Disagi e disturbi psichici: un richiamo della psiche che va accolto (ansia, depressione, panico)

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Depressione come superarla psicologia

Disturbi d’ansia, di panico, depressione e altri disagi psichici. Guarire? Eliminarli? Ma prima vanno accolti, contemplati, guardati. Ogni disagio psichico vuole portare la personalità in un dove che gli appartiene ma che dimentichiamo…

Se sei qui sperando di trovare qualcosa del tipo “Come superare la depressione” (o altri disagi e disturbi) ti anticipo subito che rimarrai deluso…

Voglio anche precisare che il post non vuole di certo sminuire l’importanza distruttiva di alcuni disagi psichici gravi (come può esserlo a volte la depressione maggiore) che sono invece sempre da prendere in seria considerazione attraverso la richiesta d’aiuto che si può fare presso gli appositi servizi sanitari pubblici (asl) e presso figure professionali quali psicologi, psicoterapeuti e psichiatri.

I disagi psichici arrivano per dirci qualcosa.

Si parla sempre dell’aspetto devastante e negativo della depressione ad esempio… ma in essa troviamo anche aspetti sorgivi e rigeneranti per l’individuo?

Leggiamo cosa ci dicono i grandi…

La depressione è una signora in nero, quando appare non bisogna scacciarla ma invitarla alla nostra tavola per ascoltare cosa ci dice. (C.G. Jung)

BUONA LETTURA!

Analista junghiano psicologo Roma Emanuele Casale
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I disagi arrivano per essere ascoltati, non scacciati via. È la psiche che ci parla.

«Idisagi come l’ansia, la tristezza, il panico, la depressione non si manifestano perché si è alterata la chimica del cervello. Si manifestano per essere ascoltati, accolti e riconosciuti dalla nostra consapevolezza.

James Hillman scrive che le malattie servono a tenerci in stretto contatto con la parte più profonda di noi, altrimenti diventeremmo estranei a noi stessi:

“La patologia è il luogo che trattiene la persona nell’anima; è il tormento, la torsione che non ci permette di fare gli ingenui, di continuare come se niente fosse; è qualcosa di spezzato, di storto, che ci obbliga a riflettere continuamente.” (James Hillman – Il linguaggio della vita. Conversazioni con Laura Pozzo, Rizzoli, Milano 2003, pp.37-38)

(Raffaele Morelli – Ciascuno è perfetto, Mondadori 2004, p.142)

Psicoterapia interpersonale della depressione
Psicoterapia interpersonale della depressione
«…molti sintomi di malattia sarebbero da ‘incoraggiare’ (…), in quanto suscitano il ritmo tramite cui la natura tenta di riconquistarsi quanto le è diventato alieno e di strumentarlo in una nuova melodia»
(Rilke a Lou – Muzot, 10 Settembre 1921)
 
«Di fronte a un sintomo, la reazione giusta potrebbe anche essere una reazione di benvenuto, anziché quella di lamentarsi e di cercare rimedi, perché il sintomo è il primo annuncio del risvegliarsi della psiche che non intende più tollerare di essere maltrattata.»
(James Hillman)
 
«Ogni volta che ragioniamo sui nostri disagi non facciamo che alimentarli, amplificarli, cronicizzarli e, soprattutto, li tratteniamo. C’è solo da arrendersi: osservarli, non correggerli. […] La parola giusta è “contemplare”. […] Contemplare è guardare con stupore senza alcun commento. […] Questo è il mistero della consapevolezza, su cui si basa ogni meditazione. I nostri disturbi divengono affilati, quando il giudizio prende il sopravvento, quando li vogliamo eliminare, quando cessiamo di contemplarli.»
(Raffaele Morelli – Non siamo nati per soffrire, p.132-133)
 
«E se i disagi non rappresentassero nient’altro che il modo collettivo di un’epoca per distanziarsi dalla superficie, dai pensieri, dall’ “essere sempre fuori” e quindi lontani dal nostro nucleo, dalla nostra profondità? Coi disagi, “qualcosa” ci chiama; qualcosa vuole portarci a un altro livello di energia psichica, dove essere vicini alla nostra essenza. Che ne è di una pianta se perde le radici e crede di essere solo ciò che tocca le sue foglie, se crede di vivere solo in superficie? Che pianta sei? Questa, per me, è la prima domanda. Difficile da comprendere in una cultura così innaturale come la nostra che ricorre allo psicofarmaco appena arriva il primo dolore psichico.»
(Raffaele Morelli – Non siamo nati per soffrire, p.25)
 
 
 

Sulla depressione (con i suoi aspetti “creativi”)

«Cosa vuole da me la depressione? Dove mi vuole portare? Cosa vuole fare di me l’insonnia? Che progetti ha per me la mia anima, dato che mi invia l’attacco di panico? Dove vuole arrivare? Cosa vuole fare di me?»
(Raffaele Morelli – Non siamo nati per soffrire, p.27)

La depressione è una signora in nero, quando appare non bisogna scacciarla ma invitarla alla nostra tavola per ascoltare cosa ci dice. (C.G. Jung)

Qui Jung parlando in relazione a dei versi del poeta Holderlin, in cui egli dedica alcune parole alla sua passata splendida giovinezza d’un tempo, scrive:

«Il distacco dalla giovinezza ha sottratto alla natura persino il suo aureo fulgore e il futuro appare vuoto e senza speranza. Ciò che però toglie il fulgore alla natura e la gioia alla vita, è il riguardare indietro a ciò che un tempo era fuori di noi, invece di figgere lo sguardo addentro nello stato depressivo.

