Empiria e Fenomenologia in C.G.Jung e nella Psicologia Analitica.

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1932

empirismo

« ‘Empirie’ è il termine utilizzato da Jung per sottolineare come il proprio metodo fosse fenomenologico e non derivante da un sistema filosofico prestabilito. La priorità attribuita (…) al ‘fenomeno’ così come viene sperimentato, è una caratteristica distintiva…»
(Carl Gustav Jung a Eranos 1933-1952 – Antigone Edizioni, p.21)

«Scrive Jung: “Una indagine obiettiva della psiche è impossibile se non ci si sforza di mettere rigorosamente in atto il principio fenomenologico.” Ed è sullo sfondo di questa contrapposizione che si può intendere la celebre affermazione junghiana: “La psicologia deve abolirsi come scienza e, proprio abolendosi come scienza, raggiunge il suo scopo scientifico.”»
(Augusto Romano, in “Carl Gustav Jung a Eranos 1933-1952” – Antigone Edizioni, p.155)

“Jung era molto orgoglioso di citare un commento sul suo approccio empirico fatto (il 9 Febbraio 1952) sul British Medical Journal: «da fonte direi non sospetta…”Prima i fatti e poi la teoria: questa è la nota dominante sul pensiero di Jung. Egli è, tutto sommato, un empirista”». (Opere 18, p. 462)”
(Renos K. Papadopoulos – L’espitemologia e la metodologia di Jung – Tratto dal “Manuale di psicologia Junghiana” a cura di Renos K.Papadopoulos, Edizioni Moretti & Vitali, p.90)

«Benchè mi abbiano spesso chiamato filosofo, io sono un empirista e mi attengo al punto di vista fenomenologico. E’ mia opinione che riflettere su valori che vadano oltre quelli di una semplice raccolta e classificazione di esperienze non significhi affatto urtare contro i principi dell’empirismo scientifico. In realtà credo che un’esperienza senza medicata riflessione sia assolutamente impossibile, poiché l’ “esperienza” è un processo di assimilazione senza il quale non può esistere intendimento. Partendo da questa constatazione, io mi accosto ai fatti psicologici da un punto di vista scientifico, non filosofico. In quanto la religione ha un aspetto psicologico importantissimo, io tratto l’argomento da un punto di vista strettamente empirico, cioè mi limito a osservare dei fenomeni, e mi astengo da qualsiasi specie di considerazioni, ma non posso pretendere d’avere uan competenza tale da permettermi di rifarmi a tali punti di vista senza cadere in errori.»
(C.G.Jung, Opere 11, p.15)

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Fondatore del Jung Italia. Psicologo Clinico. Originario di Salerno, vivo a Roma. Fin dall'età di 14 anni ho iniziato ad interessarmi alla filosofia occidentale e orientale e all'età di 17 anni scopro Jung. A 21-22 anni iniziano le mie attività di pubblicazioni tramite riviste di psicologia e interventi in qualità di ospite o relatore presso convegni e seminari di psicologia. Nel 2012 conosco in Svizzera uno dei nipoti di Jung, e l'anno successivo mi concede un'intervista speciale in occasione della presentazione del "Libro Rosso" alla biennale di Venezia. Attualmente collaboro e lavoro come psicologo o studioso indipendente con associazioni, riviste scientifiche, scuole di psicoterapia e con diversi autori dell'ambito accademico e non. I miei studi d'approfondimento vertono sugli sviluppi odierni relativi alla psicologia complessa (analitica) e sulle ricerche inerenti il versante "Psiche e Materia".

1 commento

  1. Approccio deduttivo o induttivo? applicare una teoria o derivare i pattern dall’esperienza.

    Al crescere dei dati osservabili è possibile ricooscere pattern, tuttavia tutti gil approcci sono viziati dall’algoritmo applicato per quanto adattivo ed euristico.

    Siamo in un circolo vizioso, a meno di non cambiare sistema logico di riferimento.

    Se abbandoniamo cioè l’approccio dicotomico e ci spostiamo in quello paradossale, con un paio di passaggi arriviamo ad un ottimo metodo di buon senso.

    Una buona alternanza di induzione e deduzione fino a che la verità emerge.

    La Verità è una cosa strana… l’unica cosa che si sa è che quando appare la si riconosce… l’uomo la riconosce, le macchine fanno un po’ più fatica, ma inaspettatamente ci arrivano pure loro…

    Anni di scienza e matematica per una conclusione di fede… è il caso di riderci sopra…

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