È la prima volta che scrivo una lista di libri che non sia una guida ad un certo argomento (come ad esempio la lista dei 10 libri fondamentali di psicologia analitica).
Questa vuole essere una lista di libri adatti dunque al “regalo”, al “dono”… e non solo libri di psicologia!
Per cui è inevitabile che i titoli saranno scelti in base ai miei gusti personali, in base ai libri che ho letto nell’ultimo periodo o negli anni, di cui ho fatto qui appositamente una cernita. Per alcuni di essi infatti ti racconterò come è iniziato l’incontro… 🙂
Tuttavia ho scelto quei libri che possono a mio avviso anche essere un buon regalo per l’altro, insomma, libri “regalabili” per così dire.
Non mi dilungo… e
BUONA LETTURA!
1 La forza del carattere (James Hillman)

“Il carattere è il tuo destino” (Eraclito)
Uno dei più famosi saggi di J.Hillman, sul tema del “Carattere”. Di piacevole lettura e adatto sia per i neofiti, i curiosi, che per gli addetti.
Che cos’è il carattere? E che relazione ha con l’età, con il nostro sviluppo e la nostra vecchiaia?
[ 🔎 Sul tema vecchiaia-morte-carattere ho già scritto un post qui: Continuiamo a vivere nelle immagini che lasciamo agli Altri: durano oltre la morte (James Hillman) ]
Il carattere è quanto persiste in un individuo, le abitudini prescelte che modellano chi essenzialmente siamo anche mentre ciò che in noi non è essenziale segue un costante processo di cambiamento e, infine, di decadimento. Il carattere è quanto siete nella vostra essenza, quando molto di ciò che è superficiale ed effimero è stato spazzato via. Comprende la vita interiore e l’esistenza esteriore, ma si rivela al meglio nelle molte cose che fate, in particolare in quelle piccole, che fate senza pensarci troppo.
In relazione al procedere dei nostri anni nel tempo, al nostro “invecchiamento”, Hillman ci dice:
Invecchiando io rivelo più carattere, non più morte
Non sempre è giusto cedere al fascinoso luogo comune secondo il quale chi muore giovane è caro agli dei, perché “così come il carattere guida l’invecchiamento, l’invecchiamento guida il carattere”. La senilità, quindi, non è un caso, né una dannazione, né l’abominio di una medicina moderna devota alla longevità, ma la condizione naturale e necessaria affinché si verifichino l’intensificazione e la messa a punto del nostro carattere, ossia della forma del nostro durare.
Ma anche se il carattere sopravvive per immagini, invecchiare è una forma d’arte che ogni essere umano deve affrontare perché la vecchiaia si configuri come una “struttura estetica” che permetta di svolgere il ruolo archetipico di avo cui ogni anziano è chiamato.
2 Le parole che ci salvano (Eugenio Borgna)

La parola è memoria, ed è speranza, nel cuore. (E. Borgna)
È un libro del grande psichiatra Eugenio Borgna che ho comprato da pochissimo in preda ad un raptus libromaniac.
La convenienza di questo libro è che quest’edizione appena uscita raduna ben 3 libri in 1 dello stesso Borgia, che sarebbero: “La fragilità che è in noi”; “Parlarsi”; “Responsabilità e speranza”.
Un estratto dalla prefazione
«C’è bisogno di parole che riscaldino la nostra vita. Le emozioni anelano ad essere espresse e ad essere comunicate, a non essere tenute nascoste, perché, come diceva William Shakespeare nel Macbeth, spezzano il cuore se non sono portate alla luce del linguaggio, del linguaggio delle parole e del linguaggio del corpo vivente, del volto e degli sguardi, delle lacrime e del sorriso.
Le parole, queste creature viventi, sono di una radicale importanza nel creare ponti di comunicazione fra chi parla e chi ascolta, fra chi cura e chi è curato, o nell’inaridirli, e nello spegnerli. (…)
Ci sono parole che curano, e parole che salvano la vita, ma ci sono anche parole che accrescono queste ferite, che non di rado fanno sanguinare il cuore (…).
