
Tradimento.
Senso e significato
Ci scrive Hillman, nel suo bellissimo articolo sul tradimento:
«C’è una storiella ebrea, molto diffusa, che dice pressappoco cosi:
“Un padre insegnava al figlioletto ad essere meno pauroso, ad avere più coraggio, facendolo saltare giù da una scala. Mise il bimbo sul secondo gradino e disse: « Salta che ti prendo. » e il bimbo saltò. Poi lo mise sul terzo gradino dicendogli ancora: « Salta che ti prendo».

Sebbene il bimbo fosse impaurito, si fidò di suo padre, fece ciò che gli era stato detto e saltò nelle sue braccia. Poi il padre lo mise sul quarto gradino, sul quinto, sul sesto, dicendo ogni volta: « Salta che ti prendo. » ed ogni volta il bimbo saltò e fu preso da suo padre.
E così continuarono finché il bimbo saltò da un gradino molto alto, ma questa volta il padre si tirò indietro e il bimbo cadde a faccia in giù. Mentre si rialzava, sanguinante e piangente, il padre gli disse: « Questo ti insegni a non fidarti mai di un ebreo anche se è tuo padre. »
Questo storia va molto al di là del suo apparente antisemitismo, tanto più che con molta probabilità è una storia ebrea, lo credo che ci possa dire molto sul tema del tradimento.

Ad esempio: perché si deve insegnare ad un ragazzo a non fidarsi? e a non fidarsi di un ebreo? e a non fidarsi di suo padre? Che senso ha essere traditi dal proprio padre o da qualcuno che si ama? Che senso ha per un padre, per un uomo, tradire qualcuno che ha fiducia in lui? Qual è il fine del tradimento nella vita psicologica?
Queste sono le domande che ci poniamo.
[…] Ci troviamo qui di fronte ad una verità essenziale sulla fiducia e sul tradimento: l’uno contiene l’altro.
Non è possibile avere fiducia senza la possibilità del tradimento.
È la moglie che tradisce il marito, il marito che inganna la moglie; sono i compagni e gli amici che deludono; è l’amante che usa l’amico per raggiungere il potere; è l’analista che scopre i segreti del paziente; è infine il padre che lascia cadere il figlio. La promessa fatta non è mantenuta, la parola data viene mancata, la fiducia diviene inganno.
Il tradimento ci viene proprio da quei rapporti dove la fiducia primaria è possibile. Noi possiamo essere veramente traditi solo quando ci fidiamo veramente — da fratelli, amanti, mogli, mariti, e non da nemici o da estranei.

Più grandi sono l’amore, la lealtà, l’impegno, l’abbandono, e maggiore è il tradimento.
La fiducia ha in sé il germe del tradimento.
Il serpente era nel Giardino fin dal principio, proprio come Èva era già preformata nella struttura che circonda il cuore di Adamo: la fiducia e la possibilità di tradire nascono nello stesso istante.
Quando in una unione esiste la fiducia, il rischio del tradimento diviene una possibilità reale con cui vivere continuamente e quindi è parte della fiducia, proprio come il dubbio è parte della fede vivente. […]
Vivere o amare solo quando ci si può fidare, quando si è sicuri ed accolti, quando non si può essere abbandonati o feriti, quando ciò che è stato espresso in parole è impegnativo in eterno, significa essere fuori dalle vie del male e quindi fuori della vita reale.
E non importa quale sia il calice della fiducia, se la analisi, il matrimonio, la chiesa, la legge, o un qualsiasi rapporto umano…”
– (Per continuare a leggere questo articolo di Hillman, abbastanza lunghetto, clicca qui) –
Origine ed etimologia del termine “tradimento”
Di Carotenuto, in Amare, Tradire
«…La parola ‘tradimento’…essa ci si svela, infatti, a una attenta considerazione, non solo etimologicamente ma anche semanticamente ambigua.
Sappiamo che il latino ‘tradere’ voleva dire soltanto ‘consegnare’.
Sappiamo anche che i Vangeli, scegliendo quel verbo per descrivere l’atto del consegnare Gesù ai suoi nemici operato da Giuda, lo caricarono di connotati etici, ovviamente negativi.
Ma il malinteso iniziale ha originato, col tempo, altri malintesi e ambiguità: l’itinerario semantico di questo ‘dannato’ e ‘condannato’ verbo lo ha portato ad approdi diversi, lontanissimi tra loro, talvolta addirittura agli antipodi, letteralmente opposti.

