La sindrome di Hubris: quando il potere inflaziona la psiche e la personalità (di Alessio D’Angola)

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Sindrome di Hubris. Politica, Psicologia e Potere

Un articolo inedito di Alessio D’Angola, psicologo clinico.

Hýbris (dal greco antico ὕβρις) significa letteralmente “tracotanza”, “eccesso”, “superbia”, “orgoglio” o “prevaricazione”. Nelle tragedie greche la hýbris – peccato compiuto da chi offende con prepotenza – è punita dalla “némesis” (in greco νέμεσις), che significa “vendetta degli dei”, “ira”, “sdegno”.

La Sindrome di Hubris è un disordine descritto nel 2009 da Lord David Owen (House of Lords, London) e Jonathan Davidson (Department of psychiatry and behavioural sciences, Duke University Medical Center, Durham) sulla rivista “Brain a journal of neurology”.

Il quadro è simile a quello di altri tre disturbi della personalità:

  1. quello narcisistico (grandiosità, bisogno di ammirazione e mancanza di empatia),
  2. l’istrionico (ricerca di attenzione)
  3. antisociale (inosservanza e violazione dei diritti altrui, mancanza di empatia e colpa)
Psicopatici al potere. Viaggio nel cuore oscuro dell'ambizione (Jon Ronson)
Psicopatici al potere. Viaggio nel cuore oscuro dell’ambizione (Jon Ronson)

È un quadro che si è notato appartenere a individui che hanno specifici ruoli di potere lavorativo/sociale – in questo caso si parla di persone caratterizzati da un sofisticato fascino come quelli descritti da Babiak e Hare nel loro inquietante lavoro sugli psicopatici – e che si trovano a livelli più alti delle aziende americane e che sono stati denominati “serpenti in giacca e cravatta” (Babiak e Hare, 2006).

Ciò che definisce sindrome da hubris è un rischio professionale per chi è al potere.

Secondo alcune analisi psicologiche si è evinto che alcune personalità note a livello mediatico si avvicinano molto a tale quadro o sindrome, tra questi: David Lloyd George, Neville Chamberlain, Margaret Thatcher e Tony Blair, Donald Trump, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, e così anche l’autore in comune di Blair nella guerra in Iraq, George Bush, solo per citarne alcuni.

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– 📝 Leggi anche cosa pensava Jung della politica: Psicologia e Politica, l’illusione di cambiare il mondo con la politica

La sindrome non si limita ai politici: Owen vede la sindrome di hubris nei banchieri il cui orgoglio li ha portati nelle mani di Nemesis, il dio greco della vendetta, come baie pubbliche per i loro bonus.

Il medico e politico inglese evidenzia che carisma, fascino, capacità di ispirare, persuasione, ampiezza di visione, volontà e capacità di rischiare e fiducia in sé stessi sono qualità che sono spesso associate a una leadership di successo.

Eppure c’è un altro lato di questo profilo, più oscuro, perché queste stesse qualità possono essere segnate da impulsività, dal rifiuto di ascoltare o di prendere consigli, irrequietezza, perdita di contatto con la realtà, orgoglio esagerato, schiacciante fiducia in sé stessi e disprezzo per gli altri (Owen and Davidson, 2009).

Ciò può provocare una leadership disastrosa e causare danni su larga scala. Nonostante questi aspetti possono essere necessari per l’ascesa al potere una volta ottenuto possono risultare disastrosi ottenendo così un “effetto paradosso”, cioè distruttività verso gli altri e verso ciò che si è ottenuto fino ad allora.

Hillman bellezza politica
Politica della bellezza (James Hillman)

La ricerca di Adam Galinsky (Professore di Management e Organizzazioni presso la Scuola di Management di Kellogg) e co-autori Joe Magee (Assistente Professore di Management presso l’Università di New York), M. Ena Inesi (Assistente Professore di Comportamenti Organizzativi presso la London Business School ) E Deborah H. Gruenfeld (professore di Leadership and Behaviour Organizational at Stanford University)

esplora l’effetto del potere nell’assumere la prospettiva dell’altro e suggerisce che il potere riduce la capacità di capire come gli altri vedono, pensano e sentono.

