Cari Junghiani e non!
eccoci di nuovo con l’attesissimo nuovo numero della rivista di psicologia L’Anima fa Arte, e da oggi partiamo col primo articolo scritto direttamente da Michele Mezzanotte!
Qual è il tema scelto per questo numero? Semplice quanto complesso, inafferrabile, impalpabile, che evapora…
☁ LE NUVOLE!!! ☁
Se ti stai chiedendo “Emanuè, ma ora le nuvole cosa diavolo c’entrano con la psicologia?”…
… sappi che me lo sono chiesto anch’io all’inizio quando l’amico Michele Mezzanotte (dell’Anima fa Arte) mi ha chiesto di scrivere un articolo per questo nuovo numero, ma…
Ma poi, come spesso accade, non ci rendiamo mai conto di quanto qualcosa che vediamo da sempre, ogni giorno, come le nuvole, sia in realtà un simbolo e una parte della natura che è strettamente collegato alla nostra stessa psiche, che è la nostra stessa psiche…
Vi anticipo solo che è uscito fuori questo nuovo numero di rivista del tutto inaspettato, curioso e ricco di articoli provenienti da forti immaginari psichici archetipici, personali e… nuvolosi! ☁
Scopriamo insieme il perché con questo interessante articolo dello psicoterapeuta Michele Mezzanotte!
BUONA LETTURA!
[ ❗PS: di seguito un’anteprima dell’articolo. Per leggerlo tutto intero, e per tutti gli altri della rivista, puoi scaricarlo qui dall’Anima fa Arte
❗ Qui invece il link all’Anima fa Arte, dove puoi iscriverti per ricevere gratuitamente i nuovi numeri! ]

Puntini di sospensione
«I puntini di sospensione
lasciano all’immaginazione
tutto ciò che è intenzione,
intenzione dell’autore e deduzione del lettore
che se ben leggerà
di certo capirà.»
(Ferrario, 2007)
– Articolo di Michele Mezzanotte –

C’era una gran confusione nella mia pagina word.
Numerose volte ho cominciato l’articolo sulle nuvole, ma l’ho dovuto sospendere altrettante. Così ho scritto diversi spunti, senza riuscire a buttare giù niente di organico.
Cercavo le nuvole dentro, fuori e accanto a me, ma non le trovavo. Sono rimasto sospeso insieme ad esse tra cielo e terra.
Mentre leggevo mesi fa un libro di Pessoa, ho incontrato un passo sulle nuvole abbastanza lungo, che quindi non riporto qui per intero altrimenti scriverebbe lui l’articolo per me.
C’erano diverse immagini che accompagnavano le nuvole: il passaggio, la consapevolezza, l’inquietudine, la totalità, l’immaginazione, il ponte tra cielo e terra, la coscienza.
Così ogni volta iniziavo un nuovo articolo per poterne parlare. Tuttavia mi sentivo insoddisfatto come se ci fosse qualcosa che mi stesse sfuggendo.
A distanza di tempo mi si è “accesa” la famosa lampadina archemidea.
In questo passo, il poeta portoghese, inizia diverse frasi con la parola nuvole seguita dai puntini di sospensione.
Nuvole…
Nuvole… Oggi sono consapevole del cielo
Nuvole… Sono loro oggi la principale realtà
Nuvole… Corrono dall’imboccatura del fiume verso il Castello
Nuvole… Esisto senza che io lo sappia e morirò senza che io lo voglia.
Nuvole… Che inquietudine se sento
Nuvole… Continuano a passare
Nuvole… Mi interrogo e mi disconosco
Nuvole… Esse sono tutto
Nuvole… Sono come me un passaggio figurato tra cielo e terra
Nuvole… Continuano a passare
Dopo aver letto più volte il passo di Pessoa e averlo lasciato depositare dentro di me, ho capito:
le nuvole, per Fernando Pessoa, sono quei puntini di sospensione.
Ed è per questo motivo che mi sono trovato più volte a sospendere l’articolo. Ero esattamente all’interno delle nuvole e non me ne ero accorto perché pensavo alla ricerca compulsiva di un significato guardando fuori di me.
Essere nuvole significa essere sospesi. A prescindere da tutto ciò che possiamo dire o immaginare sulle nuvole, esse sono Sospensione.
Così ho iniziato ad analizzare l’immagine dei puntini di sospensione per comprendere le Nuvole.
Dal dizionario Treccani ho appreso che i puntini di sospensione si usano per segnalare che il discorso viene sospeso, in genere per imbarazzo, per titubanza, o per allusività. Inoltre i puntini di sospensione devono essere sempre tre.
I tre puntini eludono, non dicono, accennano, spezzano… sospendono appunto. Imbarazzo, titubanza e allusività sono tre dinamiche proprie delle nuvole sospese.
Imbarazzano quando impediscono di guardare oltre; sono titubanti quando viaggiano e si trasformano a seconda delle esigenze dei venti; infine sono allusive quando ci permettono, guardandole, di immaginare diverse forme (quella nuvola assomiglia ad un cane, quell’altra ad una sirena…).
Una domanda che mi è sorta spontanea è: Perché i puntini di sospensione sono proprio tre?
Non due, nè quattro, nè un altro numero. Ho cercato su alcuni testi e su internet ma non ho trovato nulla. Allora mi sono tuffato nel simbolismo del numero Tre.
Il tre è il numero della perfezione in molte culture. Per i celti è il numero perfetto, manifestazione del Dio unico. In Cina c’è l’Hung, ovvero la triade che rappresenta Cielo, Terra e Uomo. Nel cristianesimo ovviamente abbiamo la trinità: Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo. Il tre è un numero che vuole far superare il punto di vista del doppio creando il terzo.

