“L’attimo fuggente” (Dead Poets Society, 1989)
Una recensione psico-pedagogica del film a partire da Henry David Thoreau (di Cesare Catà)
«Venite amici, che non è tardi per scoprire un nuovo mondo. Io vi propongo di andare più in là dell’orizzonte, e se anche non abbiamo l’energia che in giorni lontani mosse la terra e il cielo, siamo ancora gli stessi. Unica, eguale tempra di eroici cuori, indeboliti forse dal fato, ma con ancora la voglia di combattere, di cercare, di trovare, e di non cedere.»
(A.L. Tennyson)
(di Cesare Catà)
Uno dei versi più celebri di Whitman – Oh Captain, my Captain! –, tratto dal componimento che il poeta dedicò ad Abraham Lincoln, costituisce il leitmotiv del film del 1989 The Dead Poets Society, distribuito in Italia come L’Attimo fuggente.
La pellicola rappresenta un affresco commovente e bellissimo degli ideali di Thoreau e della filosofia trascendentalista.

Ambientato nel medesimo New England di Emerson e Thoreau negli anni ’50 del Novecento, e dunque circa novant’anni dopo la nascita e lo sviluppo del movimento, il film racconta la storia di un professore di letteratura bravissimo e anticonformista, Mr. John Keating, il quale riesce a conquistare, con un metodo didattico completamente fuori dagli schemi, il cuore dei suoi studenti, nell’ambito di un ambiente ultraconservatore come un college d’eccellenza nel New England di metà Novecento.
Il Professor Keating – che nella pellicola ha il volto di un ispiratissimo Robin Williams, forse nel suo ruolo più memorabile – sconvolge i suoi ragazzi quando, alla prima lezione con loro, li conduce fuori dall’aula per andare a osservare le vecchie foto di studenti degli anni passati, ormai vecchi o defunti.

“Credete che abbiano aspettato troppo a lungo per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale?”,
chiede Mr. Keating ai ragazzi. E magicamente li esorta:
“rendete straordinaria la vostra vita…”
Nel corso del film, in cui le lezioni di Mr. Keating si contrappongono, per entusiasmo e bellezza, al rigido estabilishment scolastico-familiare in cui i ragazzi sono immersi, il professore citerà più volte, esplicitamente, sia Thoreau che Whitman.
I principi pedagogici che egli trasmette sono quell’essenza della filosofia trascendentalista che Bronson Alcott aveva teorizzato alla base dell’educazione dei ragazzi:
- libero pensiero,
- individualismo,
- anticonformismo,
- crescita e sviluppo di sé,
- spirito critico nei confronti delle istituzioni e delle imposizioni.

Il titolo originario del film, Dead Poets Society, si riferisce al circolo che – sfidando regolamento e disciplina – i ragazzi della classe di Keating fondano a emulazione del loro Professore.
Non un semplice circolo di lettura, ma una “cenacolo di Romantici”, il cui scopo è “let the poetry drop from out tounges like honey”, ovvero
assaporare sulla lingua la dolcezza dei versi.
Riconosciamo, qui, la visione trascendentalista della letteratura, alla quale si affida un portato mistico e salvifico, in grado di elevare, come disse Emerson, lo stato ontologico dell’essere umano.
Si tratta del medesimo credo che il professore trasmette ai suoi ragazzi quando, in un passaggio di una lezione, dice loro:
“qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo. Medicina, Legge, Ingegneria, sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, il Romanticismo, l’amore: sono queste le cose che ci tengono in vita”.

In una delle scene più emblematiche del film, vediamo Keating ergersi in piedi sulla cattedra di fronte ai suoi studenti sbigottiti. Li invita a fare lo stesso, affinché “vedano il mondo da un’altra angolazione”.
Keating cita la massima tratta da Walden:
“Molti uomini hanno vita di quieta disperazione”
e dice ai suoi studenti: “non rassegnatevi a questo!”.
L’oraziano carpe diem, che suona in inglese “seize the day”, al centro della sceneggiatura, non è che un motto atto a richiamare il più profondo spirito della filosofia di Henry David Thoreau.
Significativamente, ad apertura delle riunioni della Dead Poets Society, uno dei membri, lo studente Neil Perry, legge un estratto preso ancora da Walden:
“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, per non scoprire in punto di morte, che non avevo vissuto.”

“Succhiare tutto il midollo della vita” è l’ideale che guida il pensiero di Thoreau, che anima il suo rapporto con la Natura (‘i boschi’) di fronte alla inautenticità della vita “urbana”.
Keating insegna ai suoi studenti questo amore incondizionato per la libertà 🔎, questo desiderio di “live deriberately”, a ogni costo.
Ma si tratta – e il film mostra potentemente questo aspetto sinistro – di un’idea pericolosa.
La traduzione pedagogica degli ideali di Thoreau proposta da Bronson Alcott non era priva di rischi, come ben sapeva la società del New England che in ogni modo ne impedì la diffusione.
Nell’evolversi della trama di Dead Poets Society (L’attimo fuggente), mentre cresce l’entusiasmo degli studenti per Mr. Keating e per le sue idee, osserviamo gli eventi precipitare: Neil Perry, il suo studente migliore, non vorrà più accettare le imposizioni paterne e giungerà a togliersi la vita, pur di non abbandonare il suo sogno di recitare; il ribelle e brillante Charlie Dalton sarà espulso dalla scuola; e lo stesso Keating, capro espiatorio per gli scandali accaduti, sarà licenziato con disonore dal college.
Questo epilogo – al pari della morte di Chris Mc-Clandess tra i boschi dell’Alaska (ve lo ricordate? Nel film Into The Wild, tratto dal suo stesso libro) – tradisce con forza come la rivolta trascendentalista contro il mondo possegga esiti potenzialmente fatali.

