La differenziazione psichica: cos’è?
Differenziarsi è un processo psichico necessario che fa parte del più grande processo di individuazione di una persona, ovvero quel processo – senza fine – per il quale si diventa ciò che si è.
La differenziazione è presente anche nel mondo biologico: una cellula deve differenziarsi da tutte le altre per poter espletare le proprie funzioni specifiche ed uniche, se non lo facesse un organismo (o una collettività) non potrebbe neanche sussistere ed esistere in alcun modo.
Così vale anche per l’individuo: è necessario, o quantomeno auspicabile, differenziarsi. È un processo psicobiologico in atto fin dall’inizio quando stiamo ancora nel grembo materno.
La psicologia ci suggerisce che ogni individuo ha un certo limite di differenziazione, ovvero ci si può differenziare soltanto fino a certi livelli in armonia con la propria costituzione psichica.
Questo processo di differenziazione porta sempre più ad emanare quello che è il carattere di una persona.
✍️ PER COMPRENDERE MEGLIO questo discorso ti invito a leggere anche questo articolo che ho dedicato al processo di individuazione

Dobbiamo tener conto che ogni processo di differenziazione della personalità è unico, irripetibile e con leggi e codici che gli sono propri e individuali.
In parole pratiche ogni bambino diventerà l’adulto che sarà in maniere del tutto peculiari alla sua stessa costituzione e soprattutto nei tempi che gli sono più propri.
Per tale motivo non dovrebbe assolutamente esserci, neanche in linea di principio, un’educazione che sia unilaterale, poco complessa e che si proponga che vada bene per tutti.
È questa un aspetto molto importante che tiene in considerazione il carattere e l’individualità di ogni persona, evitando così le solite tirannie pseudo-pedagogiche che sempre più spesso vanno di moda, quelle tirannie che noi tutti conosciamo e che spesso suonano più o meno così: “Tutti dovrebbero fare questo e quello per diventare così o così; Per tutti i bambini è consigliato educarli alla tale o tale maniera; A tutti andrebbe insegnato questo o quello; ecc, ecc.”
Come al solito ora, facciamo parlare i grandi!
Buona lettura!

Qui si può domandare perché mai sia desiderabile che un uomo si individui. È non solo desiderabile, ma indispensabile, perché l’individuo, non differenziato dagli altri, cade in uno stato e commette azioni che lo pongono in disaccordo con se stesso.
Da ogni inconscia mescolanza e indissociazione parte infatti una costrizione ad essere e ad agire così come non si è. Onde non si può né essere d’accordo in ciò né assumerne la responsabilità. Ci si sente in uno stato degradante, non libero e non etico.”
(C.G.Jung – L’io e l’inconscio – p.138)
“L’uomo ha una facoltà che per gli intenti collettivi è utilissima, e dannosissima per l’individuazione: quella di imitare.
La psicologia sociale non può fare a meno dell’imitazione, perché senza di essa sono impossibili le organizzazioni di masse, lo stato e l’ordine sociale; non è, infatti, la legge che fa l’ordine sociale, ma l’imitazione, concetto che comprende anche la suggestionabilità, la suggestione e il contagio mentale.
Ma ogni giorno vediamo anche quanto si usi e si abusi del meccanismo dell’imitazione a scopo di differenziazione personale: si imita una personalità eminente o una qualità o attività rara, ottenendo cosi di differenziarci, sotto l’aspetto esteriore, da chi ci sta più vicino.
Per punizione – si potrebbe dire – la somiglianza nondimeno presente con la mentalità dell’ambiente si accresce fino a divenire un inconscio legame coatto con l’ambiente stesso.
Di solito il tentativo di falsa differenziazione individuale mediante l’imitazione non va oltre l’affettazione, e l’uomo rimane quello che era prima, ma alquanto più sterile.
Per scoprire che cosa c’è in noi di propriamente individuale occorrono profonde meditazioni, e all’improvviso ci accorgiamo di quanto sia difficile la scoperta dell’individualità.” (C.G. Jung – L’io e l’inconscio – p.51)
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“La costruzione di una persona collettivamente conveniente è una grave concessione al mondo esteriore, un vero sacrificio di sé, che costringe l’Io a identificarsi addirittura con la persona, tanto che c’è della gente che crede sul serio di essere ciò che rappresenta.
La “mancanza d’anima”, in questo atteggiamento, è però soltanto apparente, perché l’inconscio non tollera in alcun modo un simile spostamento del centro di gravità.
Osservando criticamente questi casi, scopriamo che la maschera disegnata è compensata interiormente da una “vita privata”.” (C.G. Jung – L’io e l’inconscio – p.99)
“L’uomo non può impunemente sbarazzarsi di se stesso a favore di una personalità artificiale. Il semplice tentarlo, in tutti i casi usuali, scatena inconsce reazioni, fisime, affetti, fobie, idee coatte, debolezze, vizi e cosi via.
L’ “uomo forte” nella vita sociale è spesso, nella vita privata, un bambino di fronte ai propri stati affettivi, la sua disciplina pubblica (che egli esige particolarmente dagli altri), fallisce penosamente in privato. La sua giocondità professionale ha, a casa, un volto malinconico; la sua “incontaminata” morale pubblica ha un curioso aspetto dietro la maschera…” (C.G.Jung – L’io e l’inconscio – p.100)

“Si dice che è egoistico o “malsano” occuparsi di sè, che la propria compagnia è la peggiore, che fa diventar melanconici; ecco gli splendidi certificati che vengono rilasciati alla nostra natura umana! Ma sono un’espressione autentica del mondo occidentale. Chi pensa cosi, evidentemente non immagina con quanto piacere altra gente sta in compagnia di questi sudici vigliacchi.”
(C.G.Jung – L’io e l’inconscio – p.110)
“Solamente la verità di chi siete, se realizzata, vi libererà.”
(Eckhart Tolle – Un nuovo Mondo, Edizioni Oscar Mondadori, p.74)
“In ultima analisi contiamo solo in virtù dell’essenza che incarniamo, se non la realizziamo, la vita è sprecata.” (C.G. Jung)
ARTICOLI sull’INDIVIDUAZIONE:
Cosa significa diventare se stessi? Il processo di individuazione in Psicologia
Biologia e Processo di Individuazione. L’essere umano è un organismo teleologico
“Quanto più vasta è una comunità, e quanto più l’assommarsi dei fattori collettivi,
caratteristico di ogni comunità, viene sostenuto, a danno del fattore individuale, da
pregiudizi conservatori, tanto più l’individuo è annullato moralmente e intellettualmente e
inaridita l’unica fonte di progresso morale e spirituale della società.
In tal modo prosperano solo la società e tutti i caratteri collettivi del singolo.
I caratteri individuali del singolo sono invece condannati a cadere, cioè a essere rimossi.
( … ) E’ evidente che la moralità di una società nel suo complesso è inversamente proporzionale alla sua ampiezza, perché quanto più numerosi sono gli individui radunati, tanto più scompaiono i fattori individuali e quindi anche la moralità, che poggia interamente sul senso morale dell’individuo e sulla libertà a ciò indispensabile.” (C.G.Jung – L’io e l’inconscio – p29,30)
Mi domando se, date queste condizioni, il processo di differenziazione possa davvero avvenire all’interno di una società sempre più grande come la nostra.