Non possiamo non dirci “Junghiani”
Senza le basi solide un edificio – come quello della psicologia moderna – crollerebbe in mano alle reificazioni, i dogmatismi, gli scismi (che si presentano soltanto in luogo ad una fede – cit. Jung), e le infeconde diatribe scientifiche basate sulla mancanza di materiale disponibile. La psicologia moderna o complessa dovrebbe essere – e in luoghi del mondo come gli Stati Uniti, Gran Bretagna lo è già – “un’immensa iniziativa interdisciplinare” (Jung), riducendo così quella patetica “glossolalia e linguaggi privati che sono all’ordine del giorno tra psicologi” (Shamdasani, 2007)« (…) la definizione di Samuels di “junghiani inconsapevoli”. (…) molti analisti oggi, senza saperlo, usano nelle loro teorie, ma soprattutto nella loro prassi, dei concetti tipicamente junghiani. Questa inconsapevolezza non dipende soltanto da un rifiuto inconscio di accettare le idee di colui che è considerato un eretico ma da una vera e propria ignoranza, che lungi dall’essere celata, viene anzi ammessa pubblicamente. Credo, purtroppo, che solo la psicologia del profondo sia caratterizzata dall’assurda follia di ritenere un titolo di merito il non conoscere quanto viene sostenuto e affermato in altre scuole. Questa negazione e questo pervicace rifiuto che a volte assumono un volto patetico possono essere afcilmente spiegati con l’acuta osservazione di Perelmen e Olbrechts-Tyteca, i quali nel loro «Trattato dell’argomentazione», scrivono: «E’ noto che la competizione sviluppa la rassomiglianza tra antagonisti che alla lunga prendono l’uno dall’altro tutti i procedimenti efficaci».
Il rifiuto di conoscere meglio ciò che dice l’«avversario» cela, a mio parere, la paura di assorbire un pensiero che si considera non solo estraneo, quanto soprattutto «nemico». Non si tratta certo di un quadro edificante…»
(Aldo Carotenuto – Presentazione all’edizione italiana di “Jung e i neo-junghiani” di A.Samuels)
Estratto da “Jung e i neo-junghiani” di Andrew Samuels
“Per quanto riguarda l’interesse per Jung (…) riguardo l’applicabilità clinica delle sue idee, è stato possibile scoprire in lui un pensatore e psicoterapeuta di sorprendente modernità, capace di anticipare nel modo più assoluto molti degli sviluppi successivamente subiti dalla psicoanalisi e dalle altre forme di pensiero psicologico. Come, nel suo monumentale “Freud and his followers”, ha detto Roazen:“Sono poche le figure di rilievo della psicoanalisi di oggi che avrebbero qualcosa in contrario se un analista esprimesse idee identiche a quelle che Jung aveva nel 1913 (1976, pag.272)
E lo stesso si potrebbe aggiungere per molte delle formulazioni junghiane degli anni posteriori.
Un elenco degli esempi che mostrano come la psicologia analitica neojunghiana sia in sintonia coi vari sviluppi della psicoanalisi rivela che non solo Jung fa parte del filone principale della pratica terapeutica ma che di fatto, in un certo senso, l’analisi e la psicoterapia di oggi sono «junghiane». C’è veramente bisogno di coniare un nuovo termine, quello degli junghiani inconsapevoli. (…) Gran parte dell’analisi e della psicoterapia moderne hanno un pronunciato sapore junghiano (…)
Faccio qui seguire un elenco dei mutamenti e degli sviluppi della psicoanalisi di cui mi occuperò e che riflettono questo riorientamento junghiano, richiamando anche i nomi dei teorici cui principalmente risalgono:
(Segue in foto)
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Ho amato e amo tantissimo Jung, grazie per il tuo blog, ricco di tanti spunti. E auguri di buon anno
Attendo volentierissimo di leggere il seguito di questo post! Per me, che spero di riuscire ad entrare all’AIPA, è sicuramente di grande interesse!