Psicologia del Puer Aeternus, ovvero “fanciullo eterno”. Un’inflazione del Puer (di Mario Mengheri)

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Un articolo sulla psicologia del Puer Aeternus, ovvero la polarità inflazionata dell'archetipo Puer. Articolo dell'analista junghiano Mario Mengheri

Psicologia del Puer Aeternus, ovvero l’inflazione dell’archetipo del Puer.

L’articolo che segue e che sono lieto di ospitare è dell’analista junghiano (AIPA) e amico Mario Mengheri.

BUONA LETTURA!

⚠️ Su questo tema ti segnalo il SEMINARIO SUL PUER e SENEX, 8 Giugno, LIVORNO


 

di Mario Mengheri

Ilnostro star bene, le fragilità, le patologie nella e della contemporaneità, sono condizionate dalle dinamiche relazionali.

Il mondo di oggi sempre più è invaso da soggetti puer che, inconsapevolmente, ma non senza colpa, non sono in grado di instaurare relazioni mature con la partner o con il partner (se puella, il femminile del puer).

Riportando le parole del maestro zurighese Carl Gustav Jung, una premessa, visto l’approccio seguito, ovvia quanto doverosa:

“L’uomo è in possesso di molte cose che non ha mai acquisito, ma che ha ereditato dai suoi antenati. Il bambino alla nascita, non è una tabula rasa ma ha in sé tutto il patrimonio archetipico che verrà costellato in rapporto alle figure incontrate nella realtà concreta. Le prime costellazioni archetipiche a essere attivate fin dalla nascita, dall’incontro del bambino con i suoi genitori, sono quelle materna e paterna che sono il risultato di milioni di anni di evoluzione umana.” (1909/1949).

E inoltre:

“Le prime costellazioni archetipiche a essere attivate fin dalla nascita, dall’incontro del bambino con i suoi genitori, sono quelle materna e paterna che sono il risultato di milioni di anni di evoluzione umana.” (C. G. Jung, 1909/1949, L’importanza del padre nel destino dell’individuo)

Fanciullo eterno
L’eterno fanciullo. L’archetipo del Puer Aeternus (Marie Louise von Franz)

Per diventare adulti, crescere sani, in armonia, nella consapevolezza del Sé, non vuol dire perdere il bambino interiore ma conciliare la tensione degli opposti che ci lacera, occorre prima di tutto prestare attenzione a ‘non buttar via il bambino con l’acqua sporca’.

Anzi, attraverso l’asse Senex-Puer ascoltarlo e accompagnarlo attivando una dialettica tra conscio e inconscio.

“Egli personifica le forze vitali di là dei limiti della coscienza, vie e possibilità di cui la coscienza, nella sua unilateralità, non ha sentore, e una totalità che abbraccia le profondità della natura. Egli rappresenta la tendenza più forte e più irriducibile di ogni esistente: quella di realizzare se stesso” (Jung, Kerényi, 2012, p. 135).

Puer e Senex costituiscono un ‘Archetipo bifronte’.

L’espressione Puer fu introdotta da C.G. Jung per indicare uno dei due termini di una coppia archetipica presente nella psiche il cui opposto è il Senex.

Puer e Senex non possono andare da soli, ma sostenersi a vicenda all’interno dell’archetipo composito che formano. Come il Puer ha bisogno dell’incontro con il Senex, che è principio dell’ordine, della temporalità, del limite e del confine, così il Senex ha bisogno dell’incontro con il Puer, che è principio del movimento, dell’ascesa e della proiezione oltre il limite.

L’archetipo è per Jung un ‘organo’ psichico che si ritrova in tutti “come stato del passato” (Jung, 1940, pp.153).