Le parole hanno una superficie, e hanno una profondità, l’una visibile, e l’altra invisibile, che solo la intuizione, la conoscenza emozionale, riesce a cogliere nella loro parabola semantica. Non si sanno scegliere le parole che curano, e le parole che salvano, se non si è capaci di introspezione e di immedesimazione che consentono di riconoscere di quali parole abbiano bisogno le persone, sane o malate…
Vorrei rinascesse infine l’immagine di una psichiatria che sia apertura all’altro, e sempre riconosce la dignità alta e inalienabile della sofferenza umana.
Una bellissima poesia di Emily Dickinson sulla fragilità e sulla misteriosa durata delle parole mi consente di concludere queste mie riflessioni.
Una parola muore
appena è detta
dice qualcuno –
Io dico che comincia
appena a vivere
quel giorno.
La parola è memoria, ed è speranza, nel cuore.»
(E.Borgna, Milano 2009)
Le parole che usiamo ogni giorno possono ferire, ma possono anche essere scialuppe in un mare in tempesta; ponti invisibili verso destini comuni.
Nella nostra quotidianità siamo continuamente chiamati ad ascoltare le speranze e le angosce degli altri. Ma come possiamo trovare le parole giuste per rispondere; le parole che salvano e creano relazioni vere?
Eugenio Borgna in queste pagine ci indica una via da seguire per entrare realmente in contatto con gli altri. Per fare in modo che le loro parole non cadano nel vuoto e che le nostre servano davvero; mettendo in gioco nel dialogo tutte le emozioni di cui siamo capaci.
Perché comunicare non significa rispondere a una mail o a un messaggio, ma condividere la nostra intimità con quella di altri. Solo in questo modo la comunicazione non resterà un gesto tra tanti, ma diventerà un gesto di cura. Un gesto che mai come oggi è tanto necessario e urgente fare.
3 Padri e Madri (A.Vitale; M.Stein; P.Berry; Hillman)

Dentro ognuno di noi vivono UN padre e UNA madre, ancor prima – e nonostante – di avere il padre e la madre che conosciamo nella realtà: questo Padre e Madre interiori sono archetipi, ovvero funzioni psichiche importantissime per il nostro sviluppo e la nostra vita. (Emanuele Casale)
Questo bellissimo saggio in realtà è una raccolta di 4 contributi scritti da alcuni dei più grandi analisti junghiani attorno al tema “Padri e Madri”, sia in senso psicoanalitico che in termini archetipici e mitologici.
I saggi all’interno che troverai sono i seguenti:
- L’archetipo di Crono-Saturno (Augusto Vitale)
- Il padre divoratore (Murray Stein)
- La mancanza che fonda (Patricia Berry)
- La madre cattiva (James Hillman)
La psicologia analitica non cesserà mai di parlare di madri e padri, poiché essi appartengono alla mitologia dell’inizio, a quell’esperienza originaria che solo il racconto immaginale (mythos) ci permette di rivivere.
Parlare di padri e di madri vuoi dire parlare degli inizi della vita umana, e non ne possiamo parlare se non attraverso i miti, che per lo più raccontano inizi difficili. Del resto anche la religione cristiana non parla certo di inizi facili.
La vita comincia con la caduta, con la lontananza da Dio, con il partorire con dolore e guadagnarsi il pane col sudore della fronte. E con il fratricidio. (…) Se proviamo a pensare ai saggi racchiusi in questo libro non come a saggi separati, ma come ad angolazioni diverse sulle vicende della nascita, della crescita, delle relazioni tra genitori e figli, delle lotte per la sopravvivenza e della paura della morte, possiamo assistere a una grande rappresentazione in cui si intersecano gli eventi psichici che legano padri, madri e figli, eventi che avvengono tuttora e il cui vissuto viene raccontato da coloro che varcano la soglia della stanza dell’analisi.
PS: al riguardo ti segnalo anche un libro uscito di recente e anch’esso ricco di contributi di più autori, si chiama “Essere un padre”, è stato redatto dall’amico e psicoterapeuta Michele Mezzanotte e raduna tutti gli originali contributi derivanti dal convegno svoltosi a Chieti nel 2016 proprio sul tema “Padre”.
4 Introduzione alla psicologia analitica. Le conferenze di Basilea, 1934 (Jung)

Sicuramente ci sono persone che non temono di affermare: “L’inconscio non ha segreti per me; lo conosco come le mie tasche!”. Io rispondo loro: “Lei ha forse percorso tutta la sua coscienza, ma ignora completamente il suo inconscio, poiché l’inconscio è veramente inconscio; esso è precisamente ciò di cui non siamo informati.
