Psicologia del matrimonio: le scelte inconsce del partner tra proiezioni e identificazioni

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Psicologia e matrimonio

Il significato psicologico del matrimonio

«L’idea che il matrimonio esista per migliorarsi reciprocamente è pessima: sarebbe come essere sempre a scuola» (C.G. Jung)

Introduzione di Emanuele Casale

Premessa fondamentale dei veri matrimoni, ovvero quelli che rispecchiano il reale simbolismo di unione (nozze alchemiche), è quella di poter arrivare al raggiungimento di un matrimonio interno dapprima, ovvero una più o meno riuscita coniunctio (congiunzione, integrazione) tra le proprie parti intra-psichiche e contro-sessuali.

Queste parti in psicologia vengono chiamate Anima (l’immagine della donna interiore in ogni uomo), e Animus (l’immagine dell’uomo interiore in ogni donna), due archetipi e istanze psichiche che furono ben delineate dallo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, anche nelle loro declinazioni cliniche e psicopatologiche.

Se vuoi approfondire qui trovi un esemplare libro sui concetti psicologici di Animus e Anima, scritto da Emma Jung (moglie di Jung)
Vita di Coppia Matrimonio Psicologia
Animus e Anima (Emma Jung)

Senza tale premessa psicologica possiamo infatti notare molto spesso (forse la stragrande maggioranza dei casi umani) matrimoni esteriori che anziché rappresentare simbolicamente una vera unione del maschile col femminile, sono invece fittizi e pieni soltanto di vuoto tradizionalismo.

Nell’ambito psicoterapico e analitico sappiamo fin troppo bene che molti matrimoni affondano le proprie (finte) radici in molteplici meccanismi proiettivi e nevrotici che ora vedremo delineati qui di seguito.

wedding matrimonio2

Ho sempre pensato (in disaccordo con Carotenuto che leggeremo più avanti) che il matrimonio non dovrebbe essere l’inizio di un nuovo punto nella storia tra due persone, ovvero un matrimonio da cui iniziare, o come direbbe Jung, un’ennesima scuola dove poter crescere assieme (per quanto certamente non si esclude il fatto che due persone possano realmente crescere insieme a certi livelli), sento invece – in armonia anche col simbolismo arcaico e alchemico – che il matrimonio tra due persone (le nozze alchemiche) possa invece essere simbolo ed evento che riguarda un punto di arrivo, un conseguimento di un traguardo, il matrimonio come simbolo di un coronamento di un’intera vita passata insieme. 

Penso che dovremmo proporre anche dei matrimoni di coronamento finale, cioè che vanno celebrati soltanto alla fine della nostra vita, con quella persona che ci ha accompagnati fino ad allora, un festeggiamento per esser riusciti ad arrivare fin lì…

Detto ciò, penso comunque che per alcuni tratti della personalità, per alcune dimensioni psichiche dei due individui legati nel matrimonio, esso possa rappresentare invece – e deve farlo – un punto anche d’inizio. Come al solito quando parliamo di psiche in certi termini di polarità, allora accade che il bianco e nero, l’inizio e la fine, possono essere contemporaneamente validi e presentarsi contemporaneamente nella vita psichica.

Ma lasciamo ora – come al solito – la parola ai Grandi…

BUONA LETTURA!

[Ah! E a proposito di matrimonio non come inizio, ma come coronamento di una vita passata insieme: questa foto lo esprime bene! 🙂 ]

Relazioni Coppia Matrimonio Psicologia
“Appena Sposati!”

Quali dinamiche inconsce portano alla scelta del partner? Riflessioni d’autore:

«Ancora oggi il matrimonio rappresenta un punto d’arrivo; ma se si provasse a viverlo e a sentirlo come punto di partenza, la coppia avrebbe sicuramente maggiori garanzie di sopravvivenza, soprattutto in termini di qualità della sopravvivenza, perché qualsiasi rapporto si configura come cammino e non può sottrarsi a un’evoluzione.

Scrive Jung (1925):

“Potremo parlare di – relazione individuale – solo quando la natura dei fattori incoscienti sarà riconosciuta, e quando l’identità primitiva sarà in larga misura abolita. Raramente – per non dire mai – un matrimonio giunge senza urti e senza crisi alla relazione individuale. La presa di coscienza non si ottiene senza dolore.”
(Amare Tradire: Quasi un apologia del tradimento – Aldo Carotenuto – Ed. Bompiani, p.94)

Psicologia Coppia Matrimonio
Matrimonio. Vivi o morti (A.Guggenbuhl-Craig)

«Nella mia lunga esperienza psichiatrica non mi sono mai imbattuto in un matrimonio che fosse completamente autosufficiente. I matrimoni totalmente incentrati sulla comprensione reciproca sono nocivi per lo sviluppo della personalità individuale, sono una discesa al minimo comune denominatore, un pò come la stupidità collettiva delle masse.»
(C.G. Jung – in Jung Parla)

