Recensione al libro “JUNG”
– di Emanuele Casale –
➡️ Qui li link al libro
[dropcap letter=”P”]erché un nuovo libro, ancora, su Jung?
Il Jung Italia propone questa recensione ad un recente libro molto discusso sulla figura di Jung.
Prima di iniziare, se ti stai ancora chiedendo da quale libro poter iniziare a studiare Jung, ho già preparato recentemente un articolo a tal proposito, che puoi trovare qui:
Ad aver ospitato e pubblicato questa recensione di Emanuele Casale è stata la Rivista di Psicologia Internazionale IJPE (International Journal of Psychoanalysis and Education), nel suo Vol.7 n.2.
Perché un nuovo libro su Jung? Perché è tanto necessario scrivere e riscrivere ancora su quest’autore?
Comprendere Jung è sempre impresa ardua, quanto per il profano che per l’addetto ai lavori. Ciò deriva da una serie di fattori biografici, scientifici, filosofici, epistemologici, ma soprattutto perché Jung fu padre e promotore di un’epistemologia complessa non a portata di tutti, un’epistemologia che fu così caratterizzante per l’intera psicologia moderna e che non si lascia ingabbiare in una comoda logica dell’aut-aut quando tenta di delineare e parlare di “Psychè”, di mondo interiore.
BUONA LETTURA!


Recensione
(di Emanuele Casale)
“Come sanno molti suoi esegeti, è possibile braccare Jung
ma assai difficile afferrarlo.”
(di Augusto Romano, pubblicato come Saggio introduttivo a – C.G. Jung. Seminario sui sogni.)
[dropcap letter=”R”]iallacciandoci a questa simpatica impressione che ci lascia Augusto Romano, noto analista junghiano italiano, si può tranquillamente affermare che in questo saggio di Marco Innamorati – laureato in filosofia, docente, psicologo, psicoterapeuta e ricercatore – è ben riuscito a braccare in modo molto soddisfacente lo psichiatra svizzero.
Molti esperti e addetti ai lavori sconsigliano, in generale, di iniziare a studiare Jung da libri secondari scritti su di lui. Il rischio è quello di disorientarsi ulteriormente circa i concetti e le teorie junghiane, perciò, è spesso consigliato dai molti, di iniziare lo studio di Jung a partire dallo stesso Jung.
Nel caso di Jung tale consiglio è sicuramente ponderato e saggio, in quanto risparmia – a chi si approccia al suo studio – tante deviazioni concettuali apportate da altri autori che su di lui re-interpretano – alle volte un po’ troppo grossolanamente e con tanta faciloneria ostentata – i suoi concetti, teorie, intuizioni, dati.
Lo stesso Hillman, che è tra i più grandi “successori” di matrice junghiana, non dimentica di fare confusione e deviare alcuni concetti junghiani, come fanno ben notare alcuni analisti americani tra cui Andrew Samuels (1985).

Ne deriva un corollario sistematico: leggere dapprima i libri di Jung e soltanto dopo quelli su Jung. Impresa ardua, giacché l’opera di questo psichiatra consta di 18 Volumi, insieme poi a tutti i seminari e conferenze editi – e altri ancora inediti – che ancora tutt’oggi vengono pubblicati (per esempio il corposo seminario sullo Zarathustra di Nietzsche, quello sui sogni dei bambini, sullo Yoga, ecc.)
Detto ciò, cosa potremmo dunque aspettarci da un ennesimo libro su Jung, come questo di Innamorati?
Già il titolo è diretto, scarno, privo di pretese, senza sottotitoli, fin quando non lo si inizia a leggere non ci si può nemmeno fare un’idea di cosa l’autore abbia potuto voler scrivere qui dentro in merito a Jung.
In realtà il titolo “Jung” può essere già anticipatorio in un certo senso, un titolo così diretto e minimalista che potrebbe evocare qualcosa del genere: “qui si mira ad andare al sodo, senza voli pindarici, senza illusorie pretese rivoluzionarie o similari. Si mira ad arrivare – almeno per un attimo – più vicini a Jung stesso”.
E già questo andare “vicino” a Jung è tanto, non scontato per nulla, un’impresa ardua!
In effetti è un libro che – rispetto ai soliti libri su Jung – può essere accolto come un’utilissima guida da affiancare allo studio dello psichiatra svizzero.
Ma dire che è soltanto una “guida” è realmente riduttivo, giacché all’interno di esso troviamo evocati degli “in più” amplificatori circa Jung e i suoi contributi, riferimenti ad altri autori, parallelismi comparativi e contesti storici/culturali messi in risalto da Innamorati per dare un terreno più assestato a quelli che sembrano essere i contributi junghiani più recepiti in maniera ambigua dai molti.
Certo, qualcuno può ribadire che esistono già altri libri molto ben fatti su Jung, che possono fare altrettanto da supporto e guida per comprendere meglio alcuni dei suoi concetti. Tra questi possiamo ad esempio ricordare gli indispensabili saggi dei diretti collaboratori di Jung come quelli della Jacobi , Gerhard Adler , M.L.Von Franz , Toni Wolff ecc.
Quindi, in ultima analisi, cos’è che differenzia questo volume di Marco Innamorati da tutti gli altri che abbiamo a disposizione in lingua italiana?

