Perché la scienza non è l’unico strumento di conoscenza: psicologia di un’illusione occidentale (Jung e Galimberti)

1
4942

Scienza mito scientismo Galimberti Jung

Scienza, verità e conoscenza. Ristabiliamo confini epistemologici per non scadere nel mito scientifico, o “scientista”.

«La scienza è un ottimo strumento di conoscenza, il problema è pensare che sia l’unico» (Tiziano Terzani)

Per una sana epistemologia e un sano fare scienza dobbiamo ricordarci delle ovvietà ragionevoli che per noi occidentali sembrano essere invece andate perdute.

Diciamo subito che la scienza non rappresenta la totalità della vita e una buona parte della realtà (interna ed esterna) non è “scientifica”, ovvero non può essere messa al vaglio scientifico per essere valutata in quanto più grande della scienza stessa.

Ne deriva il corollario che la scienza non è l’unico strumento di conoscenza valida, per quanto sia di estrema importanza.

Ma ora lascio spazio per far parlare i grandi sul tema…

BUONA LETTURA!

➡️ Unisciti al GRUPPO SEGRETO del Jung Italia su Facebook!


I miti del nostro tempo (Umberto Galimberti)
I miti del nostro tempo (U.Galimberti)

✍️ LEGGI anche: Il mito della razionalità. Anche l’irrazionale è nel mondo e nell’animo umano

 

‎«La scienza è pur sempre una ideazione umana, e guai a quell’umanitá che si facesse regolare da una sola delle sue ideazioni.» (Edmund Husserl)

 

«La scienza non ha rapporti con la verità, perché ciò che essa produce sono solo proposizioni “esatte”, cioè “ottenute da (ex actu)”, premesse che sono state anticipate in via ipotetica. Che poi l’ipotesi sia confermata dall’esperimento dice solo che noi conosciamo la validità operativa di quell’ipotesi, non la natura della cosa indagata con quell’ipotesi, perché, interrogata, la cosa non ha mostrato il suo volto, ma ha semplicemente risposto all’ipotesi anticipata.»
(Umberto Galimberti – 
I miti del nostro tempo)

 

La scienza è pur sempre una ideazione umana, e guai a quell’umanitá che si facesse regolare da una sola delle sue ideazioni. (Edmund Husserl)

La sfida della complessità (Edgar Morin)
La sfida della complessità (E.Morin)

«La cosiddetta comprensione scientifica è il manto con cui l’Occidente vela a se stesso il proprio cuore. (…) La scienza è uno strumento senza dubbio imperfetto, ma di valore inestimabile e superiore; provoca danni solo quando pretende di essere fine a se stessa.

La scienza deve servire, e sbaglia quando vuole usurpare un trono. Anzi ciascuna scienza deve servire le altre discipline ad essere coordinate in quanto ognuna abbisogna, proprio per la sua insufficienza, dell’appoggio di tutte le altre.

La scienza è lo strumento dello spirito occidentale, e con essa si possono aprire più porte che con le sole mani. Essa appartiene al nostro modo di intendere, e ottenebra la nostra conoscenza solo quando attribuisce valore assoluto al tipo di comprensione suo proprio.»
(C.G.Jung – Studi sull’alchimia, in Opere Vol. 12)

 

« (…) Allo stesso modo, si parla sempre della realtà come se non ce ne fosse che una. In verità, la realtà è ciò che agisce nell’animo umano e non ciò che alcuni stimano efficace e generalizzano frettolosamente. Anche quando si procede nel modo più scientifico, non si deve dimenticare che la scienza non è la totalità della vita; essa è solo uno dei tanti atteggiamenti psichici, una forma del pensiero umano
(C.G.Jung – Tipi Psicologici)

FINE.

 

 

 

Servizi Jung Italia
Donazione Paypal Jungitalia Puoi contribuire all’uscita di nuovo materiale gratuito che potrò mettere a disposizione per te e migliaia di altri lettori. Il Jung Italia è un progetto personale che porto avanti del tutto volontariamente, e ha fatto crescere e formare migliaia di curiosi, addetti e appassionati alla psicologia.
Articolo precedenteLA FEDELTÀ. Incontro sul tema a partire dalla psicologia junghiana [Evento – 25 Ottobre, Firenze]
Prossimo articoloAscoltando il corpo. Nuove vie per il “Gioco della sabbia”. Il nuovo libro di Martin Kalff
Fondatore del Jung Italia. Psicologo Clinico. Originario di Salerno, vivo a Roma. Fin dall'età di 14 anni ho iniziato ad interessarmi alla filosofia occidentale e orientale e all'età di 17 anni scopro Jung. A 21-22 anni iniziano le mie attività di pubblicazioni tramite riviste di psicologia e interventi in qualità di ospite o relatore presso convegni e seminari di psicologia. Nel 2012 conosco in Svizzera uno dei nipoti di Jung, e l'anno successivo mi concede un'intervista speciale in occasione della presentazione del "Libro Rosso" alla biennale di Venezia. Attualmente collaboro e lavoro come psicologo o studioso indipendente con associazioni, riviste scientifiche, scuole di psicoterapia e con diversi autori dell'ambito accademico e non. I miei studi d'approfondimento vertono sugli sviluppi odierni relativi alla psicologia complessa (analitica) e sulle ricerche inerenti il versante "Psiche e Materia".

1 commento

  1. mi spiace, ma “… non può essere messa al vaglio scientifico per essere valutata in quanto più grande della scienza stessa…” è un’affermazione che, per quanto molto poetica, consola poco e male, e non aiuta nessuno se non i professionisti che si sono ritagliati una rendita di posizione con la scusa del monopolio dell’aiuto… comunque, va bene così… buona vita…

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Per favore inserisci il tuo nome