Ritratto di F.Holderlin
Ritratto di F.Holderlin

Il guardare indietro porta alla regressione ne costituisce l’avvio. La regressione è anche un’introversione involontaria, in quanto il passato è oggetto delle nostre reminiscenze ed è quindi un contenuto psichico, un fattore endopsichico.

La regressione è uno scivolare nel passato provocato da una depressione nel presente.

La depressione va considerata come un fenomeno inconscio di compensazione, il cui contenuto, per raggiungere la sua piena efficacia, dovrebbe essere reso cosciente.

Ciò può verificarsi solo regredendo coscientemente di pari passo con la tendenza depressiva e integrando nella coscienza le reminiscenze così attivate, il che corrisponde all’intento perseguito dalla depressione.» (C.G.Jung – Simboli della Trasformazione, Bollati Boringhieri, p.393)

La depressione creativa Jung
La depressione creativa

«Nella malinconia si cela una parte molto importante della personalità, un prezioso frammento della psiche, da cui può scaturire la creatività, conferendogli un significato di alta spiritualità catartica.

Non dobbiamo cercare di liberarci di una nevrosi 🔎, ma piuttosto di fare esperienza di quello che significa per noi e di quello che ci insegna.

Dobbiamo addirittura imparare ad esserle riconoscenti. Senza di lei avremmo potuto perdere l’occasione di apprendere chi siamo in realtà: non siamo noi a guarirla, è lei che ci guarisce.» (Carl Gustav Jung)

Nevrosi e Carattere
Nevrosi e carattere (Claudio Naranjo)
 

«In genere, prima, c’è un periodo di depressione, di vuoto, di assenza di avvenimenti: più a lungo esso dura, più facilmente si può supporre che un enorme ammontare di energia si stia accumulando nell’inconscio.

Perché qualcosa di importante arrivi a esprimersi, c’è bisogno di un simile periodo in cui, per così dire, nulla accade a livello di coscienza. Noto io stessa un fenomeno analogo quando, per esempio, scrivo un saggio.

Se solo penso: “Oh, questo argomento è interessante!” e mi metto a scrivere, allora ne viene fuori una chiacchiera superficiale. Ma, se prima cado in depressione e per un pò non posso produrre alcunché, più questo tempo si prolunga, migliore sarà il prodotto finale.

Così, addirittura, tendo a diffidare di quello che scrivo quando non ho prima una depressione. So che è roba di poco valore, che non viene veramente, per così dire, dalla pancia.

La gatta. Una fiaba sulla redenzione del femminile (Von Franz)
La gatta. Una fiaba sulla redenzione del femminile (Von Franz)

Per far qualcosa di buono, si deve essere giù di corda per un lungo periodo. Il che può prendere la forma della depressione o semplicemente del fatto che nulla succeda.

La vita procede: si fa ogni mattina colazione, si lavora, non si ha nessun sogno interessante e il tutto è solo noia assoluta. Sterilità. Non accade nulla.

Una volta l’ho attraversato un periodo del genere: stavo diventando molto impaziente e pensavo:

“Ok, questa è la fine. Divento vecchia. Sono finita”. E così via.

Poi, in sogno, vidi una fessura nella terra, con sopra una spiegazione molto scientifica su come scaturisce una sorgente. C’era sopra dell’erba, poi del terriccio, poi della terra più solida, poi dell’argilla compatta. C’erano grosse gocce di pioggia che cadevano. E poi qualcuno che spiegava l’andamento della pioggia: qui penetra, là si accumula e, dopo un certo tempo, improvvisamente, una sorgente sgorgherà come una fontana. Tale era la spiegazione nel sogno.

Io pensai: “Bene. Ora so che devo aspettare la pioggia”. 

Era un’esperienza meravigliosa. Ero andata a letto e, rivolta all’inconscio, avevo detto: “Non ho sogni, non succede niente. Per favore mandami un sogno per spiegare la situazione!”.

Marie Louise von Franz
Marie Louise von Franz

Un’altra volta sognai che stavo andando alla stazione centrale: c’erano manovre di smistamento e un uomo con un berretto rosso proprio in quell’istante si stava infilando sotto due vagoni per agganciarli insieme. Quando riemerse, mi fece un ampio sorriso e disse:

“Ci vuole sempre molto tempo perché un nuovo convoglio possa uscire dalla stazione…”.