‘Tradisco’ deriva dal latino ‘trado’. Trado è termine composto di due morfemi ‘trans’ e ‘do’ (=dare).
Il prefisso trans implica un passaggio e, infatti, i significati originari di trado hanno tutti a che vedere con un dare qualcosa che passa da una mano all’altra.
Trado può così significare l’atto di consegnare in mano a qualcuno (in custodia, protezione, castigo), l’atto di affidare per il comando o l’insegnamento, il dare in moglie, il vendere, l’affidare con parole, ovvero il tramandare, il raccontare.
Nella forma riflessiva ‘se tradere’ il verbo sta a significare l’abbandonarsi a una persona, il dedicarsi a una attività.
Il sostantivo corrispondente ‘traditio’ sta a significare ‘consegna’, ‘insegnamento’, ‘racconto’, ‘trasmissione di racconti’, ‘tradizione’.
E’ interessante a tale riguardo notare come il ’nomen agentis’ traditor possa significare sia ‘traditore’ sia ‘chi insegna’.

È interessante rilevare tale doppiezza nell’introduzione al nostro lavoro perché, come avremo modo di vedere meglio in seguito, ha probabilmente qualcosa da insegnare appunto e, forse, unicamente colui che ha tradito con piena, compiuta consapevolezza.
Come analogamente s’esprime Hillman (1964 b, p.99):
“…la nostra conclusione al problema: ‘Cosa significa il tradimento per il padre?” è questa: la capacità di tradire gli altri è affine alla capacità di guidare gli altri.”
‘Tradire’ è venuto con l’andar del tempo a significare di fatto il proprio opposto, smarrendo o, forse meglio, occultando le valenze originarie.
Ci si deve allora chiedere come è potuto accadere che dai significati ‘positivi’ si sia passati all’accezione corrente ‘negativa’. L’inversione di significato s’impone già nella latinità e, molto probabilmente, anche a partire dal linguaggio militare.
Il significato originario di ‘passaggio’, ‘consegna’, infatti, può avere come oggetto il nemico e può allora connotare l’atto di consegnare al nemico (armi, città ecc.) e di farlo, appunto, tradendo.»
(Amare Tradire: Quasi un apologia del tradimento, di Aldo Carotenuto, Edizioni Bompiani, p.9)

Ringrazio anzitutto chi ha voluto rendere partecipi altri di questo scritto, consapevole del suo valore. Poi un grazie all’autore del saggio ,Hillmann, per la piacevolezza della scrittura, la lucidità dell’analisi, il coraggio di affrontare temi scomodi, difficili, rivelando anche se stesso, senza farsi sconti, concessioni. Ne risulta una rappresentazione della condizione umana, una icona della grandezza e della fragilità della nostra esistenza. In breve:un capolavoro
Senza andare tanto a scavare nella psiche dei traditori. Semplicemente non hanno saputo mantenere la parola data di fiducia e fedeltá. Andare con chi si vuole non è sbagliato, promettere di non farlo e poi tradire è da persone che non danno valore alla parola…
HO TROVATO on questo- un piacevole e interessante Blog.
Secondo me, Il Problema consiste nella Violazione degli Ordini e degli Impegni -Incarichi e Mandati -Assunti o Convenuti o per Scelta o per Ordine o per Mandato e comunque, in vita natural durante ,da rispettare e curare con Amore-Fede-Fiducia e FEDELTA’ e nel Rispetto e Cura dei Meriti e delle Virtu’ e dei nostri Ideali Politici e Religiosi e di qualunque Appartenenza fossero e delle nostre leggi -usanze e costumi – lealmente e-FIDUCIOSAMENTE