Come è possibile che le nuvole sono tre? Vedremo più tardi che è proprio nella sospensione che le nuvole rappresentano la trinità intesa come superamento del due.
Poi ho scoperto che la terza lettera dell’alfabeto ebraico è Ghimel, la cui funzione è rotazione, vita, dinamismo ed evoluzione. Le nuvole stesse sono movimento, passaggio e migrazione ai voleri delle divinità del vento.
C’è Gimel nell’alfabeto Fenicio, ovvero un cammello. Etimologicamente l’animale che cammina, che avanza, senza sosta e per lunghe distanze proprio come le nuvole. Inoltre se pensiamo al cammello pensiamo alle sue gobbe che fungono da riserva di cibo e acqua. E incredibilmente anche le nuvole sono “accumulatrici” di energie acquatiche, anzi sono l’accumulo stesso di quelle energie. La sospensione stessa “accumula” tensioni, emozioni e silenzi.

Se il tre è il numero della perfezione, la sospensione è perfezione. La vita è sospensione tra il mondo prima della vita e il mondo dopo la vita, tra il cielo e la terra, ed è perfetta così.
Nell’Iran mazdeo e sciita esiste un regno delle forme sospese che si trova proprio nel mezzo tra cielo e terra, proprio come le nuvole. Questo mondo si chiama Hurqalaya, Mundus Immaginalis o il mondo delle forme sospese. Le nuvole sono proprio forme sospese.
È un mondo intermedio tra il mondo dell’Intelligenza (cielo) e il mondo dei sensi (terra); il suo piano ontologico è al di sopra del mondo dei sensi e al di sotto del mondo intelligibile; è più immateriale del primo, meno immateriale del secondo. È un mondo in cui esiste la totalità delle forme e delle figure, delle dimensioni e dei corpi, con tutto ciò che vi è connesso: movimenti, quiete, posizioni, configurazioni, ecc., tutte sussistenti per se stesse, “sospese”, vale a dire senza essere contenute in un luogo nè dipendere da un sostrato.

L’etimologia della parola sospsendere è sus-pendere: pendere in alto. Metaforicamente indica un qualcosa che è trattenuto dal cadere.
La domanda psicologica che possiamo porci ora, dopo aver esplorato le immagini delle nuvole è:
Quando ci sentiamo come nuvole?
Siamo come nuvole quando ci sentiamo sospesi tra cielo e terra. Condannati a non poter cadere mai. Sospesi nell’attesa di un evento o di una notizia. Sospesi nella vita stessa come abbiamo visto prima, tra la nascita e la morte.
Siamo nuvole quando in questa sospensione “accumuliamo” tensioni o energie propositive.
Siamo nuvole quando mutiamo forma e quando immaginiamo forme diverse.
Siamo nuvole quando viviamo la vita stessa, ovvero quando siamo di passaggio e osserviamo lo scorrere immobile del mondo sottostante.
Siamo nuvole quando non…
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