(di Emanuele Casale)
Scriveva Emerson che “una stupida coerenza è l’ossessione di piccole menti”.
Ovviamente ciò non esclude che un certo livello di coerenza tra valori interni ed atteggiamenti e comportamenti esterni, è indice sicuramente di una buona salute mentale, di un carattere integro.
Ciò che rovina e fa diventare patologico qualsiasi cosa è sempre, ricordiamolo, la sua morbosità, la sua unilateralità, il suo troppo, il suo essere de-contestualizzato.
Ma quando prende piede nella nostra vita – da parte nostra o dalle pretese altrui – la sempre più moralistica richiesta (o meglio “pretesa infantile“) di volerci a tutti costi individui “coerenti”, non “contraddittori”, allora è bene ricordarsi che una spasmodica coerenza, un voler essere coerenti in maniera troppo ricercata – e quindi non spontanea – è qualcosa di innaturale all’essere umano, all’individuo chiamato uomo.

Una troppo ricercata “coerenza” è lontana dalla natura dell’anima umana, che è invece piena di contraddizioni, multisfaccettata, poliedrica, contenente l’alto e il basso, l’eccelso e l’abietto, il nero e il bianco, il volere una cosa e poi volere il suo opposto subito dopo (o allo stesso tempo!).
E soprattutto chi eravamo ieri non è la stessa persona di chi è oggi, e pretendere di essere coerenti con un fantasma di se stessi (di quello che eravamo ieri) non è una buona strada verso l’integrità, verso la felicità.
C’è un libro molto ben fatto che parla proprio di questo, intitolato “Il coraggio di cambiare vita. La coerenza non fa la felicità”, scritto dallo psicologo Umberto Longoni.

Come afferma Longoni nel suo libro:
Eppure qualcuno dichiara con orgoglio: “Io non cambio mai idea, sono sempre coerente!”.
Chi lo afferma non sa che proprio l’eccessiva coerenza può diventare un punto debole e un freno perché raramente porta alla felicità.
Ma cosa c’è dietro questa sempre più crescente pretesa infantile e tirannica di volere che l’altro sia una persona coerente?
Io ci leggo personalmente un infantile – e quindi mai superato – bisogno di sicurezza, di prevedibilità, associata ad un’incapacità psicologica a poter contenere e mantenere allo stesso tempo aspetti contraddittori dell’altro (e quindi in primis di se stessi), cosa che è invece naturale e assolutamente indispensabile affinché una personalità si sviluppi.
Ma ora passiamo la parola ai grandi…
Di seguito alcuni stralci letterari di Walt Whitman e Ralph Waldo Emerson, che descrivono meravigliosamente, come urlando l’animo umano, urlando a gran voce, possa vivere e manifestarsi in tutta la sua benedetta incoerenza!
BUONA LETTURA!
(di Emanuele Casale)

«Mi contraddico? Certo che mi contraddico!
Sono grande, contengo moltitudini…»
(Walt Whitman – Foglie d’erba)
Estratto preso dal bellissimo – e consigliatissimo – libro La fiducia in se stessi, di Emerson
L’altro timore che ci allontana dalla fiducia in noi stessi è la nostra coerenza:
ci trattiene il rispetto per le azioni fatte e le parole dette, dato che gli occhi altrui non hanno altri elementi per calcolare la nostra orbita se non le nostre passate azioni, e noi siamo riluttanti a deluderli.
Ma perché continuare a tenere la testa dietro le spalle?
Perché trascinarti dietro il cadavere della memoria, per paura di contraddire quel che hai detto e fatto in questo o quel luogo pubblico?

Supponiamo che ti contraddica; e con questo?
A me sembra buona norma di saggezza quella di non contare esclusivamente sulla sola memoria e di farne poco, anzi, anche in atti di pura memoria; e allora trascina in giudizio quel passato in un presente dai mille occhi, vivi in un giorno sempre nuovo!
[…] Una stupida coerenza è l’ossessione di piccole menti, adorata da piccoli uomini politici e filosofi e teologi.
Ma una grande anima non ha niente a che fare con la coerenza.
Tanto varrebbe che si occupasse della sua ombra sul muri.