Questo libro è stata la novità dell’anno nel panorama della psicologia moderna!
Sono delle meravigliose e penetranti conferenze di Jung attorno ad alcuni principali temi della psicologia complessa.
Ebbi la fortuna di leggerle inedite circa due anni fa, prima della loro uscita, grazie alla curatrice (la dott.ssa Elena Caramazza dell’Aipa).
Di cosa parlano queste conferenze?
Innanzitutto la prefazione della Caramazza mi rapì subito per la complessità con cui abbracciava il contenuto che poi avrei letto nel testo, una di quelle rare prefazioni fioriere di intuizioni e che ti lascia un bagaglio di conoscenze e accorgimenti qui e lì di tutto valore.
Qui Jung a grandi linee e con toni molto meno formali ma non per questo meno preciso (essendo conferenze tenute dal vivo) tocca diversi temi cardine della psicologia complessa, tra i quali:
- complessi a tonalità affettiva;
- intermittenza e continuità della coscienza/inconscio;
- energetica psichica;
- associazioni verbali;
- sistemi familiari;
- approccio ai sogni ed esempi pratici;
- tipologia psicologica;
- mitologia comparata alla psicologia e relativi casi clinici.
Qualcuno potrà chiedersi: ma cos’hanno di particolare rispetto alle altre conferenze sempre di Jung tenute alla Tavistock? E rispetto alla già sua esistente Opera?
Hanno qualcosa in più per via del fatto che Jung lascia nello spazio tra un concetto e l’altro alcune intuizioni feconde quasi irrintracciabili in altre parti della sua opera. Questo, almeno personalmente, è andato a ri-accendermi un’antica curiosità circa tutto quel materiale ancora tutt’oggi inedito che lui ha lasciato, su tematiche e fenomeni che probabilmente lo premevano molto e che ha magari approfondito “dietro le quinte”…
5 Riprendere i sensi (Jon Kabat-Zinn)

Wu Wei (non fare), uno degli insegnamenti orientali più fraintesi nel mondo occidentale: non inattività ma azione «che va nel verso delle cose»; l’abbandono dell’abitudine di opporre alle vicende e alle persone la propria volontà disarmonica, discriminante e personalistica per imparare a vedere il flusso delle cose nel loro insieme e apportarvi il proprio contributo armonioso, nel tempo e nel luogo opportuni – p.35)
Malgrado il titolo apparentemente new age e semplicistico (le librerie sono piene di questi reparti oggi!) in realtà è questo un libro che ho trovato davvero molto valido, sia sul piano teorico ma anche pratico (ci sono diversi esercizi di meditazione/visualizzazione all’interno)
Cosa mi ha convinto a comprarlo? L’autore! Si, perché sapendo che per questioni editoriali di marketing spesso i titoli devono – purtroppo – essere fatti in un certo modo, allora vado sempre a ricercare info sull’autore…
Jon Kabat-Zinn è infatti un’autorità nel mondo della clinica e non solo in america!
Fondò nel 1979 la Stress Reduction Clinic all’Università della Massachusetts Medical School, e qui sviluppò il programma chiamato Stress Reduction and Relaxation Program (Programma per la Riduzione dello Stress e per il Rilassamento), basato su un adattamento terapeutico dei concetti del buddismo Zen; in seguito il corso, di otto settimane, venne chiamato Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR) – Riduzione dello Stress attraverso l’Attenta Consapevolezza – , dove l’elaborazione dei principi buddisti fu proposta con un approccio più scientifico.
Il MBSR è ormai un protocollo/metodo diffuso in tutto il mondo anche nel campo clinico-psicoterapico.
Di cosa parla il libro?
In questo suo nuovo libro, Kabat-Zinn intende fornire il testo di riferimento, nella nostra epoca, sulla relazione fra consapevolezza e benessere fisico e spirituale, prendendo in esame i misteri e le meraviglie della nostra mente e del nostro corpo e descrivendo modi semplici e intuitivi per arrivare, tramite i sensi, a una comprensione più profonda della nostra bellezza, del nostro genio e del percorso che scegliamo per la nostra vita in un mondo complicato, dominato dalla paura e in rapido mutamento. In ognuna delle otto parti del libro, Kabat-Zinn esplora un aspetto di quella grande avventura che è guarire noi stessi e il nostro mondo con la pratica di consapevolezza, concentrandosi sui panorami sensoriali della nostra vita.
