
L’infanzia di Jung e il suo segreto
Un meraviglioso estratto dall’autobiografia di Jung curata dall’amica e collaboratrice Aniella Jaffé, “Ricordi, sogni, riflessioni” 🔎.
Da adulto, guardando indietro alla sua infanzia, Jung si accorge – meravigliandosene – di un sentimento pervasivo di “eternità” legato a quel periodo…
Egli scrive:
«Trent’anni dopo fui di nuovo su quel pendio [dove Jung svolgeva nell’infanzia il suo gioco filosofico con la “sua” pietra].
Ero un uomo sposato, con figli, una casa, una posizione, e con tante idee e progetti per la testa, e d’un tratto ero di nuovo il bambino che aveva acceso un fuoco, il cui significato era segreto, e si sedeva su una pietra senza sapere se essa fosse “io”, o io fossi “essa”!

Ripensai allora alla mia vita a Zurigo (quella adulta, attuale), e mi parve estranea e mi fece lo stesso effetto che se avessi avuto notizie di un mondo e di un tempo remoti. Era seducente e pauroso ad un tempo.
Il mondo della mia infanzia, dal quale in quel momento ero stato ripreso, era eterno, e ne ero stato cacciato via e sospinto in un tempo che continuava a scorrere, procedendo sempre più oltre.
L’attrattiva di quell’altro mondo era così forte che dovetti staccarmi violentemente da quel posto per non lasciarmi sfuggire il possesso del futuro.
Non ho mai dimenticato quel momento, che illuminò in un baleno l’eternità presente nella mia infanzia.» (C.G.Jung – Ricordi,Sogni,Riflessioni – Ed. BUR, p.46-47)
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