Il necessario scontro tra madre e figlio: quando Jung divenne un Uomo adulto (aneddoto con sua madre)

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Scontro madre e figlio, quando Jung divenne un uomo adulto
Differenziazione familiare, individuazione, legami inconsci familiari, la Madre: questi sono soltanto alcuni dei temi più sviluppati nella letteratura psicologica e clinica da Jung.

Jung conosceva bene l’importanza della differenziazione dall’ambiente originario familiare, e su lui stesso ne visse le pene e le gioie attraverso le quali emerse la sua personalità.

✍️ Su questo tema puoi leggere un articolo approfondito qui ➡️ Alcune malattie prendono il nome di FAMIGLIA. Differenziarsi da nodi e cerchie familiari

Con questo post voglio riportare un aneddoto esemplare di come Jung, appena giovane psichiatra allora, si pose davanti ad una dinamica familiare madre-figlio tipicamente svalutante per il suo divenire, ma che grazie al suo opportuno sentimento e intelligenza poté invece trasformarla in un’opportunità di “presa di coscienza” e di integrazione, un vero “salto” più in là nel processo di individuazione 🔎.

A fine articolo invece lascerò alcuni passi significativi di cosa – e come – Jung parla della madre (Emilie Preiswerk) nella sua autobiografia.

L’aneddoto che segue tra Jung e sua madre è riportato dalla bellissima (e quasi introvabile!), unica e più affidabile biografia su Jung, scritta da Barbara Hannah [intitolata “Vita e Opere di C.G.Jung”, p.99]

Il mito di Jung Von Franz
Il mito di Jung (Marie Louise von Franz)

Aneddoto

🖋️ «Parenti e amici rinfacciarono a Jung la sua crudeltà verso la madre, ragion per cui egli si sentì probabilmente peggio che se la donna si fosse comportata in altro modo, assumendo un atteggiamento di rifiuto.

La madre, dunque, aveva accolto abbastanza bene la decisione del figlio di andarsene da Basilea, ma Jung aveva già appreso da un pezzo che, al pari di ogni giovane della sua età, doveva vincere la battaglia contro l’influenza limitante che ogni madre, volontariamente o involontariamente, consciamente o inconsciamente, esercita sui propri figli.

Nel corso di un seminario, spiegò come avesse aperto gli occhi a questa realtà.

Un giorno, la madre entrò nella sua stanza, a una parete della quale erano appuntati numerosi diagrammi. La donna li guardò con aria sprezzante e osservò: «E magari per te quella roba lì ha importanza.»

Un atteggiamento che non manca di ferire il figlio, il quale nei diagrammi aveva messo tanta energia creativa, e che era convinto contribuissero a far luce su un problema oscuro. Per due o tre giorni, leggiamo nei Ricordi, non fu mai in grado di applicarsi allo studio, poiché sentiva gravemente lesa la sfera vitale della propria creatività. Poi, però, si riprese e si disse:

«Mia madre di queste cose non sa niente, e io non le permetterò di mettermi i bastoni tra le ruote, quali che siano le conseguenze e per quanto possa addolorarla».

Subito, la sua creatività fu come liberata dalle pastoie ed egli fu in grado di riprendere in mano i diagrammi e di risolvere il problema.

È appunto così che vengono combattute le necessarie battaglie tra madre e figliodando modo a questi di divenire un uomo. Se Jung avesse perduto la battaglia e avesse permesso che la sua energia creativa venisse soffocata, sarebbe rimasto un eterno infante, prigioniero del complesso materno, come purtroppo accade a tanti ai giorni nostri.

Di conseguenza, Jung fu sempre contrario all’eccessiva permanenza di un giovane in seno alla famiglia.»
(tratto da “Vita e Opere di C.G.Jung”, p.99 – di Barbara Hannah)

Jung Ricordi Sogni Riflessioni autobiografia
Ricordi, sogni, riflessioni (autobiografia di Jung)

Ricordi di Jung su sua madre, Emilie Preiswerk.

Vediamo ora cosa diceva Jung stesso di sua madre nel libro autobiografico curato dalla sua amica e assistente Aniella Jaffé (Ricordi, Sogni, Riflessioni)

Dalla porta che conduceva nella camera di mia madre venivano influssi paurosi, e lei stessa la notte mi appariva strana e misteriosa.