I ricercatori hanno prima studiato l’effetto del potere sulla propria capacità di adottare la prospettiva visiva di un altro individuo. Questo è stato effettuato in “priming” in individui con diversi livelli di potere, poi chiedendo loro di scrivere la lettera “E” sulle loro fronti. Galinsky e colleghi hanno chiesto a metà dei soggetti di ricordare un’esperienza quando avevano un alto livello di potere e all’altra metà di ricordare un momento di scarso livello di potere.

È stato previsto che gli individui con alto livello di potere avevano più probabilità di scrivere la “E” nella direzione in cui essi avrebbero letto (self-oriented E – Figura 1). Al contrario, gli individui con livelli scarsi di potere dovevano essere conformi al punto di vista dell’osservatore, scrivendo “E” nella direzione corretta dal punto di vista dello spettatore (other-oriented E – Figura 2), ma invertita per l’oggetto stesso. I ricercatori hanno tenuto conto di variabili come il sesso e la generosità dei partecipanti.

L’analisi dei ricercatori ha confermato che gli individui presentati con livelli di potere elevato avevano una probabilità tre volte maggiore di disegnare una “E” self-oriented rispetto a quelli con scarsi livelli di potere.

Sindrome Hubris Hybris 2
Figura 1: Self-oriented “E”

 

Sindrome Hubris Hybris 1
Figura 2: Other-oriented “E”

Dacher Keltner, docente di psicologia all’università di Berkeley, in due decenni di ricerca e di esperimenti sul campo evidenza che i soggetti in posizione di potere agiscono come se avessero subìto un trauma cerebrale. Diventano più impulsivi, meno consapevoli dei rischi e, soprattutto, meno capaci di considerare i fatti assumendo il punto di vista delle altre persone.

Sukhvinder Obhi, neuroscienziato dell’università dell’Ontario mette alcuni studenti in una condizione di potere, scoprendo che questo influisce su uno specifico processo neurale: il rispecchiamento; attraverso la stimolazione transcranico-magnetica (TMS), ha scoperto che il potere altera la capacità di provare empatia (Hogeveen J, Inzlicht M, Obhi SS, 2014).

Ritornando ai gruppi diagnostici, nella maggior parte dei disturbi della personalità, che appaiono come pattern abituali di esperienza interiore e di comportamento che possono presentarsi sia in adolescenza che nella prima età adulta, vediamo che la sindrome di hubris si sviluppa solo dopo che il potere è stato mantenuto per un certo periodo di tempo, anche se non è da escludere che queste persone possano avere già dei tratti accentuati verso la hybris.

Utopie Minimaliste. Un mondo più desiderabile anche senza eroi - Luigi Zoja
Utopie Minimaliste. Un mondo più desiderabile anche senza eroi (L.Zoja)

La sindrome di hubris è stata formulata come un modello di struttura di personalità confluente in un disagio psicopatologico più che mai adeguato ad esponenti storici e attuali della classe dirigente: la sindrome di hubris, dal significato etimologico chiaro e diretto, è stata presentata per la prima volta al grande pubblico con un articolo sul The Guardian a firma di Sarah Boseley.

Per parlare di “sindrome di hýbris”, devono essere presenti almeno tre o quattro di una serie di 14 sintomi

  • intendere il mondo come un posto ove auto-glorificarsi attraverso l’uso del potere personale
  • tendere ad agire primariamente per migliorare la propria immagine personale
  • mostrare una preoccupazione sproporzionata per ciò che riguarda la sua immagine e l’apparire
  • esibire una sorta di zelo “messianico” nell’ambito della sua attività e i suoi discorsi che sono caratterizzati dall’esaltazione
  • attuare una sorta di fusione tra sé stesso, la nazione o l’organizzazione che “rappresenta”
  • conversazione caratterizzata da una tendenza a parlare di sé in terza persona
  • mostrare un’eccessiva fiducia in sé stesso
  • manifestare disprezzo nei confronti di coloro che vivono come possibili avversari
  • si dimostra responsabile e, quindi sottoposto solo al giudizio di un tribunale superiore, come potrebbero essere la storia e/o Dio, e lo mostra con convinzione incrollabile
  • perdere il contatto con la realtà
  • comportamento irrequieto, incosciente e guidato da azioni impulsive
  • permettere l’invischiamento con aspetti della sua vita che nulla hanno a che fare e che, invece, possono deviare gli obiettivi prioritari insiti nel suo ruolo
  • dimostrare incompetenza e disprezzo verso chi lavora seguendo tecniche consolidate; la si potrebbe definire “hubristica incompetenza” determinata dall’eccesso di fiducia in sé stesso che induce a bypassare i “dettagli” considerati non di adeguato livello.
Bauman Modernità Liquida
Modernità Liquida (Z.Bauman)

