
Appena uscito da qualche giorno il nuovo numero della rivista “International Journal of Psychoanalysis and Education” (IJPE), con cui il Jung Italia ed Emanuele Casale hanno l’onore di collaborare, e di cui presentiamo, qui, un assaggio del discorso d’apertura del nuovo volume scritto da Rocco Filipponeri Pergola (Editor-in-Chief), psicoterapeuta e docente universitario (Roma, Tor Vergata).
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Non ti accorgi che l’altro è dentro di te?
Pensiero contro il Terrore
(di Rocco Filipponeri Pergola)
[dropcap letter=”I”]l terrore, dall’11 settembre in poi, si presenta come un sintomo di un mondo globalizzato che non è riuscito a venire a patti con il selvaggio e con il barbaro: l’avidità, la cupidigia, lo sfruttamento, la divisione della società in classi, l’appropriazione di ricchezza, la dominazione.
I terroristi generalmente si esprimono in termini religiosi. Il nemico è visto come il “diavolo” e il terrorista si percepisce come l’agente “eroico” del divino. Il criminale cerca il proprio tornaconto personale, mentre il terrorista, in nome di un transpersonale valore collettivo – una religione, un’identità etnica o nazionale, una visione “patriottica”, ecc – sacrifica la propria vita personale al suo, sebbene idiosincratico e perverso, presunto “dio”. Purezza e visione ideativa dell’altro. I membri di un gruppo lasciano che le differenze individuali sfumino nel processo d’identificazione narcisistica l’uno con l’altro, ove la differenza e l’alterità divengo-no l’elemento impuro.
Lo sporco è un fattore che è stato da tempo definito in senso culturale e storico come ciò che si trova nel posto sbagliato e che non può quindi essere per-messo se un modello o un sistema simbolico devono continuare a esistere. L’incertezza, l’insicurezza e l’ambivalenza non possono essere sopportate ma devono essere eliminate come qualcosa di impuro così da poter creare un universo omogeneo e coerente da un punto di vista simbolico.
Ciò avviene soprattutto nell’Islam. Tale fantasia narcisistica di ri-specchiamento e di purezza, provoca un’enorme aggressività persecutoria nei con-fronti del differente che minaccerebbe la coe-sione interna
In alcuni gruppi il “noi” che caratterizza l’appartenenza a una comunità è sostituito dal “noi siamo” che, quasi necessariamente, comporta intolleranza e potenziale violenza rispetto a coloro che appartengono all’altro gruppo. L’ideologia del gruppo definisce ciò che è buono e ciò che è cattivo: le regole del gruppo prendono il posto del Super-Io individuale. Molte ideologie di questi gruppi di adolescenti sono incoerenti e contraddittorie e spesso hanno bisogno che la loro presunta verità venga assicurata attraverso la violenza. L’aggressività e la violenza possono essere incrementate quando parti di se stessi insopportabili, deboli, disprezzate e disperate, emozioni e paure, sono proiettate sull’oggetto esterno, con la necessità di dover essere poi esorcizzate attraverso l’attacco alle vittime. Così lo jiahdista corre il pericolo di perdere completamente qualsiasi contatto in…
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