«Quando due individui si sposano, come mette in evidenza Jung, tendono a scegliere il tipo opposto, ottenendo anche qui che ogni partner sia, o creda di essere, libero dall’ingrato compito di affrontare la propria Funzione Inferiore*

Questa è una delle grandi fortune e fonti di gioia dei primi periodi matrimoniali: improvvisamente tutto il peso legato alla funzione inferiore è scomparso, ciascuno dei due vive in unione felice con l’altro, e tutti i problemi sono risolti! Ma se uno dei partner muore, o se uno dei due sente la necessità di sviluppare la propria funzione inferiore anziché lasciare semplicemente che sia l’altro a occuparsi di certi settori dell’esistenza, cominciano i guai. La stessa cosa si riscontra anche nella scelta dell’analista.»
(Tipologia Psicologica – Marie Louise von Franz – p.22)

Nozze mistiche, Coniunctio. Alchimia
Nozze mistiche, Coniunctio. Alchimia

«Tralaltro, quando meno l’individuo è evoluto sul piano della coscienza tanto più la scelta del partner sarà dettata da motivi inconsci, che decideranno a sua insaputa l’atteggiamento psicologico ed emotivo che caratterizzerà l’incontro.

Junghianamente possiamo asserire che in questi casi il matrimonio “esterno”, istituzionale, non è assolutamente il riflesso del “matrimonio interno” con l’Animus per il femminile, e con l’Anima per il maschile.»
(Aldo Carotenuto – Eros e Pathos: margini dell’amore e della sofferenza)

«Il giovane in età di sposarsi ha certo acquisito coscienza di sé (le ragazze più dei ragazzi) ma è trascorso ben poco tempo da quando è emerso dalle nebbie dell’inconsapevolezza originaria. Ci sono quindi in lui vaste regioni ancora immerse nel buio dell’incoscienza e che, fin dove giungono, non permettono il crearsi di una relazione psicologica.

In pratica significa che al giovane è data solo una conoscenza parziale, tanto dell’altro, quanto di sé stesso, perciò possono non essergli sufficientemente note sia le motivazioni dell’altro, sia le proprie. Egli agisce in genere spinto da motivazioni per la maggior parte inconsce.

Naturalmente gli sembra di essere molto consapevole a livello soggettivo; infatti si sopravvaluta sempre lo stato di coscienza del momento, e ogni volta è strano e sorprendente scoprire che quel che pensavamo fosse un traguardo finalmente raggiunto non è in realtà che il gradino più basso di una lunghissima scala.

Psicologia Coppia Matrimonio
La ferita dei non amati (P.Schellenbaum)

Più è vasta l’inconsapevolezza, più la libertà di scelta in fatto di matrimonio è limitata; il senso di fatalità chiaramente avvertibile nell’innamoramento è la percezione soggettiva di questa costrizione. Ma anche senza l’innamoramento può esserci costrizione, certo in forma meno piacevole.

Le motivazioni ancora inconsce sono di natura personale e collettiva. Sono anzitutto motivazioni che traggono origine dall’influsso dei genitori. A questo proposito per il ragazzo è determinante la relazione con la madre, per la ragazza quella con il padre.

È in primo luogo il tipo di legame con i genitori a influenzare a livello inconscio la scelta del coniuge, favorendola od ostacolandola.

Un amore consapevole per i genitori favorisce la scelta di un partner simile alla madre o al padre. Un legame inconscio invece (che a livello conscio non necessariamente si manifesta come amore) impedisce una scelta di questo genere e determina modificazioni specifiche, per capire le quali bisogna in primo luogo sapere da dove tragga origine il legame inconscio con i genitori e in quali circostanze esso condizioni la scelta a livello conscio, modificandola o addirittura impedendola.

Psicologia Coppia Matrimonio
La vita di coppia. L’integrazione tra Anima e Animus (G.Burkhard)

Di norma i figli ereditano e fanno proprio tutto ciò che i genitori avrebbero potuto vivere se non fossero impediti con motivazioni fittizie; a livello inconscio essi sono cioè costretti a orientare la loro vita in modo da compensare ciò che è rimasto irrealizzato nella vita dei genitori.

Così si spiega che genitori eccessivamente morali abbiano figli cosiddetti immorali, che un padre irresponsabile e fannullone abbia un figlio pieno di morbosa ambizione e così via.

Ad avere le conseguenze più gravi è la finta inconsapevolezza dei genitori.

Per esempio, una madre che eviti di prendere coscienza di sé per non rovinare le apparenze di una buona vita coniugale, inconsciamente incatena a sé il figlio, quasi come sostituto del marito.

Matrimonio Coppia Relazioni Amore 1

Questa situazione, se non sempre induce il ragazzo all’omosessualità, lo spinge comunque a modificare altrimenti la sua scelta, in direzioni che in realtà non gli sono proprie.

