La «Fuga nevrotica» nella relazione. Fuggire da se e dall’altro (di Emanuele Casale)

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fuggire-jpg_105330« (…) quelle modalità che nelle dinamiche di coppia vengono chiamate “fughe” o “inseguimenti” nevrotici. Un esempio di fuga nevrotica nella relazione può essere quella configurata in una maniera tale che uno dei due “tempizza” e cronicizza l’incontro con l’altro attraverso modalità instabili, vacillanti e sfuggevoli, tale da far vivere la relazione a due solo nei prima o nei dopo e mai nei durante. Ma è proprio in quei durante in cui si svolge la vita, l’agire, il fare, la possibile condivisione vera e propria. La modalità della “fuga nevrotica” dunque instaura l’incontro con l’altro in tempi e spazi sfuggevoli e marginali. Un’incapacità di riuscire a condividere i propri contenuti e di riceverli dall’altro, un’incapacità di coltivare creativamente la relazione e di includerla nella propria vita. Un’incapacità vera e propria di saper affrontare l’altro e soprattutto quel se stessi “con” l’altro. Una modalità di esserci con l’altro che rimanda a quel concetto immaturo di partner tipico degli uomini e delle donne che vivono la propria controparte sessuale (maschile/femminile) in maniera del tutto accessoria, contingente, a distanza, in altre parole, in maniera ancora troppo embrionale, primitiva.
Ma da che cosa si fugge? Ovviamente da se stessi. Perché nel rapporto a due, in ultima analisi, è quel me stesso che rischio di incontrare nell’altro o grazie all’altro. Alcuni individui sono cosi degli abili atleti da riuscire a fuggire e a scappare da se stessi in qualsiasi situazione o relazione più complessa e più impegnativa. Ci vuole un certo coraggio in ogni relazione amorosa, perché come ci ricorda Carotenuto “il coraggio o la paura di aprirsi esprimono il coraggio o la paura di conoscere intimamente se stessi.”
(Emanuele G. Casale – Pescara, Registrato con Licenza CC – Creative Commons Licenza Creative Commons)
(Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported.)

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Fondatore del Jung Italia. Psicologo Clinico. Originario di Salerno, vivo a Roma. Fin dall'età di 14 anni ho iniziato ad interessarmi alla filosofia occidentale e orientale e all'età di 17 anni scopro Jung. A 21-22 anni iniziano le mie attività di pubblicazioni tramite riviste di psicologia e interventi in qualità di ospite o relatore presso convegni e seminari di psicologia. Nel 2012 conosco in Svizzera uno dei nipoti di Jung, e l'anno successivo mi concede un'intervista speciale in occasione della presentazione del "Libro Rosso" alla biennale di Venezia. Attualmente collaboro e lavoro come psicologo o studioso indipendente con associazioni, riviste scientifiche, scuole di psicoterapia e con diversi autori dell'ambito accademico e non. I miei studi d'approfondimento vertono sugli sviluppi odierni relativi alla psicologia complessa (analitica) e sulle ricerche inerenti il versante "Psiche e Materia".

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