6 La felicità è qui. Domande e risposte sulla vita, l’amore e l’eternità (Raffaele Morelli con Luciano Falsiroli)

E noto che mentre prima la contraddizione mi faceva soffrire, oggi mi allarga lo sguardo, mi offre una visione più ampia. (Morelli – p.113)
Quando lessi questo libro lo iniziai senza troppe aspettative… ma dovetti ricredermi. Per me questo è uno di quei pochi libri da poter regalare davvero a chiunque e con cui fai sempre “colpo sicuro”!
È accessibile a tutti, non scontato nel trattare e rispondere a domande di rilievo che l’intervistatore pone a Morelli.
A volte andiamo molto lontano da noi stessi, così lontano da non sapere più chi siamo. Ma in questo andare lontano c’è forse tutta l’essenza dell’uomo. Scappa, fugge per ritrovarsi migliore. Andando lontano torniamo a casa. (Morelli – p.65)
Non è il solito libro di Morelli, è un libro-intervista dove lui risponde a delle domande molto significative. Anche nei contenuti troviamo un Morelli da cui emerge tutto il suo spessore intellettuale, di uomo e di psicoterapeuta. (si, perché per chi non lo sapesse Morelli non è solo il signore psicologo che va in tv a dire cosette alla portata di un pubblico medio italiano ignorante, è un medico psichiatra che è stato capace di fondare la prima scuola di formazione psicoterapia junghiana ad indirizzo psicosomatico! E non solo…)
Noi conosciamo veramente poco. Cioè si nascondono in noi segreti grandiosi…Jung diceva una cosa bellissima: “Non siamo noi che abbiamo segreti, sono i segreti che custodiscono noi”. Sono i segreti che gestiscono noi. Sono loro che sanno. (Morelli – p.58)
Qui riassunte alcune delle domande poste a Morelli nel libro:
Che cosa vuol dire davvero accettarsi? Come si difende la salute del corpo, e quella della mente? Cosa dobbiamo fare quando i pensieri ci investono a stormi impazziti? La solitudine è più una risorsa o una condanna? Come vanno vissute le sconfitte in amore? Insegnano qualcosa o fanno solo soffrire? Invidia, gelosia, avarizia, lussuria: come dobbiamo comportarci coi nostri vizi? Qual è il modo migliore per educare un figlio? Come affrontare la vecchiaia? E la morte? Cosa conta poi alla fine nella vita?
7 Il vecchio stolto e la corruzione del mito (Adolf Guggenbuhl-Craig)

Ho comprato alcune settimane fa questo libro per “necessità”. A fine novembre sono stato ospite come relatore al convegno WAL sulla creatività e terza età, e quindi come non comprare un libro di un grande autore così controcorrente sul tema vecchiaia?
Ma non parla solo di questo, bensì anche di “vecchi falsi miti” a cui Guggenbuhl è pronto a interpellare per sfatarli e ridimensionarli
Risulta una lettura piacevole e poco impegnativa, grazie al linguaggio utilizzato da Guggenbuhl, che ricordiamolo, è stato un importante psichiatra e analista junghiano, allievo di Jung e successivamente presidente dello Jung Institute di Zurigo.
Sono stato ispirato da questo libro anche perché sapevo che dentro l’autore sviluppasse una de-mitizzazione, per così dire, di alcuni falsi miti che girano attorno alla figura del vecchio: come ad esempio il falso mito del vecchio saggio: chi ha detto infatti che i vecchi sono tutti saggi?
Diceva il Buddha: “Non bastano i capelli bianchi per fare di un vecchio un saggio”.
Di cosa parla il libro?
I percorsi dell’anima si manifestano attraverso simboli e racconti, attraverso il mito. Ma i miti possono deformarsi e corrompersi, ammalarsi, degenerare in luogo comune e in facile ideologia. Un mito si corrompe – sostiene Guggebühl-Craig – quando la sua “verità” diventa unilaterale, non integrata dalla verità opposta.