Nel definire le caratteristiche cliniche della sindrome è necessario un contesto di potenza sostanziale, nonché un determinato periodo di tempo in posizione di potenza – anche se la lunghezza non è stata specificata – variante nei casi descritti da 1 a 9 anni.

Il tempo è determinato in maggioranza da fattori individuali. La condizione secondo gli autori viene acquisita post acquisizione del potere.

Tuttavia, la validità di una malattia psichiatrica comporta la valutazione di cinque fasi che riguardano la descrizione clinica, la possibilità di effettuare studi di laboratorio, la necessità di definire i confini nei confronti di altri disturbi, studio di follow-up e studio familiare.

Inoltre, sarà molto difficile capire se la sindrome di hubris può essere determinata da fattori biologici, in quanto è nella natura dei leader essere resistenti all’idea stessa di avere difetti, perché secondo loro segno di debolezza.

Nella definizione dei confini, una delle domande più importanti potrebbe essere quella di capire se la sindrome di hubris sia sostanzialmente la stessa del disturbo narcisistico di personalità, oppure un sottotipo dello stesso o di un’entità separata.

Amjad Rasmi Potere società politica hubris hybris
Amjad Rasmi – “Potere”

Come mostrato nell’elenco dei sintomi sopra descritti, 7 dei 14 possibili sintomi di definizione sono anche i criteri per un disturbo narcisistico di personalità in DSM-5 e due corrispondono a quelli per la personalità antisociale e della personalità istrionica (American Psychiatric Association, 2013).

I cinque rimanenti sintomi sono unici, nel senso che non sono stati classificati altrove; tra i quali attuare una sorta di fusione tra sé stesso, la nazione o l’organizzazione che “rappresenta”.

Questa fusione può essere descritta col termine junghiano di identificazione dell’Io con la Persona. La Persona è un complicato sistema di relazioni fra la coscienza individuale e la società, un compromesso. L’individuo prende un nome, acquista un titolo, svolge una funzione ed è questa o quella cosa.  La magia del nome e di altri piccoli privilegi come il titolo o cose del genere, procurano il prestigio necessario a dar vita a questo compromesso.

Più l’Io cosciente si identifica interamente con la Persona e meno con l’individualità, più il soggetto è dis-indivudualizzato e l’individualità ne risulta rimossa, di conseguenza la psiche cosciente nel suo insieme diviene collettiva (C.G. Jung, La struttura dell’inconscio, 1916).

Potere e delinquenza. Saggio di psicologia sociale (Alex Comfort)
Potere e delinquenza. Psicopatologia del potere (Alex Comfort)

Per Otto Kernberg si parla di dispersione di identità che nei casi di organizzazione borderline di personalità, ravvisa una grave incapacità nel differenziare l’immagine di Sé dall’immagine dell’oggetto e un “perdersi” dei confini dell’Io. L’esame di realtà è mantenuto ma risulta completamente distorto, soprattutto nei casi più gravi (O.F. Kernberg,1984).

Gli atri sintomi propri della hubris lasciano intendere bene l’identificazione con la Persona e la dispersione della propria identità:

conversazione caratterizzata da una tendenza a parlare di sé in terza persona, si ritiene responsabile e quindi sottoposto al solo giudizio di un tribunale superiore, come potrebbero essere la storia e/o Dio, e lo mostra con convinzione incrollabile, comportamento irrequieto, incosciente e guidato da azioni impulsive.

