Alcune malattie prendono il nome di FAMIGLIA. Differenziarsi da nodi e cerchie familiari

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Psicologia Famiglia mito

Famiglia e psicologia. Introduzione

(di Emanuele Casale)

Sempre più sono gli individui che permangono nell’ambiente della propria fanciullezza e in seno alla famiglia fino ad età inoltrata.

Alcuni dati statistici attestano che l’Italia è uno tra i paesi sviluppati con il più alto tasso di individui che – spesso seppur autonomi sul piano economico – permangono ancora nella casa familiare e con i genitori oltre i 30 anni, e a volte “per sempre”.

Alcuni – credendosi più cresciuti e scaltri – consapevoli sotto sotto dell’innaturalezza di tale dinamica – trovano invece altri escamotage, tra i quali è molto noto quello dell’uscita da casa ma che si traduce nel cercare spesso alloggi e case molto vicine a quelle dei genitori.

Si rimane così sempre invischiati in quel mood psichico originario, della fanciullezza, dei ricordi, del “è sempre stato”, senza mai superare quelle atmosfere e nodi psichici da sempre nati, protratti e cresciuti all’interno del sistema familiare.

Sia chiara però una cosa: allontanarsi fisicamente dalla famiglia di origine NON equivale a differenziarsene psicologicamente, ma è comunque una condizione che in moltissimi casi è imprescindibile e facilitante la differenziazione.

Famiglia - La sindrome degli antenati Shuctzenberger
La sindrome degli antenati. Psicoterapia transgenerazionale

La famiglia di “origine” – che ci ha cresciuti, generati – finisce così per essere origine e anche ultima meta della vita di un individuo, anziché trampolino di lancio verso l’esterno, il mondo, le infinite possibilità che sono presenti lì appena fuori dalla cerchia familiare.

Si può senza dubbio dire che – molto tristemente – per molti la famiglia d’origine finisce per essere davvero la sola e unica famiglia della loro vita, senza mai costruirne una propria, nuova, senza mai essere dunque generativi. 

E questo termine – generativi – non dobbiamo prenderlo per forza in senso letterale-concreto, cioè nel senso di creare una famiglia con moglie, figli e annessi, ma anche in senso metaforico.

Costruire una propria famiglia non coincide infatti – in linguaggio psicologico soprattutto – a dover costruire necessariamente una famiglia canonica attraverso un matrimonio, dei figli e quant’altro…

Dalla famiglia all'individuo. La differenziazione del sé nel sistema familiare. (Murray Bowen)
Dalla famiglia all’individuo. La differenziazione del sé nel sistema familiare (M.Bowen)

La famiglia che un individuo può costruirsi (e che deve!) è composta anche da amici molto intimi, anime affini, persone che si conoscono da una vita, altre che si sono incontrate durante i vari percorsi di vita e tutte quelle persone care che – in tutti questi infiniti cammini individuali – ci sono rimaste a fianco, e noi siamo rimaste a fianco a loro…

Quante volte molti di noi hanno sentito nel profondo che esistono e si creano “famiglie dell’anima” che vanno al di là del legame di sangue.

Questo lo esprimeva benissimo il poeta Kahlil Gibran, quando scrisse:

Credo vi siano al mondo gruppi di persone e individui che sono affini, indipendentemente dalla razza. Dimorano nello stesso regno della coscienza. È questa la parentela, semplicemente questa.

Il mondo animale è maestro in tale lezione: i cuccioli di felino, ad esempio, vengono allattati, curati e difesi dalla madre, ma soltanto fino al momento in cui la natura li fa diventare in grado di procurarsi cibo da sè, difendersi da sè, cacciare da sè o in branco, ecc.

Come Liberarsi dalle ripetizioni familiari negativi. I segreti della psicogenealogia
Come liberarsi dalle ripetizioni familiari negative

È questa una legge del mondo animale – a cui per natura apparteniamo anche noi specie umana – che abbiamo del tutto stravolto, deviandola fino a estreme conseguenze.