Vedete? L’inconscio non può produrre a comando. Avviene attraverso un lungo processo, quasi che esso debba radunare e bilanciare le sue forze.

Se si pensa alla psiche come a un sistema autoregolante, sembra che le energie debbano essere tutte al posto giusto prima che qualcosa di nuovo possa emergere.»

(Marie Louise Von Franz – La gatta. Una fiaba sulla redenzione del femminile)

Elogio della depressione - Borgna
Elogio della depressione (E.Borgna)

«La depressione si configura come un singolare stato d’animo che costringe la persona in una condizione di prigionia emotiva e di allontanamento dal mondo. La “prigione” è data dall’individuo stesso, dal suo mondo interno che lo inghiottisce ogni giorno di più, dalle tenebre dentro le quali precipita accompagnato solo dalla spiacevole sensazione di non poter più fare ritorno.

Non c’è nulla, ma proprio nulla, nella realtà esterna che possa sollecitare l’interesse del depresso, men che mai accendere un barlume di progettualità.

Quando sentiamo parlare della cosiddetta “mancanza di interessi” che caratterizzerebbe le persone depresse, non facciamo altro che confrontarci con un banalissimo luogo comune, un buffo eufemismo che riesce a spostare l’attenzione solo sulla punta dell’iceberg.

La depressione distrugge gli interessi della persona, li sgretola fino al punto di farli diventare finissima sabbia. E per quanti sforzi l’individuo compia, per quanto impegno possa metterci, per quanto aiuto possa ricevere, i suoi granitici interessi e le sue solide attività sono ora solo sabbia che sfugge tra le sue dita.

Uno stato depressivo non lascia spazio alla forza d’animo, alle motivazioni, alla capacità di progettare. In questa cupa sensazione di disperato abbandono l’unico “desiderio” che è possibile avvertire è che l’incubo finisca il prima possibile.

Come uscire dalla depressione

E per un buffo scherzo del destino è il depresso stesso a procrastinare sempre più il risveglio dall’incubo: dormendo quasi tutto il giorno — oppure aspettando con ansia di poterlo fare — la persona depressa si arrende supina alla letargia della sua vita.

Eppure, sebbene possa sembrare paradossale, soprattutto quando sopraggiunge una depressione profonda è il caso di dire “non tutti i mali vengono per nuocere“.

Lo stato di grave prostrazione e l’abbattimento che si vengono così a creare, infatti, costringono gioco-forza l’individuo a confrontarsi con gli aspetti più oscuri, segreti e imprevedibili della sua personalità. Sprofondando fino negli abissi dell’anima, prima o poi giunge il momento in cui “si tocca il fondo”.

Gli elementi che permettono di comprendere di aver “toccato il fondo” variano da persona a persona, ma in genere è la consapevolezza di aver calpestato se stessi, di essersi lasciati risucchiare da una condizione di degrado personale e psicologico, a far si che il depresso si senta percorso da un brivido raggelante.

Integrazione della personalità (Aldo Carotenuto)
Integrazione della personalità (A.Carotenuto)

E questo un breve ma preziosissimo momento, in cui una flebile luce rischiara per qualche istante il buio in cui si è immersi. Sono attimi da prendere al volo, in cui si deve decidere rapidamente se distendersi su quel fondale attendendo la morte dell’anima o, viceversa, se trasformare quello stesso fondale in una piattaforma di lancio da cui ripartire ed emergere.

Soltanto chi avrà vissuto sulla propria pelle l’avventura spaventosa e affascinante di un viaggio nei sotterranei della propria anima potrà capire questo discorso, tutti gli altri dovranno accontentarsi di assistere increduli alle evoluzioni della psiche altrui.

Un aspetto veramente interessante della depressione è dato dallo sfacciato contrasto tra la sterilità di giorni trascorsi come creature prigioniere della propria vita, e la grande fertilità del momento in cui si decide di ricominciare a vivere.

In quel momento, infatti, l’individuo porta sulle proprie spalle un pesante carico: si tratta di tutte le esperienze psicologiche e delle riflessioni generate dalla depressione stessa. Che non sono una zavorra, ma un prezioso bagaglio che l’individuo potrà decidere di mettere a frutto.

Da una depressione non si emerge mai come si era prima di sprofondarvi, la depressione è soprattutto metamorfosi e, spesso, arricchimento interiore.

La sofferenza dell’anima e la depressione, che di essa costituisce uno dei più “illustri” rappresentanti, divengono spesso scintille da cui divampa un vero incendio creativo, o la volontà di occuparsi di rinnovati interessi.» (Aldo Carotenuto – Il fondamento della personalità)

FINE.

Uscire dalla depressione - Ruediger Dahlke
Uscire dalla depressione (Ruediger Dahlke)


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