Ma come facciamo a parlare o a giudicare l’Altro,
quando siamo ciechi perfino a noi stessi?
Ci scrive Carl Gustav Jung:
«Ancora oggi dobbiamo essere estremamente prudenti per non proiettare troppo spudoratamente la nostra Ombra; ancora oggi siamo sommersi dalle illusioni proiettate.
Un individuo abbastanza coraggioso per ritirare tutte queste proiezioni è un individuo cosciente della propria ombra. Un individuo siffatto si è accollato nuovi problemi e nuovi conflitti.
Egli è diventato per se stesso un serio problema, poiché egli non è più in grado di dire che gli altri fanno questo o quello, che essi sono in errore e che essi devono venire combattuti.
Egli vive nella casa dell’accoglienza del Sé, del raccoglimento interiore.
Un tale uomo sa che qualunque cosa vada a rovescio nel mondo va a rovescio anche in lui stesso, e che col solo imparare a tener testa alla propria ombra egli ha fatto qualcosa di positivo per il mondo.

È riuscito a rispondere a una parte infinitesimale dei giganteschi problemi insoluti dei nostri giorni. La difficoltà di questi problemi sta in gran parte nel veleno delle mutue proiezioni.
Come è possibile che qualcuno veda chiaro quando non vede nemmeno se stesso, né quelle tenebre che egli stesso proietta inconsciamente in ogni sua azione?»
(Carl Gustav Jung – Storia e psicologia d’un simbolo naturale, in Opere, Vol.11. Psicologia e religione)

🖋️ «Si fa di tutto, anche le cose più strane, pur di sfuggire alla propria anima.
Si compiono esercizi di Yoga indiano di qualsiasi osservanza, si seguono regimi alimentari, si impara a memoria la teosofia, si ripetono testi mistici della letteratura mondiale, tutto, perché non si sa affrontare sé stessi, e perché a gente simile manca ogni fiducia che dalla loro anima possa scaturirne qualcosa di utile.
Così gradatamente l’anima è diventata quella Nazareth dalla quale non può nascere nulla di buono; per questa ragione la si va cercando ai quattro venti, e quanto più è lontana e bizzarra meglio è.»
(C.G. Jung)
🖋️ «La rimozione è una specie di semi conscio e indeciso lasciar correre le cose, oppure disprezzare l’uva che non si può raggiungere, oppure un volgersi da un’altra parte per non guardare in faccia i propri desideri.»
(C.G.Jung – Psicologia e religione)

Sì il problema è come fare a guardarsi? Se uno fa l’elenco serve una quantità soverchiante di risorse.
La risposta deve essere più facile, ma chi ha saputo fare questo, pare, non sappia come lo ha fatto.
Per cui sembra che rimaniamo senza cultura trasmissibile…
[…] 1) Quanto e quando siamo realmente “coscienti” e “individui”? (estratti da Gerhard Adler) 2) Per vedere chiaro l’altro, bisogna imparare a vedere dapprima se stessi e le proprie tenebre. […]
[…] 1) Quanto e quando siamo realmente “coscienti” e “individui”? (estratti da Gerhard Adler) 2) Per vedere chiaro l’altro, bisogna imparare a vedere dapprima se stessi e le proprie tenebre. […]
[…] CORRELATI: – Per vedere chiaro l’altro, bisogna imparare a vedere dapprima se stessi e le proprie tenebre. – Nelle relazioni è fondamentale accettare e abbracciare la diversità/alterità dell’altro. […]
L’ha ribloggato su Cinzia Accetta.
Si fa osservando le emozioni quando si provano, osservarle significa rimanere vigili e percepirle senza correre a distrarsi, se provo paura ma accendo la tv x distrarmi sto scappando da quell emozione e tornerà più forte e amplificata.se invece mi accorgo di avere paura ne divento cosciente e non fuggo allora la paura se ne andrà.o le posso dire di uscire dal corpo e lei uscirà.ecco come fare. Non fuggire ma rimanere presenti.
Restare in silenzio ad ascoltare il proprio “rumore”interiore,senza giudizi,senza aspettative.