
Difese psichiche: una lettura non riduttiva dei meccanismi di difesa in psicologia.
Ospito qui un estratto sul tema scritto dall’analista junghiana Carla Stroppa nel suo libro: “Sulla soglia di casa. Abitare tra sogno e realtà” (edito da Moretti & Vitali, 2019)

di Carla Stroppa
«Iltipo di fuga che la psiche si sceglie per sopravvivere, se compreso nella sua essenza, può divenire un viaggio sulla strada dell’individuazione 🔎.
Tra le trame della “fuga dalla realtà” si può individuare il mito di fondo che sorregge l’Io, l’essenza più riposta e segreta dell’identità: la mappa archetipica o, detto diversamente, il fondamento astorico della coscienza che si intreccia e si confonde con le vicende storiche, arricchendole e fornendo loro energia quando vi siano le giuste condizioni di realtà relazionale con gli altri e con l’ambiente.
Senza “fughe dalla realtà” (chi si arroga il diritto di definirla peraltro la realtà?) nessuna creatività si sarebbe potuta esprimere sulla terra.
Per contro, ingarbugliando le difese e interpretandole solo nel loro lato riduttivo, si blocca ogni divenire e si snatura l’anima che sta tentando di raccontarsi seppure confondendosi, autoingannandosi.
L’ho constato più volte nella pratica clinica, tanto da poter azzardare: “dimmi quali difese usi per sopravvivere e ti dirò chi sei” (…)
Le difese, soprattutto quelle profonde, le cosiddette difese del Sé, possono rivelare il profilo nascosto dell’identità e dire molto del complotto fra gli déi (le istanze psichiche). (…)
Del resto, rovesciando l’idea di realtà, cioè vedendone l’altro lato, si può senz’altro dire che nella “fuga dalla realtà” rientra a pieno diritto, e con conseguenze non meno pericolose per la psiche, l’idolatria dei fatti, l’aderenza coatta agli aspetti materiali 🔎 della quotidianità e l’aderenza acritica all’idea di progresso che lo spirito del tempo propone come verità assoluta.

Questa è la cosa tremenda, assieme stupida e arrogante: proporre la propria “passione di parte” come verità assoluta sottovalutando, per metodo, l’area fantasmatica che ogni fenomeno umano implica.
“Più le nostre case sono illuminate e prospere più le loro mura grondano di fantasmi: i sogni di progresso sono visitati da incubi” (Italo Calvino, in “Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società”. Einaudi, Torino, 1980, pp. 164-181)
Appunto: più la mente si illude di governare (senza resti) la complessità dei fenomeni naturali mediante l’azione concreta e gli inquadramenti teorici, più l’inconscio si farà scaltro e sarà libero di sfuggire al suo controllo.
Avendo l’inconscio natura fantasmatica 🔎 , non gli è per nulla difficile trapassare i muri delle pareti della casa dell’Io. La soglia di casa per l’inconscio non è un problema: sa perfettamente come eluderla, trapassarla, varcarla. Incubi, paure, sintomi psicosomatici sono il suo fedelissimo seguito che peraltro non si limita ad affliggere il soggetto in questione ma allarga la sua influenza tutt’attorno sino a coinvolgere più persone, soprattutto quelle legate da vincoli familiari, ma non solo.»
(Carla Stroppa – Sulla soglia di casa. Abitare tra sogno e realtà – Edizioni Moretti&Vitali, 2019 – p.38-40)
FINE.