Sogni e transfert – sogni transferali
jung nel 1934 commentando a James Kirsch una serie di sogni transferali espliciti di una paziente dello stesso Kirsch:
«Relativamente alla tua paziente, è alquanto corretto che i suoi sogni siano occasionati da te…
Nel senso più profondo, tutti noi non sogniamo fuori da noi, ma fuori da ciò che sta fra noi e l’altro.»
Quello stesso anno, discutendo i “sogni telepatici” con Charles Baudouin, Jung riassunse i suoi pensieri in merito, secondo Baudouin:
“mettendoli in atto come segue: con brevi gesti fermi egli mi toccò prima la fronte, poi toccò la sua, e poi disegnò un grande cerchio con la mano nello spazio fra noi; i tre movimenti sottolinearono le tre clausole di questa affermazione; “In breve, uno non sogna qui, e un altro non sogna qui, uno sogna là”.
E “là” la mano continuò a voltare, come la fionda su menzionata e l’idea, come il messaggero, fu lanciata. (McGuire e Hull 1977)»
(tratto Joseph Cambray – Sincronicità come emergenza. In “Psicologia Analitica. Prospettive contemporanee di analisi junghiana.” – A cura di Joseph Cambray e Linda Carter, p.257)

«Per quanto concerne la paziente, è assolutamente giusto che i sogni [della paziente] sono indotti da lei [Kirsch]. Lo spirito femminile è la terra che attende con ansia il seme.
È questo il senso del transfert. Il più inconscio riceve sempre la fecondazione spirituale dal più conscio. Perciò il guru in India. È una verità antichissima. Non appena certi pazienti entrano in trattamento con me, cambia il tipo di sogni.
Noi tutti sogniamo, nel senso più profondo, non a partire da noi, bensì da quello che c’è fra noi e l’altro.»
(Jung in una lettera allo psicologo suo allievo James Kirsch, 29 Settembre 1934 – in “Lettere”, vol. I, p. 208)
FINE.


