rigorosamente Bene e Male, senza possibilità di conciliazione. Ma così “il nostro dio reale” è diventato “la rispettabilità”.

Il mondo, quando si elimina l’Ombra, diventa insipido, come narra la parabola ebraica dell’uomo pio che, ottenuto da Dio di essere liberato dal demone della passione, scoprì che rose e vino e donne non sapevano più di niente. Il mondo si era impoverito.» (di Augusto Romano, pubblicato come Saggio introduttivo a C.G. Jung, Seminario sui sogni)

Marie Louise Von Franz L'ombra nelle fiabe
L’Ombra e il male nella fiaba (Marie L.von Franz)

“Tu soffri a causa del male, perché segretamente lo ami, senza esserne consapevole dinanzi ai tuoi occhi. Vorresti sfuggirlo e cominci a odiarlo. E ancora una volta resti legato al male dal tuo odio perché, sia che tu lo ami sia che lo odi, per te è lo stesso: sei legato al male. Il male va accettato.

Quel che vogliamo, rimane nelle nostre mani. Ciò che non vogliamo, ma che è più forte di noi, ci trascina con sé e noi non possiamo fermarlo, senza recar danno. La nostra forza resta infatti incatenata al male.

Dunque dobbiamo accettare il nostro male, senza amore né odio, riconoscendo che esso esiste e che deve avere la sua parte nella vita. In questo modo gli togliamo la forza di sopraffarci.” (C.G.Jung – Libro Rosso, p.287)

«L’incontro con se stessi è una delle esperienze più sgradevoli alle quali si sfugge proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante. Chi è in condizione di vedere la propria ombra e di sopportarne la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito.» (Jung)

Luce Inconscio Ombra Debbie Ford
Illumina il tuo lato oscuro (Debbie Ford)

Se nel prossimo vedi il buono, imitalo;
se nel prossimo vedi il male, guardati dentro
(Confucio)

«Forse egli deve sperimentare e sopportare il male e la sua potenza perché soltanto cosi può rinunciare al suo fariseismo di fronte agli altri uomini. Forse il destino, l’inconscio o Dio, o come lo si vuole chiamare, deve lasciare che egli sbatta opportunamente la testa e cada nel fango, perché soltanto un’esperienza massiccia lo tocca strappandolo, almeno per un bel pezzo, al suo infantilismo e rendendolo più maturo»
(Jung 1959, p,472)

«Riversare il male sugli altri equivale a perdere la possibilità di percepirlo e quindi perdere la capacità di trattare con esso.»
(Marie Louise Von Franz – Il mito di Jung)

Bene e male psicologia

«Il timore che la maggior parte degli uomini normali prova di fronte alla voce interiore non è così infantile come potrebbe sembrare. I contenuti che si fanno incontro a una coscienza limitata non sono affatto innocui. (…) In genere invece indicano il pericolo che specificamente minaccia l’uomo (…).

Quel che la voce interiore ci sussurra è in genere qualcosa di negativo, anzi qualcosa di infame. Dev’essere così, soprattutto perché di solito si è meno inconsapevoli delle proprie virtù che dei propri vizi, e inoltre perché il bene ci fa soffrire meno del male.

La voce interiore, come ho spiegato poc’anzi, porta alla coscienza il male che affligge il tutto, cioè il popolo cui apparteniamo o l’umanità di cui siamo parte. Ma presenta questo male in forma individuale, sicché in un primo momento si potrebbe pensare che tutto questo male sia solo una caratteristica dell’individuo.

La voce interiore ci mostra il male in modo allettante e suasivo, per farci cadere in tentazione. Se non gli si cede neppure in parte, nulla di questo male apparente entra dentro di noi, e allora non può esserci neppure alcun rinnovamento, né alcuna rigenerazione. (Ho definito “apparente” il male della voce interiore, benché possa suonare troppo ottimistico).

Ombra Male Psicologia
Jung in penombra, nel suo giardino di casa, a Kusnacht

Se l’Io ubbidisce totalmente alla voce interiore, allora i suoi contenuti agiscono come se fossero altrettanti demoni, cioè succede una catastrofe.

