“Incontri con la morte”. Come viviamo il rapporto con la morte psicologica e biologica

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Lutto psicologia morte

“Incontri con la morte” (1984), un libro di:
Marie Louise von Franz, L. Frey-Rohn, A. Jaffè e Luigi Zoja


Qualsiasi cosa si faccia, se la si fa sinceramente diventerà infine il ponte per la nostra completezza, una buona nave che ci trasporta attraverso l’oscurità della nostra seconda nascita, che dall’esterno sembra essere la morte. (Jung)

Death Morte Life and death

Recensione a “Incontri con la morte”, di Emanuele Casale

Per vederci chiaro ci è necessario il rigore della morte. La vita vuole vivere e morire, iniziare e finire. Se accetto la morte, il mio albero rinverdisce, perché il morire esalta la vita! Quanto la nostra vita ha bisogno della morte! (Jung – Libro Rosso)

Un saggio di psicologia che raduna quattro contributi di 4 psicologi analitici internazionali.

Tra tutti spicca l’amica/allieva diretta di Jung, Marie-Louise von Franz, che più di tutti è stata un’attenta e scrupolosa studiosa sulla “morte” in ambito psicologico.

Marie Louise Von Franz La morte e i sogni
➡ La morte e i sogni (Von Franz)

E come è possibile avvicinarsi ad un tema così carico emotivamente e al tempo stesso così insondabile, archetipico e misterioso come la “morte”?

Innanzitutto ogni autore del libro ci porta per mano all’interno dei vari significati e livelli della morte. Questo saggio parla della morte sia in senso psicologico (archetipico e personale) che biologico.

Luigi Zoja parte da una riflessione filosofica-psicologica sulla morte, ci descrive realisticamente e come un verista dei nostri tempi uno scenario di un mondo contemporaneo che è ancora fin troppo infantile e immaturo circa l’incontro con la morte a tutti i suoi livelli.

Come Zoja ricorda la società contemporanea è caratterizzata da una vera e propria ignoranza intorno al discorso della morte. Nell’uomo moderno abita l’illusione di non dover morire mai.

✍️ LEGGI ANCHE: Psicologia e Reincarnazione: dagli studi clinici e di ricerca al film “I Origins” (Emanuele Casale)

[di seguito un bellissimo e consigliato libro sul tema scritto da Jung ]
Anima e morte. Sul rinascere (Jung)
➡ Anima e morte. Sul rinascere (Jung)

Scrive Zoja:

“I valori dominanti, riflessi dai mass media, ci danno il quadro di una società ipomaniacale e unilateralmente giovanilista. (…) l’uomo medio che ci propongono – o a cui si rivolgono – è molto estroverso, attivo, sano: scarsi i segni fisici, ma soprattutto psicologici, della vecchiaia. Naturalmente, pubblicità e mass media si rivolgono anche al vecchio: chiedendogli, però, di rinnegare la sua età.

Se vuol rimanere un consumatore – e in genere lo vuole, altrimenti si autoescluderebbe dalla società – il vecchio deve abiurare e rinnegare il ruolo potenziale più rilevante per la sua psiche: quello del vecchio saggio, sufficientemente distaccato, che non si agita più tanto perché ormai ha più da dare che da prendere.

In questo senso la cultura è squilibrata perché alla vita viene negato uno dei due poli. In termini junghiani si può dire che la coscienza collettiva accoglie il puer rimuovendo invece il senex.” 

Arnold_Böcklin - L'isola della morte - Die Toteninsel II (Metropolitan Museum of Art
Arnold Böcklin – L’isola della morte

Zoja ci palesa così una terrificante “gerontofobia” presente nella nostra società attuale, andando però a recuperare attraverso la storia, l’antropologia e la mitologia, il vero senso e funzione della morte. Ci ricorda di come essa, in tutte le tradizioni passate – ma anche attuali -, svolgeva un ruolo di primaria importanza a livello collettivo.

La psicologia e la mitologia infatti ci insegna che la morte porta con sé il suo opposto, cioè la nascita, o la ri-nascita. Infatti è ben risaputo che sognare in generale la morte è simbolo di rinascita.

Ad ogni iniziazione in genere corrisponde una morte psicologica: quella della fase di vita sino allora vissuta (Zoja)

Schegge d'eternità. Un'indagine nelle esperienze di morte condivisa (Raymond Moody)
➡ Schegge d’eternità. Un’indagine nelle esperienze di morte condivisa (Raymond Moody)

Da qui poi riparte il discorso con la Von Franz, che come prima si diceva, è stata una delle più grandi studiose sulle relazioni tra i sogni e la morte.

Si parte così dalle prime osservazioni cliniche di Jung.

Egli infatti notò con stupore nei sogni di pazienti che si approssimavano alla morte, dei chiari segni, scenari e atmosfere psicologiche attraverso i quali l’inconscio si palesava e comportava in maniera prospettica, come se dovesse continuare a vivere, inviando all’individuo cosciente sogni nei quali si progettavano viaggi futuri, progetti imminenti, nuovi orizzonti di vita, cambiamenti, rinnovamenti di situazioni personali o familiari.

Jung osservò che “è come se qualche parte di noi, molto profonda, non credesse minimamente alla morte”.

