Trauma e psicologia del profondo. Un libro base nella clinica moderna sul trauma, di Donald Kalsched
Di seguito un utile riassunto-recensione del libro di Zaira Cestari (psicoterapeuta)

Questo libro approfondisce il primo dialogo tra Freud e Jung sulla comprensione delle immagini mitopoietiche della fantasia che la psiche produce in conseguenza del trauma.
Nel libro viene studiato l’eccezionale immaginario mitopoietico che crea il mondo interiore del trauma.
Le difese arcaiche associate al trauma sono personizzate come immagini demoniche archetipiche: l’immaginario onirico legato al trauma rappresenta, da parte della psiche, l’autoritratto delle proprie operazioni difensive arcaiche.
I sogni così aiutano il processo di guarigione, simbolizzando affetti e frammenti dell’esperienza individuale che erano stati fino ad allora irrappresentabili nella coscienza, tenendoli insieme in un’unica storia drammatica.
Quando il trauma colpisce la psiche in fase evolutiva di un bambino, si verifica una frammentazione della coscienza in cui i diversi pezzi (Jung li chiamava psiche scisse, o complessi 🔎), si organizzano secondo certi modelli arcaici e tipici (archetipici).

Tipicamente una parte dell’io regredisce ad un periodo infantile e una progredisce crescendo troppo velocemente e diventa precocemente adattata al mondo esterno, spesso nella forma di falso sé.
Nei sogni la parte regredita della personalità è solitamente rappresentata da un sé bambino o animale, vulnerabile, giovane innocente (spesso femminile) che resta vergognosamente nascosto.
Questo residuo “innocente” sembra rappresentare il nocciolo dell’indistruttibile spirito individuale della persona, che gli antichi egizi chiamavano “Anima Ba” o gli alchimisti lo spirito alato che animava il processo di trasformazione, cioè Ermes/Mercurio.
L’essenza indistruttibile della personalità, è stata chiamata da Winnicot “vero Sé” e da Jung, per onorare le sue origini transpersonali, “Sé”. La violazione di questo nocciolo interno della personalità è impensabile.
Quando le altre difese falliscono, sono le difese archetipiche che intervengono a difendere il Sé, anche fino ad uccidere la personalità ospite in cui questo spirito individuale è contenuto (suicidio).
La parte progredita della personalità è rappresentata come grande figura benevole o malevola: come un tormentatore, persecutore interno che cambia faccia presentando un aspetto benevolo, protettore e viceversa, rivelando la sua duplice natura.

Insieme, le immagini mitologizzate delle parti progredite vs. le parti regredite del sé vanno a costituire quello che Kalsched chiama il sistema archetipico auto curativo della psiche. Archetipico perché è arcaico e tipico dei meccanismi auto protettivi della psiche, e nello stadio evolutivo viene prima ed è più primitivo delle normali difese dell’Io.
Queste difese sembrano essere coordinate da un centro della personalità più profondo dell’Io e sono state chiamate difese del Sé.
Il sistema di autocura adempie a quelle funzioni di autoregolazione e di mediazione tra interno ed esterno che in condizioni normali vengono svolte dall’io attivo dell’individuo.
Una volta che la difesa dal trauma si è instaurata, le relazioni con il mondo esterno vengono o schermate da sistemi di autocura. Ciò che era destinato ad essere una difesa contro ulteriori traumi diventa una resistenza a tutte le spontanee espressioni incontrollate di sé nel mondo.
L’individuo sopravvive ma non può vivere creativamente. Si rende necessaria una crescita, un’analisi.
Già Freud parlava di questa resistenza come coazione a ripetere e ne attribuiva l’origine ad una pulsione di morte. Klein parlava di seno cattivo, Jung di Animus negativo.
La maggior parte degli autori analisti contemporanei tendono a vedere in questa figura aggressiva una versione interiorizzata di colui che ha provocato il trauma, impossessandosi così del mondo interiore della vittima. Kalsched aggiunge che questa figura diabolica interna è molto più sadica e brutale di qualunque altro aggressore esterno.
Qui è quindi in gioco un fattore psicologico liberato nel mondo interiore del trauma: un agente traumatogenico archetipico interno alla psiche stessa.
Per quanto spaventosa è la sua brutalità, la funzione di questo ambivalente tutore o tutrice sembra essere quella di proteggere il resto traumatizzato dello spirito personale e il suo isolamento dalla realtà.
La tragedia sta nel fatto che questo Protettore/Persecutore non è educabile. La difesa primitiva non impara nulla sul pericolo realistico quando il bambino cresce: funziona al livello magico della coscienza con lo stesso livello di consapevolezza che aveva quando si è verificato il trauma o i traumi originari.

Ogni nuova opportunità della vita viene sbagliata per una minaccia pericolosa di ri-traumatizzazione e viene perciò attaccata. In questo modo le difese arcaiche diventano quelle potenze contrarie alla vita che Freud ritenne parte dell’istinto di morte.
La psiche traumatizzata è auto-traumatizzatrice e la vittima di un trauma psicologico si ritrova continuamente in situazioni di vita in cui viene continuamente traumatizzata.
Nel libro è illustrato come la spinta del processo di individuazione,sia che sia facilitato da un percorso di analisi o no, si mostra nei sogni, nelle relazioni e in particolare nella relazione analitica.
“Il sistema di autocura adempie a quelle funzioni di autoregolazione e di mediazione fra interno ed esterno che in condizioni normali vengono svolte dall’io attivo dell’individuo. Qui si pone un problema: una volta che la difesa da trauma si è instaurata, tutte le relazioni con il mondo esterno vengono “schermate” dal sistema di autocura. Ciò che era destinato a essere una difesa contro ulteriori traumi diventa una notevole resistenza a tutte le spontanee espressioni incontrollate di sé nel mondo. L’individuo sopravvive ma non può più vivere creativamente. Si rende necessaria la psicoterapia. ”
(Donald Kalsched, Il mondo interiore del trauma)
FINE.

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