Dì ciò che pensi oggi con parole dure e dì domani ciò che il domani penserà con parole altrettanto dure, per quanto possa essere in contraddizione con qualunque cosa tu abbia detto oggi.
“Ma così sarai sicuramente frainteso!”.
Ma è proprio un così grande male, dunque, essere fraintesi?
Pitagora fu frainteso e Socrate, Gesù, Copernico, Galileo e Newton furono fraintesi, e così fu di ogni più puro e saggio spirito che abbia preso carne.
Essere grandi è essere fraintesi.»
(Emerson – La fiducia in se stessi – Edizioni Piano B La mala parte, p.32)
FINE.

La coerenza nel tempo di quello che si pensa e si dice è una cosa, la coerenza fra quello che si dice e quello che si fa è un’altra. Nella prima cambiare idea, pensiero è ammesso e, talvolta auspicabile, nella seconda è deprecabile.
Bene, Chiara. Posizione ineccepibile.
Non penso ci sia bisogno di letterati o psicologi e neanche di filosofi per prendere coscienza di cosa sia l’essere umano e del fatto che diamo un valore soggettivo ad ogni cosa compresi noi stessi e le nostre emozioni. Coerenza è una parola a cui noi diamo un significato e che ci serve per descrivere a grandi linea un nostro stato mentale, già a livello logico è impossibile che esista una coerenza totale e assoluta, non siamo esseri assoluti e tutto ciò che parte da noi non lo può essere. La cosa che conta non è capire che non si può essere coerenti al 100% ma che non possiamo esserlo per dei motivi ben precisi e questo vale per ogni cosa che voglia dimostrare o cercare di far chiarezza su ciò che siamo noi esseri umani.
Spero di essere stato chiaro il più possibile, non è una critica è solo il mio punto di vista.
Credo che ci sia un po’ di confusione riguardo al termine coerenza che in questo contesto viene indicata come sinonimo di rimanere fermi su una posizione e quindi di rigidita’ ed inflessibilita’
Nel campo biologico invece la coerenza psicofisiologica che e’ lo stato di piena salute e’ un indice di alta flessibilita’ del sistema basato sul primcipio che piu’ si e’ in grado di adattarsi ai cambiamenti interni ed esterni e piu’ si e’ in salute: questo vuol dire anche avere un comportamento che oggi potrebbe essere comoletamente diverso da quello di un anno fa ma non per questo incoerente con il mio essere sempre alla ricerca di un nuovo equilibrio . In medicina rigidita’ di un sistema vuol dire malattia e flessibilita’ salute
È l’incoerenza sistematica che andrebbe condannata, l’incoerenza che presenta elementi di coerenza ( rigidità e ripetizione). L’incoerenza non può fare a meno di una certa empatia, altrimenti è maleducazione e basta. È pur vero che bisogna accettare il fatto che in virtù del libero arbitrio siamo soggetti ai capricci di chiunque, noi compresi
Accidenti, avevo bisogno di leggere una riflessione del genere, in questo momento della mia vita. Grazie.
Mi piace molto la RISPOSTA DI CHIARA.
Io penso che ciascuno ha in sè una SCALA DI VALORI FONDAMENTALI ai quali deve, o dovrebbe, essere coerente.Questi valori in genere scaturiscono dalla società in cui l’individuo vive. però, se la società cambia e si evolve, magari troppo velocemente, sì da scambiare i desideri individuali per diritti individuali ( e i diritti, si sa, vanno rispettati), allora bisogna riflettere se sia meglio continuare a seguire i valori precedenti o cambiare idea.
Il che fa venire in mente, il rendersi inaccessibili, di Castaneda: … con i loro pensieri ti inchiodano. Quando sei ipercoerente, sei prevedibile e quindi facilmente agganciabile dai Pendoli (Transurfing).
Dio, Amore, Via, Libertà; quattro termini intercambiabili (Dialoghi con Dio). Spiriti liberi quindi dobbiamo essere, come per Divino Lignaggio già siamo.
credo che come si puo accettare l incoerenza come dato di realtà allo stesso modo si puo accettare la possibilità di imparare a essere coerenti non come fissità o limite ma come libertà ed evoluzione
si sono d’accordo l’uomo evolve.. non esiste una coerenza fissa esiste una graduale emancipazione si va avanti di coerenza in coerenza non è una cosa fine a se stessa non è un punto di arrivo ma un sempre nuovo punto di partenza fin quando nn si di diventa veramente liberi da qualsiasi disonestà ed incoerenza inconsapevole o consapevole che sia!!!