La morte e la vita dopo la morte. Morire è come nascere (Elizabeth Kubler-Ross)
➡ La morte e la vita dopo la morte. (Elizabeth Kubler-Ross)

La Von Franz ha raccolto migliaia di sogni “di morte” grazie alla sua pratica d’analista, e nel libro dimostra come tutti questi sogni di morte hanno in comune particolari psicologici molto rilevanti e tipici. Ne sottolinea inoltre i risvolti “pratici” e ci accompagna in alcune proprie esperienze commoventi e misteriose riguardo tali sogni.

Per finire, sia la Von Franz, che la Jaffè insieme a Frey-Rohn, ci parlano immancabilmente dei fenomeni pre e post-morte (NDE = Near Death Experience), studiati ancora tutt’oggi in ambito clinico medico-psicologico, citando importanti riflessioni e dati clinici al riguardo provenienti dai primi studiosi al mondo di tali fenomenologie, quali R.Moody, Hampe, Wiesenhutter.

Io m’inoltrai nella morte interiore e vidi che morire esternamente è meglio che morire dentro. E decisi di morire all’esterno e di vivere dentro. Perciò voltai le spalle per andare in cerca del luogo della vita interiore. (C.G. Jung – Libro Rosso)

(Recensione di Emanuele Casale – Università Gabriele D’Annunzio, Psicologia, Chieti
Elisabeth Kubler-Ross Quote Citazione
Estratto dal libro “impara a vivere, impara a morire”, di Elisabeth Kubler-Ross

Estratti sul tema (extra)

«Non di rado si ha paura di vivere. E così produciamo in noi quelle che sono vere e proprie morti, LUTTI INTERIORI.

I lutti interiori sono le immagini di quegli orizzonti di vita che non stiamo vivendo, che abbiamo soppresso, sono quegli abbracci e quell’affetto che prendono forma in noi ma che non doniamo, sono le parole pregne d’amore che, sorgive, come fiori in primavera, vogliono nascere dalla nostra bocca per arrivare altrove, per arrivare al cuore di altri…ma che abortiamo.

Siamo come un Puer Aeternus quando ci comportiamo con la vita come se fossimo immortali. È questo che mi ha insegnato la morte, o meglio, è questo che sono riuscito a comprendere da essa.» (Emanuele Casale)

Morte death significato psicologico

« (…) Quali sono i lutti interiori che porti? Quali nascite in te hai cessato di far continuare? Quali sentimenti sorgivi uccidi in nome di leggi idealistiche? Quanti assassini interiori hai portato avanti confidando in leggi altrui? Per iniziare a vivere si parte dalla morte.

Il sole inizia a sorgere dalla dolce morte della notte. Quella notte che può essere luogo di ristoro per chi ne assaggia l’ombra, ma anche luogo infero per chi nell’ombra non vede nulla.» (Emanuele G. Casale , Pescara 2014. Registrato con Licenza CC – Creative Commons)

È un fatto ben noto che l’apogeo della vita può venire espresso dal simbolismo della morte, poiché sopravanzare sé stessi significa morire. (C.G.Jung – Simboli della Trasformazione, Edizioni Bollati Boringhieri, p.281)

«L’archetipo di morte-rinascita contiene in sé il germe della trasformazione e della rigenerazione: l’individuo non è più lo stesso perché l’esperienza della morte lo ha cambiato e perché il dinamismo, coraggio, fede o anche solo forza d’inerzia che lo hanno spinto avanti, sono già il cambiamento, sono una forza vitale di propulsione che incide profondamente i suoi comportamenti e la sua carne.

Così, dalla crisi e dal momento di passaggio, una cosa si trasforma in un’altra, e ad ogni morte simbolica succede una rinascita, in un un movimento che dura tutta la vita.

Molto diverso dall’archetipo del viaggio dove il muoversi nel tempo lineare è condizionato dal succedersi degli avvenimenti e dalla necessità di immergersi nella vita vivendola in primis, la morte-rinascita è legata ad un tempo ciclico e circolare, che ha attinenza con il sentire del femminile interiore, con l’emisfero destro e con una concezione dell’esistenza ciclica in cui tutto ritorna su se stesso, in cui inizio e fine si fondono e si confondono.

Ma nell’incontro di questi due grandi e vitali archetipi – il viaggio e la morte-rinascita – si sperimenta in pieno il senso del percorso di individuazione ed il procedere fra gli alti e bassi delle vita senza farsene travolgere.

Distacco, fatica e paura precedono novità, evoluzione e cambiamento, ed anche nella nostra realtà i rituali del matrimonio, delle feste ricorrenti come il Natale, la Pasqua o il Capodanno, celebrano ancora una volta la forza dell’ archetipo di morte-rinascita.» (Marzia Mazzavillani)

FINE.


📝 Articoli sulla morte

  1. La vita è troppo breve per lasciare dominio all’inespresso. Perchè è così che creiamo lutti interiori
    (di Emanuele Casale)
  2. La coscienza non è riducibile a eventi neurali. Esperienze cliniche di Pre-Morte lo dimostrano.
  3. Amore e Morte hanno non poco in comune. Dai con amore, e ti si rivolteranno contro. Ma tu dona. (Emanuele Casale)

 

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