Innanzitutto è sicuramente l’elemento “tempo”(in accezione di chronos in tal caso) a differenziarlo e contestualizzarlo in maniera unica in quello che è il panorama della letteratura inerente alla psicologia e psicoanalisi.
Il volume si imposta su una vasta e aggiornata letteratura storiografica sulla psicologia, andando a riassumere così – chiarificandoli – falsi miti, reificazioni di concetti teorici, mistificazioni e tutta una serie di manipolazioni e grossolane interpretazioni che nel corso dei decenni sono state fatte attorno a Jung e i suoi contributi.
Il volume è, in fin dei conti, un’eccellente disamina, insieme teorica/concettuale e storiografica, del corpus più nucleare delle opere di Jung.
Partendo dal background culturale-filosofico di Jung, Innamorati ci porta sulle rive dell’inizio di questi grandi studi e intuizioni Junghiane.
Si parte dunque dagli esordi di Jung, dal suo rapporto con Freud e la successiva “rottura”, i suoi Tipi psicologici, fino ad arrivare alla psicoterapia, ai sogni, alle dinamiche di base dell’inconscio, all’inconscio collettivo, ai rapporti tra psicologia e religione, all’alchimia, fino alla sincronicità e il Sé (Selbst).
Il tutto è splendidamente farcito – corrispettivamente ai concetti presi in considerazione – da citazioni e amplificazioni dello stesso Jung o altri autori, costruendo così – attorno ad un tema preciso – un modus circolare di avvicinamento e familiarizzazione con ciò che viene descritto e spiegato.
L’originalità nell’affrontare in un unico volume tutti i principali aspetti dell’opus junghiano consiste, in questo caso, nell’alta precisione di Innamorati di discernere e analizzare contributi spesso contraddittori e poco chiari dell’opera di Jung, affiancata da un’eccellente capacità di sintesi che mira tutt’altro alla semplificazione riduttiva della complessa struttura dell’opera Junghiana – come spesso e purtroppo invece si fa per comodità e pigrizia di pensiero – bensì ad un intento di riassunto amplificativo, al fine però di salvaguardare e mantenere intatte le complessità (che includono spesso anche apparenti o reali contraddizioni teoriche/pratiche) che emergono da molte teorie e contributi di Jung.

Tale intento è molto ben manifestato ad inizio libro, dove Innamorati sceglie di inserire ad hoc questa citazione di Jung:
“Posso ben comprendere l’intimo umano bisogno di comodità, ma non comprendo perché mai la verità dovrebbe piegarsi di fronte a un tale bisogno”.
Una delle sottolineature che Innamorati scandisce all’interno del saggio è quella inerente ad un assetto psicologico e analitico dell’ et et in favore dell’aut aut, assetto psicologico che – ricordiamolo – è imprescindibile per un “fare psicologia” maturo capace di cogliere i chiaroscuri della psiche, e che risulti essere l’unico a permettere una maggiore aderenza – anche fenomenologica – a quella realtà dell’anima che difficilmente si coglierebbe con una dialettica dell’aut aut. In ciò Jung ne fu maestro indiscusso del secolo XX.
La complessità è pregnante in questo libro e non lascia spazi a semplificazioni riduttive delle teorie di Jung e di alcuni suoi punti ciechi.
L’autore non dimentica infatti di farci notare come Jung sia stato un potente promotore di questa epistemologia dell’et et, ricordandoci che già in “Psicologia dell’Inconscio” Jung dimostra come le diverse teorie e pratiche psicoanalitiche dell’epoca (Adler; Freud) fossero in realtà complementari, aderenti e applicabili contemporaneamente a degli stessi e uguali casi clinici presi in considerazione e che non erano in alcun modo necessariamente escludentesi.
Innamorati sottolinea questo aspetto anche all’interno del lavoro sui sogni, a cui Jung dedicò grandissima parte della sua vita come analista e studioso, seppure – come scrive lo stesso Innamorati – egli non radunò e non scrisse mai sistematicamente i suoi contributi al lavoro onirico. Nel lavoro sul sogno, forse più di ogni altra realtà psichica, vige ponderante l’atteggiamento psicologico dell’et et, dove un simbolo emergente dallo scenario onirico può rappresentare ora una situazione, ora un’altra, poi un’altra ancora e così via.
Questo “Jung” di Marco Innamorati, infine, è un ottimo libro consigliato a tutti coloro i quali desiderano sviscerare meglio i necessari grovigli delle contraddizioni e complessità delle intuizioni e dei contributi lasciati da Jung. E’ inoltre uno scritto accompagnato da fini intuizioni dell’autore circa il collegamento tra alcune formulazioni di Jung strettamente legate alla sua biografia e al suo contesto storico-culturale.
E’ invece altamente sconsigliata la lettura di questo libro a tutti coloro i quali cercano una spiegazione definitiva e semplicistica circa tutto ciò che ruota attorno a Jung e che non desiderano altro di sentirsi con qualche sicurezza e certezza in più tale da poter finalmente affermare che in quel punto Jung è “bianco” o “nero”, che è “così” o “così” (aut-aut). A chi entra in questo cantiere sempre più vasto e complesso della psicologia analitica, con una tendenza e una logica dell’aut aut, vengono automaticamente riservati – sempre – grossi mattoni in testa, che forse – ironicamente e junghianamente parlando – potrebbero essere mattoni prospettici al fine di “aprire” e attivare quel pensiero largo a cui allena una psicologia così.
«Una psicologia come la “mia” prepara a una fine o addirittura alla fine.
La domanda è soltanto chi uccideremo: noi stessi o la nostra psicologia ancora infantile e la sua spaventosa incoscienza?»
(Jung in una lettera a Cary Baynes, data il 12 aprile 1959)
di Emanuele Casale.
Università degli studi Gabriele d’Annunzio (Chieti & Pescara) – Psicologia.
Fondatore del JUNG ITALIA
Bibliografia:
Dello stesso autore segnalo quest’altro saggio su Jung molto interessante, scritto in collaborazione con il grande psicoanalista “junghiano” Mario Trevi:
