Charles Bukowski viene qui descritto in alcuni suoi aspetti da Marwan, poeta contemporaneo spagnolo sempre più acclamato negli ultimi anni grazie al suo recente libro “Tutti i miei futuri sono con te”.
Passo la parola direttamente a lui con queste righe tratte proprio dal suo bellissimo libro.
Buona lettura!
Quando penso a Bukowski me lo immagino da piccolo mentre fa il gioco del mondo all’inferno, lanciando coltelli invece che sassi, un bambino a cui la scriminatura la faceva il diavolo in persona. Suppongo che avesse ereditato quell’inferno interno dai suoi genitori, i quali a loro volta avevano ereditato il loro inferno interno da un sogno americano morto impiccato a una trave.
Nel cuore di Bukowski ululano lupi e suona una strana musica di tubature e molle arrugginite di brande di pensione. La sua era un’infanzia di bende insanguinate buttate a terra, la tenerezza era fuggita con un treno all’alba e forse era sua nonna quella che tra stufati e sguardi al passato gli lavava le camicie pensando che i sogni a volte non sono altro che un espediente da ubriachi che dicono la verità ma non la compiono.
Lo immagino mentre scrive i suoi primi racconti con le unghie sui muri di una cella, ricordando e usando come filo conduttore la zuffa che lo aveva portato in quella galera. Vi si sente odore di urina secca, l’umidità inclemente che impregnava l’anima degli uomini a cui assomigliava più di quanto forse non volesse. Su quegli scritti plana il fallimento come un parapendio su una spiaggia, senza perdere di vista le bagnanti nude, vedendo la bellezza da lontano, vedendo la bellezza irraggiungibile.
Bukowksi ha scritto la biografia di tutti gli ubriachi da quattro soldi, dei figli del nulla, degli uomini per cui un piatto caldo e un sorso di vino era quanto di più simile a un banchetto nuziale conoscessero. Tutte le sue pagine, per come le ricordo, sono impregnate dell’acqua marrone che gronda dai tunnel dell’autolavaggio, sono racconti di pelle carta vetrata. So che ripeteva spesso che lo scritto non era totalmente autobiografico, che altrimenti non sarebbe arrivato alla vecchiaia, ma quel che è certo è che non c’è un’anima che dopo aver letto uno dei suoi libri non si accorga che la parola cirrosi sta a Bukowski come un vestito di Prada a Cristiano Ronaldo.
La sua letteratura sa di contratto a tempo determinato, è letteratura a due dollari l’ora, poesie in cui donne scalcinate ridono con la faccia sgangherata, donne che lasciano che il primo sconosciuto le monti in un bagno allagato. Sono testi in cui due uomini spacciano in un garage e nessuno di loro sa cosa sia il futuro.
C’è anche il Bukowski della risata e nelle poesie si trova anche quello della tenerezza. Ci sono poesie memorabili di questo senso, ma il ricordo che normalmente se ne ha non è questo, bensì quello di un uomo che la vita ha condotto alle periferie di se stesso, trascinandolo talmente in basso che al suo fianco un nano parrebbe un campione olimpionico sul podio. Tutto quel che scrive rimanda a luoghi in cui muore di fame l’innocenza, luoghi in cui bottiglie di whisky rotolano su un rumoroso pavimento di legno, un pavimento che i passi farebbero scricchiolare clamorosamente, un pavimento che non ha mai visto passare sopra di sé nulla che potesse assomigliare alla bellezza.

Ruvido..
Marwan è Molto probabile che tu non abbia un animo tanto sottile da capire la poesia di Bukowski ..saper leggere tra le righe!Urina e ruggine secondo me invece rappresentano la tua di anima..Bukowski era si crudo e pesante a volte ma saper cogliere sfumature così complesse e affascinanti nascoste tra le righe non è Sicuramente alla portata di tutti! Solo chi sa amare Bukowski può arrivare all’anima del suo-messaggio!!
Bello questo articolo, però è come sospeso: chi è stato quindi Bukowski, un poeta o un folle a cui si è dato troppo risalto?
Ho letto tutto di Bukowski, almeno tutto quello che ho trovato in italiano,a parte le sue poesie. Con quelle mi ci devo ancora cimentare, ma questo riguarda tutto il genere poesia, di qualsiasi autore; non ho trovato la chiave, per il momento.
Leggere un libro di Bukowski è come aprire la finestra e vedere la scena che descrive; aprire un suo libro è come cascarci dentro: non sono mai riuscito a chiuderne uno senza prima averlo terminato.
E scopri di volergli bene.