Le conseguenze di una tale lontananza da un aspetto così innato e spontaneo nella nostra natura, sono gli innumerevoli disturbi psichici, malattie mentali quali la schizofrenia, provenienti spesso da tessuti familiari malsani, oppure – se non malsani – tessuti accuditivi – o fatti di troppi nodi – protratti fino ad oltranza.

Qui di seguito sono stati inseriti estratti molto pregnanti ed esemplari riguardo questa tematica, passando da Jung, Carotenuto a Rilke. Alla fine del post troverete una raccolta ben scelta di libri sull’argomento.

Ed ora, come sempre, lascio spazio e la parola ai giganti…

Buona lettura!

PS: a fine articolo un piccolo contributo su “Jung e la famiglia”. Sapevate che fu Jung il primo e reale padre della psicologia familiare?

Metagenaologia Jodorowsky cit


Psicologia della famiglia d’origine

«Non v’è nulla che abbia un influsso psichico più forte sull’ambiente circostante, e in special modo sui figli, che la vita non vissuta dei genitori.» (C.G. Jung, 1929, p.6)

«Non è possibile vivere troppo a lungo nell’ambiente della propria fanciullezza o in seno alla famiglia senza che ciò costituisca un certo pericolo per la salute dello spirito.

La vita chiama l’uomo fuori, verso l’indipendenza, e colui che per indolenza o timidezza infantili non obbedisce a questo appello è minacciato di nevrosi. Una volta scoppiata, la nevrosi 🔎 diverrà progressivamente una ragione sempre più valida per fuggire la lotta con la vita e per rimanere impigliati per sempre nell’atmosfera moralmente velenosa dell’infanzia.»
(C.G. Jung – Simboli della Trasformazione, Edizioni Bollati Boringhieri, p.299)

«…i genitori proiettano sul proprio figlio l’ombra che non possono riconoscere nella propria vita. […] Il figlio è stato costretto dai genitori a caricarsi di tutti quegli aspetti d’ombra della esistenza che essi non sono stati capaci di integrare.»
(Amare Tradire: Quasi un apologia del tradimento, di Aldo Carotenuto, Edizioni Bompiani, p.35)

Metagenealogia. La famiglia, un tesoro e un fardello. (Alejandro Jodorowsky)
Metagenealogia. La famiglia, un tesoro e un tranello (Jodorowsky)

Scrive Carotenuto in Amare Tradire (p.39)

«Tutta la libido costretta nei vincoli familiari dev’essere ritirata da quella cerchia angusta per essere trasferita in una più ampia, giacchè per il benessere psichico dell’individuo è necessario che egli divenga da adulto il centro di un nuovo sistema, dopo essere stato nell’infanzia una semplice particella gravitante attorno all’antico centro.

(…) la libido non utilizzata finirà inevitabilmente con il restare impigliata nel rapporto endogamo inconscio con i genitori, privando l’individuo di elementi essenziali della sua libertà.

Ricordiamo quanto Cristo insistesse nella sua predicazione sulla necessità di un distacco radicale dell’uomo dalla sua famiglia (…), non si proponeva che uno scopo: liberare l’uomo dal suo attaccamento alla famiglia, che non è affatto imposto da una pretesa intelligenza superiore, ma che è da imputare semplicemente a un’estrema mollezza e alla mancanza dell’energia necessaria per dominare i propri sentimenti infantili.

L’uomo, infatti, che lascia straripare la sua libido fissata all’ambiente dell’infanzia e non la libera per incanalarla verso mete più alte, cadrà in potere di una coazione inconscia.