Se invece l’Io ubbidisce solo parzialmente ed è in grado di affermare se stesso evitando di essere completamente fagocitato, allora può rendere propria la voce, e ne risulterà che il male era solo apparentemente tale, mentre in realtà reca salute e illuminazione.

Il carattere della voce interiore è “luciferino” nel senso più proprio e più inequivocabile del termine, ed è per questo che pone l’uomo davanti alle decisioni morali ultime, senza le quali non potrebbe mai giungere alla coscienza di sé e acquisire personalità.

Nella voce interiore, l’infimo e il sommo, l’eccelso e l’abietto, verità e menzogna spesso si mescolano imperscrutabilmente, aprendo in no un abisso di confusione, di smarrimento e disperazione.»
(Jung – Il divenire della personalità, 1932-1934, Opere 17, p.174)

Lo sviluppo della personalità - in Opere di Jung, vol. 17
Jung, Opere Vol.17 – Lo sviluppo della personalità

Che relazione c’è tra la [simple_tooltip content=’La funzione inferiore è quella che abbiamo meno sviluppata, è il nostro punto debole. È una delle quattro funzioni della coscienza secondo la Tipologia Psicologica‘]Funzione Inferiore*[/simple_tooltip] e il male collettivo?

Risponde Marie Louise von Franz, nel saggio Tipologia Psicologica (p.109):

“Finché non raggiungiamo veramente questo stadio, resta quello che io chiamo il diavolo nell’angolo. Si tratta di un diavolo del tutto personale, l’inferiorità personale di un individuo, ma con esso si presenta il male collettivo.

La piccola porta aperta di ogni funzione inferiore individuale contribuisce alla somma del male collettivo nel mondo.

Lo si è potuto osservare facilmente in Germania quando il diavolo, attraverso il movimento nazista, si è lentamente impadronito della situazione. Tutti i tedeschi che conoscevo allora e che erano dalla parte del nazismo lo erano a causa della loro funzione inferiore.

Il tipo di sentimento rimaneva affascinato dalle stupide argomentazioni della dottrina del partito; il tipo intuitivo diveniva facile preda del regime a causa della sua dipendenza dal denaro (non poteva lasciare il posto di lavoro e non sapeva come risolvere il problema del denaro, così doveva restare nonostante non fosse d’accordo) e così via.

Tipi Psicologici Marie Louise von Franz
Tipologia Psicologica (Marie L.von Franz)

La funzione inferiore costituì, in ogni singolo individuo, la porta attraverso la quale questo male collettivo poté accumularsi. Si può dire che il singolo che non aveva lavorato sulla propria funzione inferiore contribuì al disastro generale, in misura limitata, certo: ma la somma di milioni di funzioni inferiori costituisce un male enorme!

La propaganda contro gli ebrei fu molto abile sotto questo aspetto. Gli ebrei, per esempio, vennero accusati di essere intellettuali distruttivi, cosa che convinse completamente tutti i tipi di sentimento: una proiezione del pensiero inferiore.

Oppure furono accusati di accumulare ricchezze eccessive: ciò convinse completamente gli intuitivi, perché corrispondeva alla loro funzione inferiore, ed era finalmente noto a tutti dove si trovava il demonio. La propaganda si servì dei sospetti che ognuno nutre spontaneamente nei confronti dell’altro a causa della propria funzione inferiore.

Così, si può dire che dietro ogni individuo la quarta funzione (inferiore) è qualcosa di più di una deficienza di poco conto: la somma di tutte queste deficienze è realmente responsabile di una quantità gigantesca di sofferenze.» (Tipologia Psicologica – di M.L.Von Franz, Edizioni TEA, p.109)

Male Trasformarlo Psicologia
Il male e come trasformarlo

«Per esperienza so che la concezione e la modalità con cui viviamo il MALE e il BENE sia generativa della profondità e l’umanità con cui viviamo la vita stessa.

