
Prima di augurarvi una buona lettura vi lascio qui il link della rivista dove è stato pubblicato l’articolo, L’Anima fa Arte, e dove potrete abbonarvi gratuitamente e scaricare tutti i numeri già usciti e ricevere quelli nuovi in tempo reale: link alla rivista
BUONA LETTURA!
Credo che delle mani si possa fare solo poesia…
“Le mani non sono vere, non sono reali…sono misteri che abitano la nostra vita…
A volte quando fisso le mani ho paura di Dio…”
(Fernando Pessoa)
(di Michele Mezzanotte)
Mio nipote di quasi un anno è meravigliato dalle sue mani e non credo ne abbia paura, forse non vede Dio, per adesso le sta immaginando. Le usa come mani prensili, presto le mani si trasformeranno nella mano. Presto penserà. Ognuno di noi dovrebbe meravigliarsi delle proprie mani e di quelle altrui.
Ognuno di noi ha un bambino dentro di sè che può e deve continuare a meravigliarsi.

Le mani sono seduttive, affascinanti ed hanno una forte carica erotica. Le innervazioni possedute dalle mani sono superiori al resto del corpo (insieme alle innervazioni delle labbra e della bocca). Questo sta ad indicare l’importanza che la psiche dà a questi arti.
E’ grazie alle mie mani che scrivo questo articolo e grazie alla mia mano che possiedo la capacità di pensare.
Martin Heidegger è molto esplicito in questo: pensare è lavoro della mano. Penso grazie alle mani, manipolo libri, manipolo la tastiera mentre escono pensieri che neanche pensavo di avere guidato dalle mani.
“Pensare è forse la stessa cosa che costruire un armadio. L’apprendista costruttore di armadi non impara soltanto a utilizzare degli strumenti, a familiarizzarsi con l’uso, l’utilità, la strumentalità delle cose da fare. Se è un autentico fabbricante di armadi, si porta o si rapporta ai diversi tipi di legno, si accorda alle forme che dormono nel legno quale esso penetra nell’habitat dell’uomo. Il falegname autentico si accorda alla pienezza nascosta dell’essenza del legno e non allo strumento o al valore d’uso.” (Heidegger)
L’uomo sarebbe l’unico essere vivente a possedere le mani pensanti. “La scimmia, per esempio, possiede degli organi prensili, ma non possiede le mani”. “Solo un essere che parla, cioè pensa, può avere la mano e compiere nella manipolazione opere della mano”.
Il pensiero è pensum, ovvero pesare, quel quantitativo di lana che serviva poi a lavorare e comporre qualcosa di più complesso. Il pensiero è il materiale grezzo, manipolato dalle mani. Il modo più arcaico e diretto di pesare è attraverso le mani, così le mani sono il mezzo più archetipico che ci permette di pensare.
D’altronde i primi pensieri dei primi uomini sono stati lasciati attraverso le mani sulle pareti delle grotte.
Per pensare bisogna manipolare, non c’è pensiero costruttivo senza manipolazione. Questa è la prova più lampante che corpo e mente viaggiano di pari passo e sono un’unica sostanza.
Ora proviamo a vedere la relazione tra mani e psicoanalisi e nel contempo proviamo a svelare l’indicibilità del titolo di questo articolo (___________).
“Con le mani sbucci le cipolle, me le sento addosso sulla pelle”.
Queste sono alcune parole del cantautore italiano Zucchero. Se è vero che la nostra identità è fatta come una cipolla, ovvero siamo esseri psichicamente stratificati, allora sicuramente le mani sono un mezzo psicoanalitico. La mani sono una technè psichica. Le mani sbucciano, ovvero tolgono la buccia/pelle che ci ricopre.
Il lavoro psicoanalitico cerca di scoprire i nostri strati emotivi. Con le mani chiudiamo, apriamo, tocchiamo, accarezziamo, schiaffeggiamo, leghiamo, sciogliamo… tutti gesti che metaforicamente ci portano a “manipolare”, ovvero a lavorare con le mani le emozioni e gli strati psichici delle persone: “le tue mani così all’improvviso si sono fatte strada fuori e dentro di me”, “e provare nuove sensazioni/farti trasportare dalle emozioni”…
Sul tema delle mani mi viene in mente il bel libro del teologo e psicoterapeuta Eugen Drewermann, in cui da un punto di vista junghiano, viene proposta l’analisi della fiaba dei Grimm “La fanciulla senza mani”. Una bellissima lettura, su un tema difficile.
Grazie per la preziosa segnalazione bibliografica Monica, era un saggio che non conoscevo!