Terapia intergenerazionale. Un modello di lavoro con la famiglia d'origine (James L. Framo)
Terapia intergenerazionale. Un modello di lavoro con la famiglia d’origine

Dovunque egli sia, l’inconscio tornerà sempre a creargli l’ambiente infantile mercé la proiezione dei suoi complessi, ristabilendo così di continuo, e contro i suoi interessi vitali, la stessa dipendenza e la stessa carenza di libertà che in passato caratterizzavano il suo rapporto con i genitori. Il suo destino non è più nelle sue mani. (…)

La libido, che rimane così fissata nella sua forma più primitiva, trattiene l’uomo a un livello corrispondentemente basso, a un livello cioè nel quale egli, lungi dall’avere il dominio sugli affetti, ne è al contrario alla mercè.»
(C.G.Jung – Simboli della Trasformazione, Edizioni Bollati Boringhieri, p.403)

«Quante volte si vedono figli non più giovani che vivono ancora con la madre (non mi riferisco, ovviamente, ai giovanissimi) e per i quali non è neppure sorto il conflitto che la spinta alla propria individuazione dovrebbe rendere a un certo punto esplosivo, inarrestabile.

Molti giovani vivono in un limbo di possibilità, come barche splendide che si consumano nella darsena. L’universo si riduce al “cantiere” familiare, al “noto” delle piccole rassicurazioni e ricompense, dei piccoli e grandi delitti psicologici, eredità dei nonni e degli avi, pronti a tramandarsi nelle generazioni future.

Si resta incagliati nella “secca” dei codici esistenziali e comunicativi della famiglia d’origine, invasi dai suoi pregiudizi e completamente inconsapevoli dell’oceano immenso e nuovo, adiacente, attorno a sé.

Avere in proprio potere la dimensione psichica dei figli permette al genitore di garantirsi un’importanza, un ruolo preciso: il che è possibile solo se il figlio rimane ‘quel’ figlio che ad essi serve per sopravvivere psicologicamente senza troppi conflitti.

La familia del Saltimbanqui

Quanti di noi sono ancora figli nel senso indicato, legati mani e piedi a un invisibile incesto psicologico?

Mi tornano alla mente le ultime pagine di quel capolavoro di Rainer Maria Rilke che sono i suoi ‘Quaderni di Malte’. Qui il poeta elabora una sua versione della parabola del figliol prodigo e scrive (Rilke 1910, p.263):

“Nella parabola del figliol prodigo, io mi ostino a ravvisare la leggenda di colui che non voleva essere amato. E si durerebbe fatica a dissuadermene.”

Non è semplice entrare pienamente in questo scritto di Rilke perché esso contiene, in un linguaggio poetico, un significato psicologico assolutamente rivoluzionario.

Il figliol prodigo è per Rilke colui che è costretto a lasciare la casa paterna perché si rende conto che  quello che lì viene amato, chiamato col suo nome, atteso per la cena, festeggiato per il suo compleanno ‘non è egli stesso’.

Il figliol prodigo rifiuta quell’amore che non è ‘per lui’, quei doni  che non sono ‘per lui’, e in questo senso è la parabola di “colui che non volle essere amato”. […] Rilke narra poi con splendida arte, le peripezie di questo giovane alla ricerca di se stesso, il contatto con la natura, l’attesa dell’amore di Dio e, infine, il ritorno a casa.

Il tornare a casa del figliol prodigo non viene presentato da Rilke come un atto di rinuncia alla sua ricerca, ma come un superamento del tradimento.

Tradimento psicologia
Amare tradire. Quasi un’apologia del tradimento (A.Carotenuto)

Come se egli capisse che la casa paterna in cui si viene disconfermati per ciò che si è più intimamente è una manifestazione della vita stessa, del tradimento della vita (Rilke 1910, p271):

“Forse, allora, restò. Perché gli avvenne di accorgersi via via sempre di più, come quell’amore, di cui gli altri si mostravano tanto vanitosi stimolandovisi a gara, non riguardasse la sua persona solamente. Avrebbe quasi sorriso di pietà, vedendoli arrabattarsi, per nulla, così. Appariva chiaro che non pensavano al Reduce. Che cosa sapevano, infatti, di lui? Amarlo, era divenuto, adesso, terribilmente difficile. Egli sentiva che Uno solo sarebbe stato tanto da farlo. Ma – quell’Uno – ancora , non voleva.”