Il semplicistico concetto rigidamente duale di “bene” e “male” come due entità contrapposte, ha generato, come la storia e la psicologia ci insegnano, le catastrofi e le malattie più grandi dell’intera storia umana.

Bisogna guardare queste due forze (che alla fine è solo una che opera in due apparenti distinti travestimenti) con l’ottica dell’etica, non della morale: solo così l’uomo può iniziare a rendersi conto che molto spesso quel “male” che opera è in realtà in vista di un equilibrio o addirittura di un “bene” non da subito visibile, ma intuibile.

Qui non significa trovare una giustificazione del male vero e proprio; il male resta sempre e comunque male, e guai ad essere relativisti su questo. Significa invece includere il male come parte integrante della vita e accettarlo pienamente.

Il male Psicologia
Il male. Categoria morale, patologica psichica, realtà umana (C.Widmann)

La presa di coscienza non si ottiene senza dolore. (Jung, 1925)

La medicina e la psicologia ci insegnano – grazie alle scoperte sull’uomo partite da Jung – che in realtà è proprio dal male, dall’oscurità – a volte – che proviene la luce, come anche da uno stato di malattia fisica può sorgere la guarigione psichica o un rinnovamento dell’intera personalità.

La saggezza dei millenni ce lo esprime anche nel simbolo orientale del Taijitu (yin e yang = maschile e femminile; bene e male). Quando facciamo nostra una morale basata sul semplicistico concetto che include la formula “combattere il male”, “sopprimere il male”, “eliminare il male”, diventiamo pericolosi per il nostro prossimo e per noi stessi.

Il male, come ci insegna ogni tradizione di saggezza antica, incluso Gesù Cristo, non va combattuto né tantomeno eliminato: esso è parte integrante e necessaria della vita stessa.

Come ci lascia scritto l’oscuro Eraclito:

“Il dio è giorno notte, inverno estate, guerra pace, sazietà fame, e muta come il fuoco, quando si mescola ai profumi e prende nome dall’aroma di ognuno di essi”
(Emanuele Casale)

FINE.

Male Psicologia
Bene e male nella psicologia analitica (Jung)
Leggi anche:

«Abbia compassione del lato Oscuro di Dio, non resista al male!» (una lettera di Jung)


ALTRI LIBRI SUL MALE IN PSICOLOGIA:
Il male primordiale nella Qabbalah - Moshe Idel
Il male primordiale nella Qabbalah (Moshe Idel)
Bene Male Psicologia
Bene e Male secondo la psicologia junghiana raccontati attraverso il cinema (Andrea Arrighi)

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Fondatore del Jung Italia. Psicologo Clinico. Originario di Salerno, vivo a Roma. Fin dall'età di 14 anni ho iniziato ad interessarmi alla filosofia occidentale e orientale e all'età di 17 anni scopro Jung. A 21-22 anni iniziano le mie attività di pubblicazioni tramite riviste di psicologia e interventi in qualità di ospite o relatore presso convegni e seminari di psicologia. Nel 2012 conosco in Svizzera uno dei nipoti di Jung, e l'anno successivo mi concede un'intervista speciale in occasione della presentazione del "Libro Rosso" alla biennale di Venezia. Attualmente collaboro e lavoro come psicologo o studioso indipendente con associazioni, riviste scientifiche, scuole di psicoterapia e con diversi autori dell'ambito accademico e non. I miei studi d'approfondimento vertono sugli sviluppi odierni relativi alla psicologia complessa (analitica) e sulle ricerche inerenti il versante "Psiche e Materia".

10 Commenti

  1. E con la violenza educativa come la mettiamo? E con gli omicidi? E con le liti per futili motivi? Bisogna accettare tutto questo per vivere bene? Non ho il coraggio e l’intenzione di accettare tutto questo. Accettare pienamente il Male in parte integrante dell’esistenza umana significa comunque favorirlo e addirittura incoraggiarlo.