Quando i tratti negativi della sindrome emergono nei leader politici, la loro capacità di prendere decisioni viene seriamente compromessa, portando a conseguenze disastrose in ambito politico e sociale. Spesso vengono compiute azioni destinate solo a rinforzare la propria immagine, assegnandole un’importanza esagerata e perdendo così di vista gli obiettivi insiti del ruolo nel quale si è calati. Viene perso il contatto con la realtà, l’impulsività imprudente conduce inesorabilmente all’inadeguatezza.

Sindrome Hubris 1

Seguendo i ragionamenti di Lord Owen una carriera hubrística procede più o meno in questo modo: l’eroe ottiene gloria e consensi per avere raggiunto un successo che pareva insolito, contro ogni probabilità.

L’esperienza vittoriosa può, col tempo, indurre ad assumere un atteggiamento sprezzante nei confronti degli altri, vissuti come comuni mortali, può gonfiare l’autostima sino a perdere il contatto con la realtà.

Questa perdita di oggettività può alterare la visione del contesto, rischiando degli affondi piuttosto pericolosi in termini di errori di valutazione nei propri confronti, nei confronti delle persone di cui è responsabile, oltre che della situazione complessiva.

Secondo Owen, prima o poi il portatore di sindrome da hubris soccombe ad una punizione e conosce la sua nemesi, facendo riferimento alla tragedia greca nella quale l’eroe che commette l’atto hubristico, cercando di debordare dalla condizione umana, immaginandosi superiore ed in possesso di poteri divini, viene punito da Nemesis, la dea della vendetta, che lo distrugge.

Psicologia del leader. Identità, influenza e potere
Psicologia del leader. Identità, influenza e potere

Sarebbe quindi appropriato pensare a hubris in termini medici. In primis è necessario escludere condizioni quali il bipolarismo, nel quale l’atteggiamento è riportabile a un senso di sé grandioso e comportamenti che possono avere delle conseguenze pericolose per sé e gli altri, presente nella sua fase maniacale. Quindi in una sua valutazione l’individuo al potere non deve avere un disturbo bipolare conclamato.

Altri punti di vista inquadrano questo comportamento nel narcisismo, ma sarebbe comunque necessario capire se il deficit empatico, grandiosità, senso del diritto di ricevere speciali trattamenti e altre caratteristiche tipiche del disturbo risultano transitorie, cioè dovute all’acquisizione di potere, oppure risulta un pattern stabile e inflessibile della personalità dell’individuo e che si manifestano anche in altri contesti in cui non si assuma un ruolo di potere.

Per altri ancora rappresenta una sorta di pericolo professionale nel quale possono incorrere coloro che aspirano al potere e che fanno di tutto per ottenerlo e conservarlo, sia che si parli di mondo della politica, come di quello degli affari, militare o accademico, il punto sta nella concezione del “potere” inteso come soverchiante per sé e gli altri.

L’autore crede che il comportamento hubristico sia una sindrome, che costituisce un insieme di funzionalità (sintomi) evocati da condizione specifica (potenza) e di solito si attenua quando il potere svanisce. 

La sindrome è considerata come una condizione acquisita e in parte transitoria quindi diversa dai disturbi di personalità che sono tradizionalmente considerati persistenti durante l’età adulta.

Psicologia e politica Legrenzi Paolo
Psicologia e politica (Legrenzi & Girotto)

Sarebbe inoltre appropriato pensare a hubris anche in termini legislativi.

È possibile che medici, psichiatri e la comunità psicoterapeutica possano aiutare a individuare le caratteristiche della sindrome e contribuire alla progettazione di leggi, attraverso l’apparato legislativo, limitandone alcune espressioni a salvaguardia della comunità e quindi della democrazia?

I neuroscienziati possono andare oltre e scoprire di più sulla personalità hubristica attraverso risonanza magnetica funzionale (fMRI) del cervello? (Goodman et al., 2007).

Inoltre, dal momento che il DSM-I è stato pubblicato nel 1952, con un elenco di 106 disturbi mentali, il numero è salito inesorabilmente a 182 nel DSM-II (1968), a 265 in DSM-III (1980), a 292 in DSM-III-R (1987), a 297 in DSM-IV (1994).