Opporsi a tutto e a tutti in nome dell’autenticità dell’esistenza potrebbe non portare altro che dolore, solitudine, rassegnazione.
È questo il grande pericolo del Trascendentalismo. Poiché il Trascendentale, infine, non è un luogo “abitabile”.
Lo stesso Thoreau, se ne osserviamo la breve vita, potrebbe apparire come un uomo non realizzato, infelice, irrisolto, che tanto in ambito lavorativo che affettivo non ebbe a raccogliere quasi nulla dai suoi sforzi immani, se non una serie di tonanti fallimenti.
Ma, d’altronde, questo è spesso il destino degli eroi – e, quasi sempre, quello dei ribelli. E il pensiero di Thoreau è una filosofia ad uso esclusivo dei ribelli.

Nella scena finale de L’Attimo Fuggente, vediamo il Professor Keating lasciare per sempre la sua classe, mentre le lezioni di letteratura vengono riprese ad interim dal rigidissimo preside Nolan.
Nel momento in cui lascia la classe, il preside fa leggere ai ragazzi quella stessa pagina critica che Keating aveva fatto strappare via agli studenti, per far capire loro che la poesia non è roba da critici o da accademici, bensì un’esperienza vitale che nutre lo spirito dell’uomo, e lo trasforma in qualcosa di migliore.
Tutto sembra essere stato inutile. L’istituzione e il conformismo vincono. Mentre i banchi di Neil, morto, e di Charlie, espulso, sono vuoti, e Todd – studente che grazie a Keating ha davvero “scoperto la propria voce”, uscendo dall’isolamento e scoprendo le proprie potenzialità – ansiosamente freme nel vederlo andare via come l’unico colpevole di quanto è accaduto, un alone di gravità e tristezza immani incombe. Gli ideali thoreauiani di Keating non sembrano aver portato se non dolore e sfacelo.
Ma poi accade qualcosa…
In una delle scene più toccanti della storia del cinema, vediamo gli studenti, uno ad uno, alzarsi in piedi sui propri banchi, e salutare il loro Professore con l’amato verso di Whitman:“Oh Captain, My Captain”.
Il preside intima loro di sedersi. Ma i più non ascoltano. Osano infrangere il conformismo. Osano mettersi in piedi sul banco. Mr. Keating li guarda, commosso.
Un’immagine che si imprime nella sua mente per sempre, donando senso a tutto ciò in cui crede.
Recita la sceneggiatura: “Keating si ferma sulla soglia della porta, guardando i suoi ragazzi con meraviglia. Un sorriso gli nasce sul viso…”
E poi si rivolge loro: “Thank you, boys. Thank you”.
Quei ragazzi, quei ragazzi che si sono alzati in piedi, mentre altri sono pavidamente rimasti seduti, sono divenuti uomini.
La loro non sarà, non potrà mai più essere, una vita di quieta disperazione.
FINE.

(Cesare Catà)
Porto San Giorgio, nella Marca di Fermo,
l’11 Aprile del 2014
CITAZIONI tratte dal film:
- John Keating, dalla sua stanza, entra in classe fischiando, per poi uscire dalla porta dell’aula. I ragazzi rimangono sbalorditi, lui rientra e li chiama fuori, mettendoli davanti alle bacheche con foto di vecchi studenti della scuola.
“CARPE DIEMOh Vergine, cogli l’attimo che fugge
Cogli la rosa quand’è il momento, che il tempo, lo sai, vola
E lo stesso fiore che sboccia oggi domani appassirà.Cogli l’attimo, cogli la rosa quand’è il momento. Perché il poeta usa questi versi?
Perché siamo cibo per i vermi, ragazzi, perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza, un giorno, smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà.
Adesso avvicinatevi tutti e guardate questi visi del passato, li avrete visti mille volte ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, stesso taglio di capelli, pieni di ormoni, come voi, e invincibili, come vi sentite voi. Il mondo è la loro ostrica, pensano di essere destinati a grandi cose, come molti di voi, i loro occhi sono pieni di speranza, proprio come i vostri.
Avranno atteso finché non è stato toppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale?
Perché vedete, questi ragazzi, ora, sono concime per i fiumi, ma se ascoltate con attenzione li sentirete bisbigliare il loro monito.
Carpe Diem, cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita…”
- Keating dice ai ragazzi che la lezione tratterà di Shakespeare. Tutti sbuffano. Ma lui dimostra loro come può essere diverso visto da un altro punto di vista.”Perché sono salito qua su?Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse…e il mondo appare diverso da quassù [..]
È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva, anche se può sembrarvi sciocco o assurdo ci dovete provare.
Ecco, quando leggete, non considerate soltanto l’autore, considerate quello che voi pensate, figlioli dovete combattere per trovare la vostra voce, più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio di non trovarla affatto.
Thoreau dice “molti uomini hanno vita di quieta disperazione”, non vi rassegnate a questo, ribellatevi, non affogatevi nella pigrizia mentale, guardatevi intorno, osate cambiare, cercate nuove strade…”
Son una pedagogista..insegnante in pensione….ed il commento al film mi è piaciuto anche se molte cose positive si potrebbero aggiungere sulla didattica e sugli effetti sul metodo di apprendimento….
Sogno, vivo, faccio….grazie
Bellissimo;sono 40 anni che mi occupo di formazione-ultimamente a titolo gratuito-e,quando devo andare a fare lezioni,la notte non riesco a dormire per l’ansia di andare in aula e poter stare con i “miei”ragazzi;loro non lo sanno ma,in realtà, sono io che a 70 anni continuo ad imparare un sacco di cose da loro!!!!!
La scuola: l’avventura più bella della mia vita!
Grazie Emanuele per questo articolo, bellezza!