
Rilke e le sue poesie sono alcune delle cose meravigliose per cui vale la pena vivere.
Qui di seguito una sua memorabile poesia dal titolo “Infanzia”, in cui con la sua estrema sensibilità poetica coglie una caratteristica peculiare del nostro rivolgerci all’infanzia: l’atemporalità e il perdurare di qualcosa che in noi rimane, continua, nonostante il tempo.
C’è un passo memorabile che ho riportato in un altro post in cui lo stesso Jung parla di questo sentimento di eternità presente nella sua infanzia ✍️
Ora lascio spazio al poeta…
BUONA LETTURA!

Infanzia
Si dovrebbe riflettere a lungo per parlare
di certe cose che così si persero,
quei lunghi pomeriggi dell’infanzia
che mai tornarono uguali – e perché?
Dura il ricordo -: forse una pioggia,
ma non sappiamo ritrovarne il senso;
mai fu la nostra vita così piena
di incontri, di arrivederci, di transiti
come quando ci accadeva soltanto
ciò che accade a una cosa o a un animale:
vivevamo la loro come una sorte umana
ed eravamo fino all’orlo colmi di figure.
Eravamo come pastori immersi
in tanta solitudine e immense distanze,
e da lontano ci chiamavano e sfiorivano,
e lentamente fummo – un lungo, nuovo filo –
immessi in quella catena di immagini
in cui duriamo e ora durare ci confonde.
Poesie. 1907-1926 (Einaudi, 2014), a cura di Andrea Lavagetto
FINE.
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