Psicologia e Musica. Alcune riflessioni sulla musica estratte dal meraviglioso libro “La musica sveglia il tempo”, del noto musicista e direttore d’orchestra Daniel Barenboim. Un libro che ci trasporta nelle dimensioni indicibili della musica e della sua capacità di farci toccare – immergendoci – una strana parte di psiche altrimenti inaccessibile…
«Sergiu Celibidache disse che la musica non diventa qualcosa,
bensì che qualcosa può diventare musica.» (Daniel Barenboin – La musica sveglia il tempo, p.17)

«Lamusica deve esistere già nella mente del pianista, così che suonando egli possa creare l’impressione di unirsi a qualcosa di preesistente, anche se non nel mondo fisico. (…)
L’ultimo suono non è il termine della musica. Se la prima nota è collegata al silenzio che la precede, allora l’ultima deve essere collegata al silenzio che la segue.
Per questo è così sgradevole quando un pubblico entusiasta applaude prima che si sia spento l’ultimo suono, perché c’è un ultimo momento di espressività, che consiste precisamente nel rapporto tra la fine del suono e l’inizio del silenzio che lo segue.
Sotto questo aspetto, la musica è lo specchio della vita: entrambe cominciano dal nulla e finiscono nel nulla.
Inoltre, quando si suona, è possibile raggiungere uno stato di pace assoluta, dovuta in parte al fatto che si può controllare, attraverso il suono, il rapporto fra vita e morte, un potere che ovviamente non è concesso agli esseri umani.
Poiché ogni nota creata dall’uomo ha una qualità umana, con la fine di ciascuna nota si sprigiona un sentimento di morte, e attraverso tale esperienza si vive una sorta di trascendenza delle emozioni che le note hanno prodotto nelle loro brevi vite; in un certo senso, suonando si è a diretto contatto con l’atemporalità.» (Daniel Barenboim – La musica sveglia il tempo, p.15)

«L’attacco di un concerto gode di più privilegi dell’incipit di un libro. Rispetto alle parole, si potrebbe dire, è privilegiato il suono in sé.
Un libro è composto dalle stesse parole che usiamo ogni giorno per spiegare, descrivere, chiedere, litigare, supplicare, esultare, dire la verità e mentire.
I nostri pensieri prendono forma nelle parole; quindi, le parole sulla pagina scritta devono competere con le parole che abbiamo nella mente.
La musica dispone di un mondo ben più vasto di associazioni proprio in virtù della sua natura ambivalente: essa è nel mondo, ma è anche fuori dal mondo.» (Daniel Barenboim – La musica sveglia il tempo, p.9)

«Prima delle parole, nella musica, è la musica stessa che conta e che è essenziale. Le parole, nella musica, sono ‘contingenti’ [accezione filosofica] un di più, perché la melodia e l’armonia abitano le dimensioni dell’inconscio ancor prima della parola.» (Emanuele Casale)
👤 Chi è Daniel Barenboim
Daniel Barenboim (Buenos Aires, 15 novembre 1942) è un pianista e direttore d’orchestra argentino-israeliano. Dal 1992 è direttore musicale dell’Opera di Stato di Berlino, e dal 1º dicembre 2011 anche del Teatro alla Scala[1]; precedentemente ricoprì la carica di direttore musicale nella Chicago Symphony Orchestra e nell’Orchestre de Paris.
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