Giovanni Stanghellini-Tributo a K.Jaspers, l’importanza del fare sguardo a prescindere dalla teoria.

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Giovanni Stanghellini per il Sole 24 Ore:
(clicca sul testo evidenziato per leggere l’articolo di G.Stanghellini su Il Sole 24 Ore”)

Un tributo a Karl Jaspers per il centenario della fondazione della Psicopatologia!
«Non sono in dubbio il rigore metodologico e l’attenzione ai fatti propri della ragione scientifica. Piuttosto, la domanda è di quale scienza abbia bisogno la psichiatria, e su questo la risposta è chiara: di una scienza della soggettività umana, i cui metodi non possono coincidere con quelli delle scienze naturali. La psicopatologia promuove una forma di attenzione radicale ai fatti della soggettività umana. Insegna a “dare la parola” alla persona sofferente; ad accordare al discorso dell’altro un’attenzione estrema, scevra di teoria, perché ogni visione dell’Uomo fa perdere di vista l’uomo reale che ho di fronte.»
(Giovanni Stanghellini)

PRIMA DELLA TEORIA, è LO SGUARDO dell’Altro per così com’è ad essere importante e rilevante:
«Vorrei ora sottolineare il tratto più caratteristico, e fortemente anticipatore, della psicoterapia junghiana: il coinvolgimento del terapeuta nella relazione analitica. (…) Relativismo epistemologico, maggiore importanza attribuita alla verità individuale rispetto alla verità delle teorie, attenzione al qui e ora dell’esperienza, disponibilità ad accettare tutti i possibili esisti della terapia»

(Augusto Romano, in “Carl Gustav Jung a Eranos 1933-1952” – Antigone Edizioni, p.157-8)

«Esistono soltanto casi individuali (…) al punto che, in sostanza, non si può mai sapere in anticipo quale via prenderà ciascuno di essi; quindi la cosa migliore che possa fare il terapeuta è rinunciare a ogni idea preconcetta.» (C.G.Jung)

«Non ho costruito né un sistema, né una teoria generale, ma formulato soltanto concetti ausiliari che mi servono da strumenti, come avviene per qualunque scienza.»
(C.G.Jung – citato in – Renos K. Papadopoulos – L’espitemologia e la metodologia di Jung – Tratto dal “Manuale di psicologia Junghiana” a cura di Renos K.Papadopoulos, Edizioni Moretti & Vitali, p.42)

«Non abbiamo alcuna teoria…»
(M.L.Von Franz in riferimento alla psicologia analitica – tratto da un intervista)

«Le teorie sono inevitabili, ma come meri sussidi. Se sono elevate a dogmi, dimostrano che è stato represso un dubbio interiore.”
(C.G. Jung (1945), «Medicina e psicoterapia», Opere, vol. 16, Bollati Boringhieri, Torino, p. 98)

«A differenza di diverse altre scuole di psicologia, Jung non si è mai lasciato indurre a “spiegare” l’inconscio con una teoria o una dottrina religiosa: per lui rimase sempre un’entità sconosciuta di profondità e ampiezza sconfinate.»
(Marie Louise Von Franz – Sguardo dal Sogno, Raffaello Cortina Editore p.27)

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Fondatore del Jung Italia. Psicologo Clinico. Originario di Salerno, vivo a Roma. Fin dall'età di 14 anni ho iniziato ad interessarmi alla filosofia occidentale e orientale e all'età di 17 anni scopro Jung. A 21-22 anni iniziano le mie attività di pubblicazioni tramite riviste di psicologia e interventi in qualità di ospite o relatore presso convegni e seminari di psicologia. Nel 2012 conosco in Svizzera uno dei nipoti di Jung, e l'anno successivo mi concede un'intervista speciale in occasione della presentazione del "Libro Rosso" alla biennale di Venezia. Attualmente collaboro e lavoro come psicologo o studioso indipendente con associazioni, riviste scientifiche, scuole di psicoterapia e con diversi autori dell'ambito accademico e non. I miei studi d'approfondimento vertono sugli sviluppi odierni relativi alla psicologia complessa (analitica) e sulle ricerche inerenti il versante "Psiche e Materia".

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