Per esempio sposerà una ragazza palesemente inferiore alla madre (di lui) e che quindi non possa competere con lei, oppure finirà con una donna tirannica e presuntuosa, che in qualche modo lo strappi alla madre.

Un sano istinto può guidare la scelta del partner a prescindere da questi influssi, presto o tardi però questi ultimi si faranno sentire, creando delle inibizioni.

Dal punto di vista della conservazione della specie, una scelta più o meno puramente istintiva potrebbe certo essere la migliore, dal punto di vista psicologico però è una scelta non sempre felice, perché c’è spesso una distanza enorme tra il piano puramente istintivo e quello della personalità differenziata nella sua individualità. In un caso del genere, una scelta puramente istintiva potrà sicuramente migliorare e rinnovare la razza, a prezzo però della felicità dell’individuo.»
(Carl Gustav Jung – Il Matrimonio come relazione psicologica, in Opere Vol. 17)

«Capita spesso di notare chi magari abbia resistito alla tentazione di sposare il suo “primo amore”, faccia, nel corso di un’analisi, dei sogni nei quali le persone cui furono in origine legati riappaiono, ma come personificazioni dell’Anima o dell’Animus. Se fossero rimasti insieme a questi “primi amori”, si sarebbe creata una situazione colma di difficoltà, se non addirittura disastrosa.»
(Marie Louise von Franz – “L’Anima e l’Animus nelle fiabe” – Edizioni Magi, 2009, p.74)

FINE.

Psicologia Coppia Matrimonio
Emma e Jung

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2 Commenti

  1. Nel matrimonio religioso o laico, si sancisce sempre l’osservanza dell’impegno a restare uniti “finché morte non ci separi”, senza nessuna enfasi che ci si sposa per amore, il che introduce nella Relazione un vincolo legal/razionale, laddove l’amore su cui dovrebbe fondarsi il matrimonio non ha nulla a che fare con il legal/razionale…

    Quando ci si sposa è raro che ci sia una Consapevolezza piena di tutte le ‘forze’ che spingono all’accoppiamento:

    1. anzitutto la Specie che ci forza ad essere suoi “Funzionari” instillandoci le pulsioni sessuale (per la riproduzione) ed aggressiva (per la difesa della prole). E Jung, giustamente rileva: “Dal punto di vista della conservazione della specie, una scelta più o meno puramente istintiva”…

    2. non essendo competenti nella “Arte di Amare” (cfr. Fromm) si scambia per amore quel che è semplicemente il pervasivo e totalizzante bisogno di “appartenenza” e, con tale premessa, è estremamente probabile che, una volta sposati e soddisfatto il bisogno di “appartenenza”, si faccia pressante quello di “Individuazione/Riconoscimento” che innesca conflitti e discussioni laceranti nella coppia (Lei: “non ti sei nemmeno accorto che mi sono tagliata i capelli, ho cambiato il mio rossetto!!!”;
    Lui: “ti ho risistemato la cucina e non mi hai nemmeno detto ‘grazie’, sono stato promosso nel lavoro e per te è stato come se niente fosse!!!”)…

    3. il bisogno di “appartenenza” appartiene all’inconscio collettivo. Galimberti scrive (nell’allegato “D” a “la Repubblica” del 19/11/16) che: «Pierre Clastres, antropologo francese che ha studiato da vicino le società amazzoniche, racconta in “La società contro lo Stato” (Feltrinelli) che chi, per qualche grave colpa commessa, veniva espulso dalla comunità tribale, nel giro di 48 ore moriva, non per qualche accidente, ma per un dissesto mentale dovuto alla perdita della sua identità, che aveva le radici nel gruppo. Anche gli antichi Greci anteponevano la comunità all’individuo. Aristotele, per esempio, scrive: “La comunità esiste per natura ed è anteriore a ciascun individuo che, da solo, non è autosufficiente. Pertanto chi non è in grado di entrare nella comunità, o per la sua autosufficienza non ne sente il bisogno, non è parte della comunità e di conseguenza: o è bestia, o è dio» (Politica, 1253a).” Dunque il “bisogno di appartenenza” è enorme, pervasivo, totalizzante!!! Esso non affonda le sue radici solo nell’esperienza del neonato, ma è quasi un archetipo, rimandando all’inconscio collettivo stratificatosi nelle convivenze più primitive!!!

    Nell’inconsapevolezza di tutto ciò, il matrimonio dovrebbe sancire non l’impegno a restare uniti, ma quello a stare nel PROCESSO di crescita in Consapevolezza, procedendo mano nella mano e condividendo sulla base della “Arte della Comunicazione” che fa lo “Incontro”, altra e ben diversa cosa dalla “Discussione” che fa lo “Scontro” senza che si possa procedere ed in cui tutti restano insoddisfatti, perché si è deteriorato il legame affettivo…

    Nel tanto parlare di Riforme, quando si arriverà ad una Riforma dell’istituto del matrimonio in tal senso???

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