La diagnosi psicologica… si, e poi?
Saper fare diagnosi psicologiche meticolose equivale ad essere bravi psicologi? La diagnosi è sempre necessaria? E cosa significa, in termini pratici, fare diagnosi di un disturbo mentale, di una psicopatologia o altro?
L’etimologia della parola diagnosi ci dice che:
“dia” = per mezzo
“gnosis” = conoscere
Quindi questo termine sta a significare = conoscere per mezzo di…
Ma per mezzo di cosa? Conosciamo un disturbo, una psiche “malata”, un individuo con una psicopatologia, per mezzo di? Di test diagnostici che hanno validità e attendibilità molto dubbi?
La psiche, che è sconfinata, viene conosciuta per mezzo di test o valutazioni fatte sulla base di criteri epistemologici e psicodiagnostici creati dalla psiche stessa? La psiche che diagnostica la stessa psiche? Può servire? Se si a quanto e come?
Certo che serve la diagnosi! È necessaria in alcuni contesti clinici! Ma… fino ad un certo punto…
Per quanto necessaria e imprescindibile l’abilità di fare diagnosi nell’ambito della psicologia è – contemporaneamente – un’abilità del tutto inutile SE NON ACCOMPAGNATA DA UNA CONOSCENZA ED ESPERIENZA VASTA DELLA PSICHE STESSA, che va al di là di ogni categorizzazione.
Ma come solito del Jung Italia… lasciamo ora la parola ai grandi.
BUONA LETTURA!


«Udiagnosi non dice che cosa una persona abbia o cosa una persona sia. Una diagnosi descrive solamente un quadro clinico.»
(James Hillman – Re-visione della psicologia)
«La diagnosi è una cosa del tutto irrilevante… Nel corso degli anni mi sono abituato a trascurare totalmente la diagnosi di specifiche nevrosi. Ciò che veramente conta è il quadro psicologico, che può essere disvelato nel corso della cura oltre il velame dei sintomi patologici» (C.G. Jung)
«Scrive Jung: “Ogni rimedio è giusto non per quella nevrosi ma per quella persona.” È implicito in queste parole lo spostamento dell’attenzione dai sintomi, intesi come disturbi da eliminare, alla personalità come realtà umana da accompagnare in un processo di trasformazione. Di conseguenza, egli scrisse una volta polemicamente che in psicoterapia la diagnosi è un fatto irrilevante, “giacché col dare un nome non si arriva a niente (…) La vera diagnosi non è basata sui sintomi”.»
(Augusto Romano, in “Carl Gustav Jung a Eranos 1933-1952” – Antigone Edizioni, p.155)

«Per quanto mi riguarda, devo confessare che l’esperienza mi ha insegnato a tenermi lontano sia dai “metodi” che dalle diagnosi. La variabilità enorme degli individui e delle loro nevrosi mi ha proposto l’ideale di avvicinarmi a ogni caso con il minimo possibile di ipotesi preliminari. L’idea sarebbe, naturalmente, non avere alcuna ipotesi.
Ma anche se si esercita l’autocritica più rigorosa, questo è impossibile; ciascuno, infatti, è lui stesso la propria ipotesi principale, quella che ha le conseguenze più gravi. Per quanto si possa tentare di non avere ipotesi e di non usare metodi preconfezionati, l’ipotesi che io stesso sono determinerà il mio metodo: agirò per quello che sono.»
(C.G.Jung – La Psicologia del Kundalini Yoga, Seminario tenuto nel 1932, p.167)
«Le diagnosi cliniche sono importanti perché consentono al medico di orientarsi in qualche modo ma non servono ad aiutare il paziente.
Il fatto decisivo è il problema della sua storia perché essa solo mostra lo sfondo umano e l’umana sofferenza (…)
In molti casi psichiatrici il paziente ha una storia che non è stata raccontata a nessuno, e che di solito nessuno conosce. Secondo me la terapia comincia veramente solo dopo aver indagato su questa storia personale. È il segreto del paziente, la causa della sua rovina, che rappresenta però anche la chiave del suo trattamento. Il medico deve sapere solo come apprenderla. Egli deve porre quelle domande che colpiscono tutto l’uomo e non solo i suoi sintomi»
(Carl Gustav Jung – Ricordi, sogni, riflessioni)

«In medicina si presume generalmente che la visita del paziente debba condurre per quanto è possibile alla diagnosi della sua malattia e che la formulazione della diagnosi costituisca un dato essenziale e decisivo in vista della prognosi e della terapia.
La psicoterapia fa vistosamente eccezione a questa regola: la diagnosi è in essa un fatto irrilevante, in quanto col dare un nome più o meno indovinato a uno stato nevrotico non si arriva a niente, specie in fatto di prognosi e di terapia.
In lampante contrasto con altri rami della medicina, nei quali una determinata diagnosi è talvolta seguita da una terapia specifica e, per conseguenza, da una prognosi relativamente sicura, la diagnosi di una psiconevrosi significa al massimo che è indicata una terapia psichica.
Per quanto riguarda la prognosi invece, essa è quanto mai indipendente dalla diagnosi, né può essere taciuto il fatto che la classificazione delle nevrosi è molto insoddisfacente, ragion per cui una diagnosi specifica ha raramente un significato effettivo.
In genere, basta la diagnosi di “psiconevrosi” in contrapposizione a disturbo organico, senza andare più in là di così.»
(Carl Gustav Jung – Opere, vol. 16. Pratica della psicoterapia)
«In medicina si presume generalmente che la visita del paziente debba condurre per quanto è possibile alla diagnosi della sua malattia e che la formulazione della diagnosi costituisca un dato essenziale e decisivo in vista della prognosi e della terapia.
La psicoterapia fa vistosamente eccezione a questa regola: la diagnosi è in essa un fatto irrilevante, in quanto col dare un nome più o meno indovinato a uno stato nevrotico non si arriva a niente, specie in fatto di prognosi e di terapia.
In lampante contrasto con altri rami della medicina, nei quali una determinata diagnosi è talvolta seguita da una terapia specifica e, per conseguenza, da una prognosi relativamente sicura, la diagnosi di una psiconevrosi significa al massimo che è indicata una terapia psichica.
Per quanto riguarda la prognosi invece, essa è quanto mai indipendente dalla diagnosi, né può essere taciuto il fatto che la classificazione delle nevrosi è molto insoddisfacente, ragion per cui una diagnosi specifica ha raramente un significato effettivo.
In genere, basta la diagnosi di “psiconevrosi” in contrapposizione a disturbo organico, senza andare più in là di così.»
(Carl Gustav Jung, Pratica della psicoterapia)
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Sono assolutamente d’accordo. Vada per la diagnosi in medicina, che, di solito, ed erroneamente, tiene conto solo dell’aspetto fisiologico. Ma in psicologìa, e, più specificamente in psicoanalisi, la diagnosi serve solo ad etichettare la persona, partendo da un pre-giudizio, proprio il fattore principale di cui deve essere libero lo psicoterapeuta.