Il DSM 5 (2013) completamente revisionato nella forma e negli aspetti concettuali, come l’identificazione di nuove categorie diagnostiche e di nuove definizioni nelle categorie già presenti triplica il numero dei disturbi rispetto alla prima edizione. Si tratta quindi di un manuale che raccoglie attualmente più di 370 disturbi mentali. Viene naturale chiedersi se c’è spazio per un’altra diagnosi viste le conseguenze.

Tuttavia c’è sempre il rischio di speculazioni indimostrabili, come per esempio nel ritratto di Woodrow Wilson di Freud e Bullitt (1999). Bisogna quindi rimanere focalizzati su fatti osservabili che provengono da fonti affidabili ed evidenza clinica:

qualsiasi tentativo di identificare il disordine deve essere trattato con cautela ed evitare la diffusione prematura di etichette.

Pertanto, sottolineiamo che, mentre il riconoscimento della sindrome di hubris oggi risulta importante, ci sarà bisogno di un’attenta valutazione anche nel futuro.

Per concludere, invito il lettore alle sue riflessioni e a chiedersi se davvero ci si rende conto del pericolo che rappresenta questo “peccato di hýbris” per la psiche di un leader e per il nostro benessere individuale e collettivo.

Sarebbe necessario ridurre la leadership di potere dei capi di stato alla luce di queste considerazioni in modo da modulare le caratteristiche della hybris sull’impatto della società?

Ma soprattutto, cosa può fare l’individuo e un popolo per sfuggire al fascino di uomini tanto potenti?

Carl Jung Individuazione

Di seguito leggiamo un memorabile estratto di Jung su alcune situazioni sociali/collettive:

Hitler diceva “mi assumo io tutta la responsabilità!”

L’accrescersi delle attese nello Stato non è un buon sintomo, perché indica che il popolo è ben avviato a trasformarsi in gregge, che attende sempre dai pastori di essere condotto in buoni pascoli.

Non ci vuol molto, poi, perché la verga del pastore si trasformi in una spranga di ferro e i pastori in lupi.

La delega allo Stato significa che ci si attende salvezza da ogni altro (= Stato) tranne che da sé stessi. Ognuno si regge all’altro con un falso senso di sicurezza, perché quando ci si regge insieme ad altri diecimila è sempre come se si fluttuasse nell’aria, con la sola differenza che non si nota più l’insicurezza della propria posizione.

Allora chiunque sia ancora in possesso del suo istinto di autoconservazione sa perfettamente che solo un impostore può volergli togliere la responsabilità, perché nessuno che sia sano di mente penserebbe mai di assumersi la responsabilità per l’esistenza di un altro.

Chi tutto promette, nulla potrà mantenere, e chiunque abbia fatto troppe promesse va a rischio di usare mezzi ingiusti per adempiere alle sue promesse e si mette già sulla via della catastrofe.

Traditori e psicopatici politici molto spesso vogliono espropriare l’individuo della sua responsabilità in modo da produrre esseri infantili e pecoroni.

C’è inoltre il pericolo che gli individui che valgono vengano in definitiva sfruttati dagli irresponsabili, come succedeva su amplissima scala in Germania negli anni della guerra.

Occorre fare in modo che il cittadino conservi a ogni costo il proprio istinto di autoconservazione, perché, una volta distaccato dalle radici nutritive dei propri istinti, l’uomo diviene un fantoccio in balìa di tutti i venti; allora non è più null’altro che un animale malato, demoralizzato e degenerato, e può ritrovare la salute solo tramite una catastrofe. (Jung 1945, da Opere, vol. 10. Civiltà in transizione: dopo la catastrofe)

Ogni leader, che sia politico o manager ha non di rado interessi egoistici che la posizione di potere gli può permettere di raggiungere, è questa una realtà che la storia conferma costantemente.

“La volontà di potenza esiste dalle origini in ognuno di noi sotto il nome di istinto, con le sue funzioni sia fisiologiche che psichiche” (C.G. Jung, La dinamica dell’inconscio)

Chiudo con una riflessione molto significativa di Jung:

Dove l’amore impera, non c’è desiderio di potere, e dove il potere predomina, manca l’amore. L’uno è l’ombra dell’altro.

 

FINE.

