FINE DI UN’ERA: questo è il titolo della raccolta di poesie del giovane autore Patrizio Andrisano. Di seguito alcuni suoi estratti poetici e la sua prefazione al libro.

“Quando il Kairos muta
e tutto incute terrore
fra queste mura
non tocco nulla
solo il letto sgualcito
Come ogni dì
mi genera
mi ama
abusa di me
sempre
contro la mia volontà
mi riconduce alla vita
prima della vita
e tutto fermo
nella mia stanza
se ne sta
immoto come tutto
tutto quel che tace.”
(Patrizio Andrisano)
✴ EVENTO!
Incontro con l’autore (presentazione + reading)
📌 Roma, 14 dicembre,
ore 18:30,
presso Le Storie Bistrot, in via Giulio Rocco, 37/39
Mettere assieme le poesie scritte in tanti anni di attività non è mai semplice, la rilettura specialmente, condiziona con vecchi timori e spettri sopiti il presente: quanto si credeva dimenticato si ripresenta alla coscienza con l’inedito aspetto di un’ombra che tutto assomma, legandosi a quanto di nuovo già grava sulle nostre spalle.
Curioso poi che anche lo stile rechi le tracce di questo passaggio – a tessere sulla crudezza di talune scene – riconducendo non solo il sottoscritto, dunque l’autore del libro che stringete fra le mani, ma anche il lettore, dalla stagione di una musicalità e di un conflitto velati dalla caligine, – quella di un decadentismo che stringe il cuore – all’accettazione della realtà.
Per questo ho scelto di pubblicare il frutto della mia prima stagione poetica: dare dignità ad una frattura e suggerire a chi legge un luogo dove specchiarsi, affrontare e forse riequilibrare certi doppi, fare esperienza di alcune proiezioni nel chiuso di una stanza.
Espressione di un personalissimo tentativo di definire i fatti principali alla fine di un percorso di vita, Fine di un’era è sia una raccolta – per chi non disdegnasse questo genere ricco e gravido d’opposti – sia un tentativo di creare un legame fra elementi personali e collettivi, fra autore e fruitore in una sorta di perturbante rispecchiamento.
Dapprima si muove dalla dimensione del Sogno, espressione del processo primario tipico dell’Es, ricco di forme condensate – fra le quali trovano spazio il senso di colpa, la malattia e la sua accettazione – per arrivare alle Finzioni – mai più vere e palpabili – delle ultime produzioni: esse comunicano l’impossibilità di aprirsi totalmente ai nuovi dolori.
Fra gli altri temi l’Amore, esuberante e furente prima, poi mite e germinativo: non più acceso nei colori, ma cristallino e prossimo alla polvere.

Infine ampio spazio è lasciato alla modernità, che schiaccia e sovrasta l’uomo e la natura, controlla il Tempo e ci riporta, ormai perduti, a strane esperienze di Dissociazione, alla riflessione filosofica, ai grandi interrogativi, e all’emergere della Pulsione di morte.
Qualcuno leggendo forse riderà della parte relativa alla Cucina, che tanto affolla le nostre case con la sua terminologia specifica, in particolare per la cottura dell’animale uomo, che poi si rivela essere un grande pesce da banchetto.
Nonostante l’apparente suddivisione tematica, l’obbiettivo ultimo è la trasversalità, ogni fatto permette l’insinuarsi degli altri, suggerendo sin da subito la ricchezza di un approccio diafano. Per cui la Bellezza è espressione dei nostri desideri veicolati dai sogni, così grottesca nella vita inconscia, così amabile nel mondo reale; il Tempo agisce sulla percezione della Morte – Dissociazione e sogni ne recano l’energia – e sull’Amore, che cresce, raggiunge l’apice dell’illusione e poi cade in picchiata, frustrato e mortificato da nuovi desideri, sconosciuti e ignoti.
Patrizio Andrisano è nato a Grottaglie nel 1993 e vive a Bologna. Si è laureato in Lettere Moderne con una tesi in Letterature Comparate dal titolo “Pasolini, Caravaggio e il momento del riscatto: luce e valori come elementi simbolo del rapporto primario”. Attualmente studia presso la facoltà di Italianistica dell’Università di Bologna e coltiva la sua passione per la scrittura, la pittura e la musica. Fine di un’era è la sua prima raccolta poetica.

Versi scelti dal libro
Sogno
” (…) L’inconscio rimane sempre lì dov’è, relegato,
sotto strati e strati di carne;
allora, questo cuore caritatevole
cos’era se non
la scusa del più grande dei folli?
Cos’era se non il delirio di
una mente in cui tutto trova spazio?
Tutto finalmente acquistava senso,
tutto era malattia,
per un nonnulla ero salvo.”
Sul Passato
Per me triste
Triste uomo moderno
Non v’è luogo
ch’abbia nome
In nulla
Riconosco la mia casa
e la terra ora
Già pensando
al vile domani
dissemino detriti
cocci
di forme diseguali
abitanti dell’Ade
dei luoghi dei ricordi
dove piangono
e si lamentano
spettri perduti
ancora sofferti
senza capirne il motivo
verso l’ignoto
Mondo popolarissimo certo
ricco di uomini
forestieri
senza passato
nelle loro terre
Poi giunge il crepuscolo
un piccolo me
ingenuo
scende le scale di casa
a pancia vuota
Null’altro ha da fare
l’ultimo sole cala
guarda calmo
nella sua fierezza
di senza nulla
tutto ciò lo diverte
ride integro
ride con alcuni amici
qui gli ultimi minuti caldi
al morir della giornata
Lontano il presente
Lontano il tempo resti.
FINE.