Rilke ha colto il tradimento del figlio, la tragedia di non essere amato, di essere frainteso dall’”amore” dei genitori. E ha colto anche la risposta più umana e più saggia che si possa dare a questo equivoco terribile: andare via e tornare, cioè, in termini psicologici differenziarsi dagli aspetti malsani di quell’amore e poi perdonare, provare pietà per questi genitori che si “arrabattano, per nulla, così”. Questo vuol dire che il genitore capace di amarlo è diventato una figura interna, divina, quell’ “Uno” di cui parla Rilke, la cui disponibilità a venir fuori è lenta, lentissima, un vero mistero.»

Psicogenealogia e costellazioni familiari (Maura Saita Ravizza)
Psicogenealogia e costellazioni familiari

«Il giovane che si libera dalla costrizione del cerchio familiare e sceglie la propria autonomia si troverà a fronteggiare difficoltà, dolori, ansie e l’immagine persecutoria del figlio fantasticato dai genitori. E’ così che la lotta ‘per’ qualcosa diventa lotta ‘contro’ qualcosa. La posizione di Gesù, dal “tradito” per eccellenza della nostra storia, appare del resto decisa nei confronti delle collusioni proprie del cerchio familiare. Quello di Gesù si configura inequivocabilmente come messaggio di divisione e conflitto, messaggio dunque che, a suo modo, investe l’area potenziale del tradimento (Matteo 10.34-35):

“Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera…”»

[…] Come afferma infatti Hanna Wolff (1975) in riferimento al passo del Vangelo di Matteo sopra riportato:

Per quanto possa suonare presuntuoso, solo la psicologia del profondo può capirlo fino in fondo. In effetti Gesù ‘scioglie da’, ‘divide dal’ collettivo della famiglia. Egli dissolve la ingenua ‘participation mystique’, affinchè possano venire alla luce individui singoli, indipendenti e responsabili.”»

(Amare Tradire: Quasi un apologia del tradimento, di Aldo Carotenuto, Edizioni Bompiani, p.78)

«….Ciò fanno migliaia di genitori cosiddetti perbene e istruiti, i quali per di più recitano anche la commedia obbligatoria dell’educazione…..
Padri che soffocano di critiche tutti i moti affettivi autonomi dei loro figli, che viziano con mal dissimulato erotismo e con la tirannide dei sentimenti le loro figlie, tengono i loro figli sotto tutela, li spingono a lavorare e infine li sposano “adeguatamente”, e le madri che guastano i loro bambini fin dalla culla con malsane tenerezze, che più tardi ne fanno fantocci di loro assoluta proprietà e che infine, con la loro gelosia, ne sconvolgono la vita amorosa….

Essi non sanno quello che fanno, e, poiché sottostanno alla coazione, non sanno che la trasmettono ai figli e con ciò li rendono schiavi e dei genitori e dell’inconscio in generale.

I figli porteranno su di sé per molto tempo questa maledizione trasmessa dai genitori, anche quando questi saranno morti da tempo.
“Non sanno quello che fanno.” L’inconsapevolezza è il peccatum originale.»

(C.G. Jung – Da “L’importanza del padre nel destino dell’individuo”)

Le perdite e le risorse della famiglia (M. Andolfi e A. D'Elia)
Le perdite e le risorse della famiglia

Speciale: i sistemi familiari furono studiati per primo da Jung

Famiglia di Jung, i figli e sua moglie Emma
Famiglia di Carl Gustav Jung, i suoi figli e sua moglie Emma al centro.

Non tutti sanno che Jung fu il precursore e originario Padre della Terapia Familiare moderna e dell’ampio discorso circa le “costellazioni familiari”.

Divenne infatti famoso in ambito psichiatrico grazie ai suoi test d’associazione in ambito sperimentale e clinico con cui delineò i cosiddetti “complessi a tonalità affettiva”, arrivando da questi anche ai “complessi familiari”.

I suoi studi al riguardo sono pubblicati nel Volume n.2 delle Opere, dove è presente il suo saggio intitolato “La costellazione familiare”

E nei suoi seminari di Basilea, usciti recentemente, ne fa una descrizione esemplare dell’argomento.