  2. Immagino che qui, ci si riferisca per cominciare, a vedere il male in te. Prima di procedere al giudizio su ciò che accade fuori. Quella potrebbe essere un’altra questione, di giustizia e gestione delle relative sanzioni. Organizzazione sociale, rapporto tra me e l’altro/società. Qui credo si faccia riferimento al rapporto con se stessi. ff

  3. Ciao Serena credo che Jung non indesse esattamente quel che tu scrivi.
    Come scrive Federica è piu un incominciare a vedere accettare elaborare il male che è in noi. E non sempre l’accettazione del male del mondo significa favorirlo ma piuttosto conoscerlo per quel che è un ‘seme’ insito nella natura umana che ci piaccia o no. Sopprimere, e spesso ciò accadde usando altrettanto male, fa male a se stessi e agli altri.
    Buona Giornata.

  4. Credo che se tutti riconoscessero il ” male” in sé nel mondo ci sarebbe più bene. Invece ciò non succede perché occorre consapevolezza e coraggio per investigare i propri lati oscuri ed integrarli..E l:educazione e la società globalizzata dal profitto va in tutta altra direzione..

  5. Per Jung non riconoscere i male, non piegarvisi affatto, avvertilo come ingiusto, sentirsi vittima di esso, impedisce la pienezza della vita. La sofferenza è la leva che ci solleva verso la capacità di “risvegliarci” di trasformare il cieco non-sapere in sapere-cosciente e l’esistenza dilaniata dal male in saggezza.

  6. Conoscere il male che risiede dentro di noi è l’unico modo per non esserne sopraffatti e per evitare di contribuire alla morte etica della società a cui apparteniamo, ogni Santo e ogni Santa nella storia della Chiesa si riconosceva grande peccatore e oggetto delle peggiori tentazioni da parte dello spirito maligno, chi non si riconosce peccatore è una marionetta usata dal male per affermarlo e diffonderlo, un malvagio inconsapevole prigioniero del suo inconscio lato oscuro che ama farsi considerare dagli altri un benefattore del genere umano, che desidera un clamore mediatico delle sue presupposte virtù, del suo bene illusorio in una vita di illusioni: il combattimento interiore è l’unica via per l’equilibrio e per non soccombere alla propria natura, alla propria corruzione. Senza la dura battaglia che forma la nostra volontà a scelte etiche fondamentali e definitive, il male è l’unica soluzione – o l’unica risposta possibile – a ogni nostra angoscia e a ogni nostro desiderio. Soltanto così ci si libera dall’infantilismo psicologico a cui una generica e approssimativa educazione religiosa e i falsi valori di una civiltà edonistica e materialista conducono molte coscienze prive di discernimento e di ragione. Non esiste una persona del tutto buona o malvagia, ma ci sono persone che sanno tenere alla catena il male che abita nel profondo di esse e che hanno educato la propria volontà a compiere delle scelte giuste in relazione al prossimo e alla propria coscienza, ci sono persone capaci di liberarsi dal male, di guarire dalle sue seduzioni, di vivere senza condizionamenti o compromessi.

  7. La vera dottrina della “privatio boni” non dice che il male non esiste ma che esso è una assenza… In che senso? Proprio nello stesso senso per cui l’oscurità è mancanza di luce ed esiste anche l’oscurità. Dal punto di vista psicologico invece non ha senso discettare sulla inconsistenza dell’oscurità ma sui suoi effetti sulla mente… Lo stesso dicasi sul male. Il contrasto con la psicologia nasce quando si vuol fare della suddetta dottrina un sistema psicologico. Jung si era trovato davanti a questo contrasto… D’altronde risolvendolo non sapeva evitare di creare inutili e controproducenti conflitti culturali perché coinvolgeva involontariamente nel suo giudizio psicologico realtà cui non andava dato un giudizio psicologico. Da qui le polemiche, che egli non rifiutò esprimendo infine solo perplessità. Non così l’autore del primo articolo di questa pagina internet che assolutizza e snatura la tesi di Jung giudicando male un intero ambiente culturale senza averlo capito veramente. In fondo Jung come analista di Giobbe diede la risposta che Giobbe avrebbe trovato dentro di sé… Ma Giobbe non era cristiano e tantomeno cattolico. Ci si rifletta su questo.

    Mauro Pastore

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