Il genio dei luoghi
Molti si chiederanno:
“Cosa significa che i luoghi hanno un’Anima?”
Vi è mai capitata quella sensazione, entrando in un luogo (una città, un museo, un paesaggio), di poter sentire vividamente come una sorta di marchio distintivo di quel luogo, una specifica energia psichica caratterizzante quel determinato luogo?
Gli antichi Romani, questa energia, la chiamavano Genius Loci (il genio del luogo).
Lanciamoci subito in alcuni stralci e frasi d’autore attinenti al tema dei luoghi.
BUONA LETTURA!

Iluoghi hanno un’anima. Il nostro compito è di scoprirla. Esattamente come accade per la persona umana.»
(James Hillman – L’Anima dei luoghi)
«Non esiste il caso né la coincidenza; noi camminiamo ogni giorno verso luoghi e persone che ci aspettano da sempre.» (G. Dembech)
«Ci si lega spiritualmente a luoghi, persone o cose che si incontrano sul proprio cammino perché marcano momenti particolari del proprio divenire.»
(Jung)

«Si parla del fascino come di una brezza, un’aura spirante dalle persone o dai luoghi, che a volte cresce, diventa turbine, nembo, nube abbagliante, riverbero dorato, ingolfa e stordisce.»
(Elemire Zolla)
«Un luogo non è mai solo quel luogo. Quel luogo siamo un pò noi. In qualche modo, senza saperlo ce lo portavamo dentro…e un giorno per caso ci siamo arrivati.»
(Antonio Tabucchi)

Nell’antica Grecia, luoghi quali incroci, sorgenti, pozzi, boschi erano “abitati”: da dèi e dee, ninfe, daimones.
Gli uomini dovevano essere consapevoli dello spirito, della sensibilità, dell’immaginazione che vi sovrintendeva e di come corrispondere al luogo in cui ci si trovava.
Nella nostra cultura, invece, a partire da Cartesio e Newton – con le astrazioni del razionalismo e la rivoluzione scientifica del Seicento -, i luoghi hanno perso l’anima: abbiamo sostituito l’individualità, la specificità di ciascun luogo con l’idea di uno spazio “vuoto”, uniforme, che si può misurare e occupare.

Seguendo le orme di Carl Gustav Jung e dei greci, James Hillman – il grande psicologo e filosofo americano che ha riportato al centro della nostra riflessione l’idea di “anima” – recupera l’antica nozione di una natura animata che assorbe i pensieri e le tradizioni degli uomini che la abitano da secoli o millenni.
Hillman parla dell’anima dei luoghi – e del senso della bellezza, e della necessità di preservarlo – con l’architetto Carlo Truppi.

Entrambi cercano di inviare un appello a risvegliarsi dall’anestesia e dall’incapacità di provare sensazioni che avvolge la nostra cultura, a riscoprire la concezione “animistica”, e dunque pagana, secondo la quale tutto è vivo, tutto ci parla.
È un atto di fede nella bellezza che sola può restituire un senso di architettura, al paesaggio, alle città, e alla nostra stessa vita.
FINE.

Mi piace molto questo blog, mi fa l’effetto delle mollichine che segnano la via del ritorno a casa, grazie!
Grazie Samina… BUona serata!
Io sento queste sensazioni anche quando cercocasa e visito le case degli altri,da alcune fuggo in altre sentoquiete e pace e lescelgo.capita anche a voi?
Sara
assolutamente si. capita anche a me!
Bellissimo questo articolo. Argomento da approfondire personalmente. Grazie!
Ci sono loghi che sembra che ci aspettano da sempre,in quali ci fondiamo energeticamente e diventiamo tuttuno.