Introduzione alla psicologia analitica. Le conferenze di Basilea (1934)
Conferenze di Basilea 1935. Introduzione alla psicologia analitica (Jung)

Scrive nella sua autobiografia:

«Mentre lavoravo al mio albero genealogico, ho capito la strana comunità di destino che mi collega ai miei avi. Ho fortemente il sentimento di essere sotto l’influenza di cose o di problemi che furono lasciati incompiuti o senza risposta dai miei genitori, dai miei nonni e dai miei antenati. Mi sembra che spesso ci sia in una famiglia un karma impersonale che si trasmette dai genitori ai figli. Ho sempre pensato che anche io dovevo rispondere a delle domande che il destino aveva già posto ai miei antenati e alle quali non si era riuscito a trovare nessuna risposta, o anche che dovevo risolvere o semplicemente continuare ad occuparmi di problemi che le epoche anteriori lasciarono in sospeso. La psicoterapia non ha ancora tenuto abbastanza conto di questa circostanza.»
(C.G.Jung – Ricordi, Sogni, Riflessioni – Autobiografia)

‎”Mi è sempre sembrato di dover rispondere a problemi che il destino aveva posto ai miei antenati, e che non avevano ancora avuto risposta; o di dover portare a compimento, o anche soltanto continuare, cose che le età precedenti avevano lasciate incompiute.”
(C.G.Jung – ibidem)

famiglia psicologia Jung vela figli
Jung con parte della sua famiglia in procinto di un’escursione in vela

Alcuni dati statistici su sintomi e famiglia

Alcuni dati statistici relativi a questo tema, ovvero della difficoltà di differenziarsi e “svincolarsi” dalla propria famiglia d’origine, sono molto esemplari per il nostro paese.

Mi sono imbattuto in questi dati relativi appunto al nostro paese leggendo un manuale accademico intitolato Dal sintomo alla persona, di Luigi Solano, dove si riportano alcuni dati statistici circa una collaborazione durata alcuni anni tra psicologi e medici di base presso l’ospedale Fatebenefratelli di Roma.

Dal sintomo alla persona. Medico e psicologi insieme per l'assistenza di base (Luigi Solano)
Dal sintomo alla persona. Medico e psicologo insieme per l’assistenza di base

Questi dati riportano la tipologia di problematiche con cui lo psicologo – lavorando a fianco al medico di base – si è dovuto maggiormente confrontare nel corso del suo lavoro…

Sono state rilevate 5 tipologie di problematiche:

  • famiglia
  • malattia/lutto
  • lavoro/studio
  • maternità
  • immigrazione/emigrazione

Indovinate, in percentuale, qual è stata la tematica problematica riportata dalla maggioranza dei pazienti? La difficoltà relativa allo svincolo tra genitori e figli!

Una lettura archetipica di tali dati e fenomenologia dovrebbe esser d’obbligo e di primaria importanza, soprattutto nel nostro paese.

Ma ovviamente lo psicologo medio, sprovvisto di quelli che sono i fondamenti principali della propria stessa disciplina, ovvero quelli specifici della psicologia complessa (amplificazione; lettura comparata dei fenomeni psichici)riescono a fare solo delle letture causalistiche avulse da qualsiasi riferimento teorico alla psicologia complessa, cosa che è invece necessaria.

FINE.


📝 Sullo stesso tema ti consiglio di leggere il bellissimo articolo dello psicoterapeuta junghiano Eliseo Ghisu, pubblicato per il Jung Italia:

Famiglia e individuo: la differenziazione del sé ed il processo di individuazione (Bowen e Jung)


ALTRI LIBRI CONSIGLIATI SUL TEMA FAMIGLIA:
Psicogenealogia. Guarire le ferite familiari e ritrovare se stessi (A.Schutzenberger)
Psicogenealogia. Guarire le ferite familiari e ritrovare se stessi (Schutzenberger)
Alla ricerca delle in-formazioni perdute. L'inespresso transgenerazionale come vincolo alla crescita (a cura di Filippo Pergola)
Alla ricerca delle in-formazioni perdute. L’inespresso transgenerazionale come vincolo alla crescita (F.Pergola)
Famiglie e terapia della famiglia (Salvador Minuchin)
Famiglie e terapia delal famiglia
Costellazione familiare. Dalla posizione di nascita, la personalità e i comportamenti sociali nell'individuo (Walter Toman)
Costellazione familiare
Il grande manuale delle costellazioni familiari
Il grande manuale delle costellazioni familiari

