Una riflessione di Jung sulla necessità di accettare il “conflitto” interiore come parte giusta e inevitabile della vita
Un bellissimo stralcio tratto da una lettera di Jung ad Olga Frobe-Kapteyn, tratto da Carl Gustav Jung a Eranos. 1933-1952
«Pochi giorni prima del Convegno, Jung scrisse a Olga Frobe-Kapteyn, dalla solitudine di Bollingen, una delle sue lettere più significative:

«Cara signora Olga Frobe-Kapteyn,
una parte dell’opus consiste nella comprensione, un’altra nel sopportare e una terza nell’agire.
La psicologia è necessaria solo nella prima parte, ma nella seconda e nella terza il ruolo principale è svolto dalla morale.
La Sua condizione attuale è il risultato di una pressione causata da circostanze inevitabili.
Sono conflitti di doveri, che rendono difficilissimo sia il sopportare sia l’agire.
Il Suo lavoro di una vita per Eranos è stato inevitabile e giusto.
Ciò nonostante, esso è in contrasto con i Suoi doveri di madre, che sono allo stesso modo inevitabili e giusti.
L’uno deve esistere, così come l’altro. Non ci può essere una risoluzione, ma solo un paziente sopportare la coesistenza di opposti che originano entrambi, in fondo, dalla Sua stessa natura.
Lei stessa è un conflitto che infuria in se stesso e contro se stesso, per fondere, infine, nel fuoco della sofferenza le sue sostanze impalpabili, il maschile e il femminile, e formare, così, quel qualcosa di solido e inalterabile che rappresenta il traguardo della vita.
Ciascuno passa attraverso questa macina, consapevolmente o meno, spontaneamente o forzato.
Si è crocifissi tra contrari e consegnati allo strazio fino a quando si forma il ‘terzo conciliatore’.
Non dubiti della correttezza dei Suoi due versanti e, nello stesso tempo, lasci che accada ciò che deve accadere.
Dia ragione a Sua figlia sul fatto che Lei sia una cattiva madre e difenda il Suo dovere materno nei confronti di Eranos.
Non dubiti mai, però, che Eranos sia la cosa giusta e che sia stato in Lei da sempre.
Un conflitto apparentemente insopportabile è la dimostrazione tangibile della correttezza della Sua vita.
Una vita senza contraddizioni rappresenta solo una vita a metà, oppure una vita nell’Aldilà, la quale, però, è destinata solo agli angeli.
Dio, però, ama gli uomini più degli angeli.
Con i migliori saluti, Suo devoto. [C.G.Jung]»
(tratto da Carl Gustav Jung a Eranos 1933-1952 – Antigone Edizioni, p.90)
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