In questo volume, dove l’autore sembra conversare direttamente con il lettore, si parla di alcuni miti del nostro tempo: l’uguaglianza, il nazionalismo, il progresso, ecc. – fino al mito del vecchio saggio, è anch’esso corrotto e dannoso. È allora salutare volgere lo sguardo verso il suo opposto, il vecchio stolto e un po’ buffone, felice nella sua libertà di non capire, di sbarazzarsi di ogni potere e obbligo sociale. Solo la “stoltezza”, suggerisce l’anziano psicologo, può rendere sana e gioiosa la vecchiaia.
8 Zhuang-Zi (Chuang-Tzu)

Non ci avvicineremo mai alla verità finché sapremo parlarne (Chuang Tzu)
“Ogni esistenza ha il suo cielo; ogni ricerca la sua luce.”
Un libro di saggezza antica cinese, intramontabile e uno dei capisaldi della cultura umana.
Lo comprai quando avevo 16 anni (si lo so, non c’avevo un c**o da fare 😀 ) e l’ho riletto ultimamente, facendomi ri-accendere quello stupore che ho sempre mantenuto per la saggezza pura e semplice, come quella che vi è in questo libro del filosofo antico Chuang-Tzu (contemporaneo in oriente dei nostri Platone e Aristotele, più o meno)
Il libro è una raccolta bellissima di storielle e aneddoti che esprimono insegnamenti universali di vita. Una lettura non impegnativa, leggera, ma fortemente trasformativa e ricca.
Sinossi tratta da Adelphi:
Se l’umanità fosse ridotta ad avere pochissimi libri (forse dieci, forse cinque), dovrebbe includervi il Zhuang-zi. È un’opera inesauribile, perennemente viva, agile, fluida, di una gravità così leggera, di una leggerezza così giusta, priva di ogni pomposità e autorevole come l’origine stessa.
Scritto nel secolo IV a.C. e da sempre considerato uno dei tre grandi classici del taoismo, questo libro si presenta come una sequenza di «storielle simboliche, apologhi, discussioni», ma nasconde fra le sue mobili pieghe innumerevoli altre forme: raccolta di miti e di aforismi, teoria del governo e della natura, silloge di aneddoti memorabili, prontuario sciamanico, fiaba, elenco di ultime verità.
Eppure, nel momento stesso in cui le accenna, il Zhuang-zi vanifica queste forme. La sua parola, alla maniera del vero taoista, «vive come se galleggiasse» – e, ogni volta, è un passo più in là di ciò che dice e di ciò che il lettore capisce. Qui i più sottili argomenti metafisici e logici vengono mirabilmente presentati e subito dopo accantonati con incuranza, come altrettanti giocattoli del Figlio del Cielo – quasi a dimostrarci l’angustia di quel che consideriamo essere il pensiero.
Indenni da ogni morbo morale, queste pagine sottintendono che «la bontà e la giustizia sono soltanto locande di passaggio degli antichi sovrani» e che «il rito non è altro che un fiore superficiale del Tao, l’inizio del disordine». Il loro modello è una ininterrotta metamorfosi, simile a quella del cielo e delle acque: la morte vi è assorbita con una disinvoltura quale mai più fu raggiunta.
Se la maggior parte dei libri è dedicata a illustrare ciò che tutti conoscono: «l’utilità dell’utile», il Zhuang-zi illumina ciò che nessuno sa: «l’utilità dell’inutile».
9 Alla ricerca di Anima – 2 volumi (Roberto Floro)

L’anima è il regno delle emozioni, dei sentimenti, dei sogni e delle visioni; le parole con cui si esprime, dandosi a conoscere, sono le immagini, i simboli e le metafore, con cui continuamente e creativamente costruisce la realtà di ogni giorno. (R.Floro – tratta dal libro)
Ho avuto l’onore di ricevere questo corposo saggio in due volumi alcuni mesi fa, direttamente dall’autore Roberto Floro (psicoterapeuta), tramite la redazione del Jung Italia.
È un libro che oggi reputo fondamentale per chi è del settore e vuole approfondire il discorso “Anima”, inteso non solo come archetipo del femminile nell’uomo, ma anche inteso come archetipo-istanza psichica posta
“a integrazione della distanza esistente tra la materialità del cervello e l’aleatorietà della mente” (p. 11, vol. II).