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Fondatore del Jung Italia. Psicologo Clinico. Originario di Salerno, vivo a Roma. Fin dall'età di 14 anni ho iniziato ad interessarmi alla filosofia occidentale e orientale e all'età di 17 anni scopro Jung. A 21-22 anni iniziano le mie attività di pubblicazioni tramite riviste di psicologia e interventi in qualità di ospite o relatore presso convegni e seminari di psicologia. Nel 2012 conosco in Svizzera uno dei nipoti di Jung, e l'anno successivo mi concede un'intervista speciale in occasione della presentazione del "Libro Rosso" alla biennale di Venezia. Attualmente collaboro e lavoro come psicologo o studioso indipendente con associazioni, riviste scientifiche, scuole di psicoterapia e con diversi autori dell'ambito accademico e non. I miei studi d'approfondimento vertono sugli sviluppi odierni relativi alla psicologia complessa (analitica) e sulle ricerche inerenti il versante "Psiche e Materia".

20 Commenti

  1. Bellissimo questo articolo. In prima persona ho vissuto le conseguenze illustrate e per fortuna sono riuscita ad andare oltre. Questi commenti sono aiuti meravigliosi per chi si trova in tali situazioni, grazie quindi e tanta gratitudine per questo contributo alla libertà.
    Vorrei chiedere dove trovare il libro citato “C.G.Jung – Simboli della Trasformazione, Edizioni Bollati Boringhieri” perchè vorrei comprarlo. Grazie

  2. ….Vorrei aggiungere che comunque una tale esperienza se non si risolve nella vita presente significa che è una scelta del’anima di vivere una tale situazione, mi rifiuto all’idea che la persona è sfortunata e quindi non riesce ad andare oltre…

  3. bello, rivelatore, di facile comprensione. inutile rifiutarsi di capire ed accettare scomode verità. non è mai troppo tardi…

  4. le scomode verita’ vanno di pari passo con il senso di colpa a volte,ma son o contenta di aver letto di questo proprio oggi….

  5. “I’intimita perduta , oltre la sessualità alla ricerca dell eros “, di maria Paola Simeone , ginecologa sessuologa sarebbe da citare in questo elenco perché parla chiaramente al lettore dell individuazione e del percorso dell intimità nella famiglia, nella coppia e nell’ambiente .

    • Maria Paola, la ringrazio della segnalazione e sarà fatto. Se è disponibile il testo suddetto sullo store di Amazon mi invii direttamente il link in email digitando in alto a tutto del blog “Contattami”. Grazie per l’attenzione, saluti!

  6. Sono totalmente concorde, ma secondo me il discorso andrebbe articolato meglio tenendo conto delle differenze dei due sessi.
    Mentre per la donna “l’uscire dalla famiglia” è di secondaria importanza (sempre che abbia completato la sua evoluzione e non sussistano nevrosi all’interno della famiglia, beninteso) per l’uomo è prioritario (come nel regno animale) in quanto le sue peculiari caratteristiche necessitano di spazi più ampi e di indipendenza totale per esprimersi appieno.
    Per la donna – da sempre – la vicinanza della famiglia ha significato appoggio e sostegno per il parto e consigli per la prole, per l’uomo significa invadenza e conflittualità con gli altri maschi di casa.

  7. Sono una madre single, mio figlio di 32 anni vive ancora con me in quanto disoccupato, ho grossi conflitti a causa di questo, credo però che vada ben oltre, la mia è la sua individualità sono bloccate dalla interdipendenza e difficoltà ad essere autonomi l uno dall’ altro, non riesco a trovare via di uscita nonostante io continui a incoraggiarlo ad uscire da questo stallo.Questo articolo mi ha fatto pensare tanto..