Cominciai a vedere i miei genitori con altri occhi, a capire le loro preoccupazioni. Provavo compassione specialmente per mio padre, meno, strano a dirsi, per mia madre, che tra i due mi sembrava sempre la più forte. Tuttavia mi sentivo sempre solidale con lei quando mio padre dava sfogo al suo cattivo umore, anche se questa necessità di stare dalla parte di qualcuno non era certo favorevole alla formazione del mio carattere.

ll suo atteggiamento nei miei riguardi era innanzi tutto di ammirazione, e per me non era un bene. 

Mia madre era per me un’ottima madre. C’era in lei un grande calore animale, era enormemente accogliente, di piacevole compagnia e molto corpulenta. Prestava attenzione a tutti e il suo chiacchierio somigliava al gaio zampillare di una fontana; aveva decisamente un certo talento per la letteratura, non privo di profondità e di buon gusto, ma quest’ultima qualità non fu mai veramente evidente e rimase celata sotto le sembianze di un’anziana donna cordiale e grassoccia, molto ospitale, ottima cuoca e dotata di fine umorismo. Sosteneva, come d’obbligo, tutte le opinioni convenzionali, ma poi spuntava all’improvviso la sua personalità inconscia, d’una potenza insospettata – una grande figura un po’ triste, che possedeva un’indiscussa autorità.

Ero sicuro che in lei c’erano due personalità: una innocua, umana, l’altra inquietante. Quest’ultima si manifestava solo di tanto in tanto, ma ogni volta inattesa, e tale da incutere timore. Allora parlava come se si rivolgesse solo a se stessa, ma ciò che diceva si riferiva a me, e di solito colpiva le intime fibre del mio essere: mi lasciava senza parole.

C’era un’enorme differenza tra le due personalità di mia madre: ed era per questo motivo che da bambino la vedevo spesso in sogni angosciosi. Di giorno era una madre amorevole, ma di notte mi appariva inquietante: era come una di quelle veggenti che sono al tempo stesso uno strano animale, come una sacerdotessa nella grotta di un orso. Arcaica e spietata; spietata come la verità e la natura. In tali momenti era la personificazione di ciò che ho chiamato natural mind “mente naturale” .  Anch’io posseggo questa natura arcaica, e in me si combina col dono – non sempre piacevole – di vedere al gente e le cose come sono realmente. […]

Mia madre riteneva che io fossi molto precoce per la mia età, e parlava con me come con un adulto. Era evidente che mi parlava di tutto ciò che non poteva dire a mio padre, e perciò aveva fatto di me il suo confidente e mi metteva al corrente di tute l sue preoccupazioni.

✍️ Leggi anche ➡️ l’articolo dedicato all’autobiografia di Jung: “Ricordi, Sogni, Riflessioni”

Jung parla. Interviste e Incontri
Jung Parla. Interviste e incontri

📥 Articoli sulla Madre (approfondimenti)

Di seguito lascio alcuni articoli della Rivista nazionale di Psicologia Analitica, sul tema “Madre” [scaricabili gratuitamente!]


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Fondatore del Jung Italia. Psicologo Clinico. Originario di Salerno, vivo a Roma. Fin dall'età di 14 anni ho iniziato ad interessarmi alla filosofia occidentale e orientale e all'età di 17 anni scopro Jung. A 21-22 anni iniziano le mie attività di pubblicazioni tramite riviste di psicologia e interventi in qualità di ospite o relatore presso convegni e seminari di psicologia. Nel 2012 conosco in Svizzera uno dei nipoti di Jung, e l'anno successivo mi concede un'intervista speciale in occasione della presentazione del "Libro Rosso" alla biennale di Venezia. Attualmente collaboro e lavoro come psicologo o studioso indipendente con associazioni, riviste scientifiche, scuole di psicoterapia e con diversi autori dell'ambito accademico e non. I miei studi d'approfondimento vertono sugli sviluppi odierni relativi alla psicologia complessa (analitica) e sulle ricerche inerenti il versante "Psiche e Materia".

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