Psicoterapia junghiana
Un bellissimo stralcio dell’intervista fatta alla psicologa e ricercatrice Marie Louise von Franz, allieva e collaboratrice di Carl Gustav Jung, nonché una delle più grandi psicoanaliste mai esistite.
Non voglio lasciare anticipazioni riguardo questa bellissima intervista (che troverete anche in video più giù), ma fare solo una piccola – ma importantissima precisazione:
Precisiamo da subito che la dicitura “terapia junghiana” la si usa – in questo contesto – solo per comodità, in quanto – chi è del settore dovrebbe saperlo – NON ESISTE UNA TERAPIA JUNGHIANA vera e propria, o peggio ancora un orientamento junghiano propriamente detto, non esiste una tecnica junghiana, bensì esistono degli strumenti (tanti) e dei contributi scientificamente e umanamente molto validi che Jung e collaboratori apportarono alla clinica psicoterapica e psicoanalitica in generale, e che ancora tuttora vengono convalidati dalla ricerche comparate e dagli sviluppi odierni nell’ambito clinico.
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Per chi volesse approfondire lasciamo qui due manuali imprescindibili e che sono base di ogni studio sulla psicologia in generale:
- Jung e la creazione della psicologia moderna. Il sogno di una scienza (Shamdasani)
- La scoperta dell’inconscio (H. Ellenberger)
BUONA LETTURA!
Estratto dall’intervista
“Le diverse dottrine pisocoterapeutiche non hanno poi grande importanza. Ogni psicoterapeuta capace sfiora anche tutti quei registri che non fanno parte della sua teoria.” (Jung)
Amo la terapia Junghiana perché non commette alcuna ingerenza. Ogni terapia è un ingerenza, e per quella Junghiana si tratta dell’ingerenza minima.
Non abbiamo alcuna teoria, non pensiamo in alcun modo che l’essere umano debba diventare normale. Se preferisce restare nevrotico ne ha pienamente diritto.
Viviamo in una democrazia, punto e basta. Conta solo quel che vogliono i sogni, dunque ci limitiamo a dire: “il suo proprio sogno che è lei stesso, che la sua anima personale ha prodotto le dice che lei è pigra, e dovrebbe fare questo e quello…”, niente di più.
Cosi tentiamo ad educare le persone ad ascoltare la propria interiorità, non facciamo nulla di più.

L’idea di Jung è proprio quella dell’individuazione 🔎, l’essere se stessi e il diventare se stessi.
Si parla spesso un po’ facilmente di realizzare se stessi, ma si pensa alla realizzazione dell’Io; Jung intende tutt’altro, la realizzazione del proprio profondo, in particolare della potenzialità del proprio destino.
All’Io talvolta ciò non conviene affatto, ma è quel che si sente che intimamente si dovrebbe in fondo essere.
La persona è nevrotica quando non è come Dio ha inteso che fosse.
In questo consiste, in definitiva, l’individuazione. E per questo spesso ci vengono mossi dei rimproveri.
Se uno fa un’analisi si comporta in seguito in modo apparentemente più matto o meno adattato, ma è lui stesso, vive il proprio destino, e quindi la maggior parte delle volte è più umano, meno criminale, meno distruttivo nel suo ambiente.”
(Marie Louise Von Franz – estratto da un’intervista a Bollingen)
Qui la video intervista (40 min.)
Chi era la Von Franz?
Nell’ambito della psicologia complessa (junghiana/analitica) Marie Louise von Franz spicca tra tutti gli autori contemporanei per la sua bellissima, originale e d’avanguardia opera che ha lasciato al mondo della psicologia: pietre miliari e fondanti la psicologia moderna incentrate su…
studio psicologico e comparato delle fiabe, studio comparato sui sogni di morte, contributi di frontiera sulle tematica psiche e materia, studi sul tempo, sui numeri (la sua opera più importante, ancora inedita in italiano, è infatti Number and Time), contributi sulla psicologia del gral e sulla psicologia dell’Animus e Anima, sulla proiezione, sull’alchimia e i tipi psicologici e altro ancora…
Tra lei e Jung passavano 40 anni (Jung nacque nel 1875, lei nel 1915). Un’altra generazione insomma, eppure furono molto vicini sia in termini relazionali che professionali.
Fu sua allieva e collaboratrice, cominciò a lavorare con Jung nel 1933, ad appena 18 anni, come traduttrice e ricercatrice. Collaborò con lui fino alla sua morte, e successivamente curò il libro “L’uomo e i suoi simboli” che scrisse in collaborazione con altri analisti junghiani e con Jung.

In una bellissima intervista di Nadia Neri pubblicata sulla Rivista di Psicologia Analitica, la Von Franz ci dice:
Ho incontrato Jung a diciotto anni e un anno dopo gli ho chiesto di iniziare l’analisi con lui; siccome non avevo soldi, Jung mi disse che potevo tradurre per lui un testo alchemico, ciò Io avrebbe aiutato ed egli in cambio mi avrebbe analizzato.
Ho iniziato così il lavoro con Jung e mi sono tuffata nell’alchimia; egli mi aveva dato il famoso testo Aurora Consurgens ed io ho lavorato quindici anni su questo libro perché è un’opera che richiede un grande lavoro, fatto di minuziosi dettagli; contemporaneamente insegnavo latino e greco.
Lentamente ho avuto delle persone che volevano venire da me in analisi ed io non mi definivo ancora analista, ma avevo gente che veniva; la prima donna che venne da me
era conosciuta da Jung, il quale mi disse: «è talmente folle che non potrà fallire!.Provai ed il caso andò molto bene, vennero poi sempre più persone e alla fine ho dovuto lasciare la scuola perché avevo molti pazienti, avevo 35-38 anni…
Libri di Marie Louise von Franz











Quanto sono d’accordo… Perché la terapia Junghiana mi ha dato la libertà di essere me stessa…
[…] Sorgente: La terapia Junghiana: la più ampia nell’abbracciare la vastità della psiche umana […]
Grazie Emanuele, grazie per il tempo che dedichi a questi articoli per me interessanti, grazie per gli spunti di approfondimento.
Gentilissima Mara! Io stesso curando questi articoli non finisco mai di imparare…