La nascita del fanciullo-puer divino a Natale. Passi scelti di Jung

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puer divino gesù bambino

Natale e la nascita del Puer Divino
(fanciullo divino)

Alcuni estratti dal Libro Rosso di Jung e da alcuni suoi saggi, sulla nascita del fanciullino divino, simbolo del Natale e del bambino Gesù.

Dinanzi a te poni l’uovo, il Dio al suo principio
E guardalo,
E covalo con il suo sguardo di magico calore.
[…] E’ iniziato il NATALE. Il Dio è nell’uovo.
Ho steso davanti al mio Dio un tappeto,uno splendido tappeto rosso d’Oriente.
Egli sia circonfuso dalla fulgida magnificenza della sua Terra d’Oriente.
Io la madre,la vergine ingenua, che ha concepito e non sapeva come
Io sono il padre premuroso che ha protetto la vergine.
Io sono il pastore che ha accolto l’annuncio,mentre di notte attendeva al suo gregge nella buia campagna.
Io sono il sacro bestiame che rimane stupefatto e non può comprendere il divenire di Dio.
Io sono il saggio venuto dall’Oriente, che da lungi ha presagito il Miracolo.
E io sono l’uovo, racchiudo e covo in me il germe di Dio”.
 
(C.G. Jung. Libro rosso – pp. 283-284)
Libro Rosso Uovo
tratta dal Libro Rosso: la nascita dell’Uovo Divino
«…il figlio di uno che ha da venire per annunciare il Padre,
un frutto che è più antico dell’albero su cui è cresciuto. […]
Tu, nuova favilla della fiamma eterna, in quale notte sei nato? […]
L’astro della tua nascita è una stella errante e mutevole.»
(C.G. Jung – Libro Rosso, p.243
«È un sorprendente paradosso in tutti i miti del fanciullo, che il “fanciullo”, mentre è consegnato inerme a nemici strapotenti ed è minacciato dal continuo pericolo dell’annientamento, d’altra parte dispone di forze che superano di gran lunga ogni misura umana.

Questa tesi è strettamente connessa con il fatto psicologico che il “fanciullo” è da una parte “insignificante”, cioè sconosciuto, “soltanto un fanciullo”, d’altra parte però è divino.

Considerato dal punto di vista della coscienza, si tratta di un contenuto apparentemente insignificante che non si supporrebbe portatore di soluzione o addirittura salvezza. La coscienza è completamente presa dalla propria situazione di conflitto e le forze che in questa si combattono le sembrano così potenti che il contenuto “fanciullo” apparso isolatamente non possa essere in proporzione con i fattori della coscienza.

Quindi esso può venire facilmente trascurato e ricadere nell’inconscio. Questo sarebbe infatti da temere, se le cose corrispondessero alle aspettative della coscienza.

Il mito però sottolinea appunto che il caso non è questo, ma che, al contrario, il “fanciullo” ha una forza superiore e riesce a farsi valere ad onta di ogni pericolo e minaccia. Il “fanciullo” esce dal grembo dell’inconscio, come una sua creatura, generata dal fondo stesso della natura umana, o meglio, dalla natura viva in generale.

Egli personifica le forze vitali di là dei limiti della coscienza, vie e possibilità di cui la coscienza, nella sua unilateralità, non ha sentore, e una totalità che abbraccia le profondità della natura. Egli rappresenta la tendenza più forte e più irriducibile di ogni esistente: quella di realizzare se stesso. Egli è un “non poter essere diversamente”, armato di tutte le forze istintive naturali, mentre la coscienza si trova sempre imbrogliata in un supposto “poter essere anche diversamente”.

La tendenza e il bisogno dell’auto-realizzazione è una legge di natura ed è quindi di una forza invincibile, anche se la sua azione, all’inizio, possa sembrare insignificante e inverosimile. Questa forza si manifesta nelle gesta prodigiose dell’eroe fanciullo (…).»
(C.G.Jung – Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, 1941, con K.Kerényi)

«Il fanciullo è quindi anche ‘renatus in novam infantiam’. Egli dunque non è soltanto un essere dell’inizio, ma anche un essere della fine. l’essere dell’inizio era prima dell’uomo, l’essere della fine è dopo dell’uomo. Questa tesi, nel senso psicologico, significa che il “fanciullo” rappresenta simbolicamente l’essere precosciente e quello postcosciente dell’uomo.

(…) Egli è l’abbandonato e l’esposto a tutto, eppure il divinamente potente, l’insignificante e dubbioso inizio e la fine trionfale. L’ “eterno fanciullo” nell’uomo è un’esperienza indescrivibile, un’improprietà, uno svantaggio e una divina prerogativa, un imponderabile che costituisce l’ultimo pregio e spregio di una personalità.»
(C.G.Jung – Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, 1941, con K.Kerényi)

« (…) Il fanciullo emerge come tertium irrazionale.»
(C.G.Jung – Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, 1941, con K.Kerényi)

FINE.

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