(di Alessio D’Angola – psicologo clinico)

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[ 📝 Leggi anche cosa pensava Jung della politica: Psicologia e Politica, l’illusione di cambiare il mondo con la politica ]

Rifermenti bibliografici

  1. Hubris syndrome: An acquired personality disorder? A study of US Presidents and UK Prime Ministers over the last 100 years David Owen and Jonathan Davidson, 2009
  2. Snakes in Suits: When Psychopaths Go to Work, 2006 dellopsicologo industriale Paul Babiak e dello psicologo criminale Robert D. Hare .
  3. Power and Perspectives Not Taken Adam D. GalinskyJoe C. Magee Ena InesiDeborah H Gruenfeld First Published December 1, 2006 Psychological Science.
  4. From Power to Action, Galinsky, A. D., Gruenfeld, D. H., & Magee, J. C. (2003). From Power to Action. Journal of Personality and Social Psychology, 85(3), 453-466.
  5. Power, approach, and inhibition. By Keltner, Dacher,Gruenfeld, Deborah H.,Anderson, Cameron Psychological Review, Vol 110(2), Apr 2003, 265-284
  6. Hogeveen, J., Inzlicht, M., & Obhi, S. S. (2014). Power changes how the brain responds to others. Journal of Experimental Psychology: General, 143(2), 755-762
  7. G. Jung, Opera 7, in “Due testi di psicologia analitica” – La struttura dell’inconscio 1916
  8. Kernberg, O. F. (1984), Disturbi gravi della personalità, Bollati Boringhieri, Torino, 1987
  9. American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (5th edn) (DSM-5). APA, 2013.
  10. Sarah Boseley, health editor, Saturday 28 March 2009 https://www.theguardian.com/politics/2009/mar/28/politicians-hubris-medical-condition, A doctor writes: politicians’ pride is a medical disorder,
  11. Goodman M, Triebwasser J, Shah S, New AS. Neuroimaging in personality disorders: current concepts, findings and implications. Psychiatric Ann 2007; 37: 100–8.
  12. C.G.Jung, Opere, Vol. 7. Due testi di psicologia analitica. “La struttura dell’inconscio”, 1916
  13. C.G.Jung, Opere, Vol. 8. La dinamica dell’inconscio. “Istinto e volontà”, 1947/1954
  14. C.G.Jung, Opere, Vol. 10. Civiltà in transizione: dopo la catastrofe, 1945

 

 

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Psicologo clinico e forense laureato e abilitato all'università Gabriele D'Annunzio di Chieti. Attualmente in formazione presso il Centro Italiano di Psicologia Analitica (CIPA) di Roma. Svolge l'attività di psicologo a Pescara presso associazione Lo SPaz, centro di aggregazione giovanile, e co-creatore del progetto Lo Spaz-Io dove conduce attività di gruppo e individuale. Vincitore del progetto "Benessere Giovani" presso la regione Campania e svolge la sua attività in Irpinia collaborando con diverse istituzioni. Lavora come consulente su casi di maltrattamento e abuso su minori. Inizia a studiare psicologia all'età di 19 anni e scopre Jung all'età di 21 grazie a una persona con la quale stringerà un'amicizia significativa. Si laurea in psicologia all'età di 24 anni con una tesi sul disturbo dell'attenzione e iperattività (ADHD) e sul disturbo borderline di personalità. Ha svolto attività di tirocinio presso la Neuropsichiatria infantile di Pescara e presso il Dipartimento di Psicologia Clinica e della personalità di Chieti collaborando all'attività di ricerca sul Narcisismo

5 Commenti

    • Jung da una risposta alla questione della gregarietá, l’istinto di autoconservazione! Parla di assunzione di responsabilità della propria vita del singolo individuo e non una delega allo “Stato”. Ciao Carmen

  1. Ciao, ho letto con interesse l’articolo e ritrovo delle affinità con il libro di Luigi Zoja sulla Paranoia. Non so se la mia osservazione sia opportuna: ho una formazione storica e non psicologica.

    • Grazie mille dell’osservazione Cocó! Anche se l’altricolo mette in evidenza la modificazione del carattere in posizione di potere, la sua riflessione amplifica ulteriormente il tema è quindi certamente opportuna. Dovremmo riflettere sulla paranoia in posizione di potere… Vedi Hitler, Stalin ecc..
      Complimenti

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