Jung si accorse dell’importanza di questo archetipo arrivando a scrivere in alcuni passaggi che addirittura esso sarebbe l’archetipo della vita stessa (Opere, IX, 1980, p.31)
Il libro è rivolto agli addetti e necessita di una già ampia conoscenza della psicologia analitica, è molto denso, ricco (davvero tanto!) di riferimenti e parallelismi/comparazioni all’alchimia, alla letteratura, allo gnosticismo e alla filosofia.
Dice Jung dell’Anima che
è un “fattore” nel senso proprio del termine. Non può essere fatta dall’uomo; al contrario, è sempre l’elemento a priori dei suoi umori, reazioni e impulsi, e di tutto ciò che è spontaneo nella vita psichica. È qualcosa che ha vita propria e che ci fa vivere; è una vita che è dietro la coscienza e che non può mai essere completamente integrata con questa, ma dalla quale, piuttosto, la coscienza emerge. (Opere, IX, 1980, p.25)
Relativamente ad Anima in accezione di archetipo del femminile nell’uomo dice sempre Jung:
Ogni uomo ha dunque in sé un lato femminile, una figura femminile inconscia, di cui generalmente non si rende affatto conto. (…) A questa figura ho dato il nome di Anima.
Quel lato femminile dell’uomo che si fa sentire in lui come la “seduttrice abbagliante, mutevole, possessiva, sentimentale…” (Jung) e si personifica con i personaggi femminili dei sogni, con le emozioni intense ed esagerate, con i sintomi somatici, con le fantasie e le proiezioni ossessive riscontrabili nell’uomo che la incontra per la prima volta.
Il volume dapprima introduce ed approfondisce il tema del Femminile nell’uomo accompagnando il lettore verso l’incontro con la donna interiore e in seguito affronta la fenomenologia delle figure femminili che animano il teatro interiore secondo un’evoluzione che andando di pari passo con l’esperienza pratica fa accedere ad una più sentita e profonda dimensione del sentimento d’amore.
10 Tutti i miei futuri sono con te (Marwan)

Poteva mancare un buon libro di poesia per chiudere questa lista???
Con questo libro porto un po’ d’aria di nuovo in questa lista!
Penso che regalare un libro di poesie sia sempre un atto molto “affettuoso”, per non parlare poi di un libro di poesie d’amore come questo (anche se all’interno non ci sono solo poesie d’amore, ma di tanta altra natura, come questa!).
Che dire riguardo Marwan… questo libro mi ha subito rapito! Ho scoperto questo giovane autore grazie al format Parole Note, un programma che ascolto sempre ogni mercoledì su Radio Capital, dove recitavano alcuni versi del poeta spagnolo che mi piacquero all’istante: comprai subito il libro!
Ecco alcuni suoi versi:
Io salivo le scale del suo corpo,
lei si lanciava dal mio abisso.
Eravamo una bella coppia.Ci incontravamo sempre a metà strada
tra la sua caduta e la mia risalita
ed era lo stesso, che salissimo o che scendessimo.L’importante era che in un qualche punto,
anche se per poco,
io e lei ci incontrassimo.Questo è la poesia.
(Marwan)
Che ne dici? Non sei convinto magari? Allora leggi queste: nel Jung Italia avevo inserito tempo fa due poesie scelte dal libro in questione, te le lascio qui:
- Ecco perché ho bisogno di psicoterapia: per abitare i miei vuoti. Una poesia di Marwan
- Tu per me sei questo: la strada che porta alla felicità – Poesia d’amore di Marwan
Quarta di copertina:
La poesia sta cambiando faccia in Spagna. Non più patrimonio di un pubblico di nicchia ma strumento di espressione giovane, rapidissimo eppure profondo, facilmente condivisibile in rete. Una poesia urbana del quotidiano, notturna, carnale, inquieta e ribelle, ma calda di affetti, che lascia grande spazio ai sentimenti e in primis all’amore ma non disdegna l’impegno sociale, la crisi economica, la condizione della donna. Si distingue tra tutti Marwan con la sua poetica emotivamente potente, con la sua consapevolezza che si deve avere il coraggio di lasciarsi attraversare dalla tristezza per giungere alla felicità.
Ogni cosa detta ,cercata,e trasmessa porta a vivere un giorno in piu!