  8. Io ho invece lasciato la mia famiglia troppo presto perché avevo problemi. Anche mia ex moglie ha fatto lo stesso. Poi però la cosa non ha funzionato e dopo anni di matrimonio sono ritornato in famiglia (e per fortuna perché quanti padri vanno a dormire sotto i ponti!) Allora come la mettiamo?

  9. Trovato interessantissimo tutto esposto- durante la tettura ho provato un senso profondo di apprifondimento- come se si fossero aperti gli occhi ed ho visto ciò che prima era nell’ombra- penso di procurarmi alcuni di questi libri per approfondire tale argomento – grazie mille di vero cuore-

  10. Avevo 15 anni , gia da piu’ di un anno lavoravo come tornitore meccanico con regolare libretto di lavoro , un giorno andai a spasso invece di andare al lavoro , quella sera mio padre scese le scale con un randello e mi colpi’ alla testa , quando mi ripresi fugii di casa , da allora diventai un vagabondo senza un tetto , e tutto questo per aver voluto un grande bene alla mia povera mamma a cui davo tutto il guadagno senza nemmeno aprire la busta paga , ed aver scelto di iniziare ad aiutare la famiglia fin dagli anni 14 . La mia povera mamma ora e’ morta e non ha mai saputo questa verita’ (non le ho mai detto nulla di quanto successo )Lei ha continuato a volermi bene anche quando poteva sospttare che io fossi un vagabondo per scelta , ho provato a lavorare come lavapiatti , ma poi dovetti gettare la spugna perche’ alla fine delle giornate di lavoro non avevo una casa

  11. Bell’articolo. Da psicologa lo trovo estremamente interessante per gli “addetti ai lavori”, per altri invece, per cui l’articolo potrebbe rivelarsi molto utile, lo trovo un po’ troppo complesso (scusate per il gioco di parole) sia nel lessico, sia per come vengono trattati i contenuti: ad esempio nel titolo e alla fine dell’introduzione si parla di “nodi” ma il concetto di nodo non viene mai chiarito in maniera esplicita.
    Lascio anche un feedback sul sito, che trovo una fonte inesauribile di ispirazione, riflessione e conoscenza: a partire dall’approccio della psicologia complessa che integra diverse scuole di pensiero, (passando anche per le filosofie orientali), fino ad arrivare alla raccolta di contenuti e approfondimenti.
    Davvero una gran bella opera, complimenti!

  12. Differenziarmi da ciò che ho sempre creduto e da ciò che credono gli altri io sia, e che mi aspetto o si aspettano da me: il mio Scopo è la Sintesi del Sè tramite il Processo di Individuazione in tutte le mie svariate esistenze. I Nodi spazio-temporali ti ritornano tali e quali, altrimenti si ripetono all’infinito finchè non ci metti mano per necessità, Jung per primo ne ha fatto ampia esperienza personale, sarà interessante approfondirne le dinamiche, i risvolti e le relative problematiche, o come alternativa esistenziale vi sono i selfie, i tatuaggi e l’uso di stupefacenti. Grazie di tutto!

  13. Leggendo l’articolo mi rendo conto di essere ancora nel retaggio madre-figlio…nonostante io sia lontano e abbia già una famiglia tutta mia…per coazione ho riversato tutto su mia moglie creando non pochi problemi alla coppia.per fortuna il mio inconscio sta lavorando nella direzione giusta…posso testimoniare che abbandonare i vecchi schemi è doloroso …ma è l’unico modo per uscire dalla frustrazione e dalla rabbia.le sensazioni sono di vita e gioia…quindi è una fortuna svoltare…

  14. Bellissimo e confortante, questo articolo..
    Confortante per me, ho avuto la conferma di quanto ho sempre pensato di mio marito e della sua famiglia d’ origine, che è rimasta la sua unica famiglia. Per me , che ho avuto la fortuna di una madre che mi ha aperto al mondo e con già di mio un carattere portato all’indipendenza , è stato importante capire che le mie non erano supposizioni,ma reali condizioni in certe famiglie chiuse su stesse,come un cerchio da non oltrepassare…

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