Puer Aeternus (James Hillman)
Puer Aeternus (James Hillman)

Inoltre, attesta che:

“In realtà non ci si libera dalla base archetipica in modo legittimo, a meno che non si sia disposti a prendere in cambio una nevrosi, come non si può liquidare, senza commettere suicidio, il corpo o i suoi organi vitali. Ora, se gli archetipi non si possono eliminare o neutralizzare per cui ogni nuovo grado di differenziamento della coscienza culturale deve misurarsi con il compito di trovare una nuova interpretazione adeguata a quel nuovo grado raggiunto, e precisamente poter ricollegare la vita passata vivente ancora in noi con la vita presente che minacciava di staccarsi da questa. Se ciò non avviene, si produce una coscienza sradicata, disorientata nei riguardi del passato, completamente alla mercé di ogni suggestione, vale a dire praticamente disposta a soccombere alle epidemie psichiche. Insieme con il perduto passato, diventato in tal modo «insignificante». […] va perduto anche il salvatore, perché il salvatore è sempre o l’insignificante stesso o nasce dall’insignificante” (Jung, Kerényi, 2012, pp. 116-117).

L’istanza archetipica del Puer che da sempre e per sempre vive nella psiche ‘adulta’ è una parte psichica infantile, ma ‘infantile’ non vuol dire non matura o poco differenziata, bensì si riferisce a una qualità specifica e tipica del fanciullo interiore.

Così allo stesso modo nella psiche di un bambino può vivere, fin da subito, l’istanza archetipica ‘Senex’, anziana.

“Si tratta sempre di un’immagine appartenente all’intera umanità e non solo all’individuo, è forse più esatto dire: il motivo del fanciullo rappresenta l’aspetto infantile preconscio dell’anima collettiva” (Jung, 1940, p. 155).

In ognuno di noi, costantemente, vivono un vecchio e un giovane e queste due figure si trovano in una speciale reciproca relazione ed è solo nella prospettiva dell’Io che possono divenire possibili fra loro  interazioni, dialogo, opposizione.

Estendendo l’analogia individuale alla vita dell’umanità si può dire che anche l’umanità probabilmente incorre sempre in contraddizione con le proprie condizioni infantili, vale a dire con il suo stato originario, inconscio, istintivo e il pericolo di una tale contraddizione, che è del resto condizione della visione del fanciullo, è sempre incombente.

Puer e Senex in dialogo: dalla ferita del Puer alle cicatrici del Senex | SEMINARIO 8 giugno, Livorno

Sempre nel 1940, scrive Jung:

“il motivo del fanciullo non soltanto rappresenta qualcosa che è stato e che è passato da molto tempo, ma anche qualcosa di attuale, […] un sistema che funziona nel presente ed è destinato a compensare e rispettivamente rettificare in maniera significativa le inevitabili unilateralità e stravaganze della coscienza. […]

il crescente sviluppo della volontà comporta il pericolo […] di smarrirsi nell’unilateralità e di deviare dalle proprie leggi e radici. […] se da un lato appaga una quantità di desideri stupendi, dall’altro accumula un’altrettanto grande, prometeica colpa che, di tanto in tanto, è necessariamente scontata a prezzo di fatali catastrofi. […]

L’antica concezione del mondo sapeva che il progresso era possibile solo Deo concedente, e con ciò dimostra di essere pienamente consapevole della contraddizione. […] (che) più la coscienza si differenzia, più cresce il pericolo del suo distacco dalle radici. […]

Se dunque lo stato infantile dell’anima collettiva è rimosso al punto dell’esclusione completa, il contenuto inconscio si impossessa dell’intento cosciente, inibendone, falsandone o addirittura distruggendone la possibilità di realizzazione. Un progresso vitale scaturisce invece soltanto dalla cooperazione di entrambi i fattori” (ibidem, pp. 156-157).

Jung Opere Volume 9 - Archetipi dell'inconscio collettivo
Archetipi dell’inconscio collettivo – Jung, Opere, vol. 9

Il Senex

Come il Puer, anche il Senex è duale e tende alla polarità e se viene, ‘lasciato solo’ finisce inevitabilmente con il soggiacere al dominio del suo lato negativo.

Questo archetipo è sì freddo, lento e pesante, ma nel contempo, questa pesantezza gli fornisce anche densità e stabilità.

La sua lentezza è certo tristezza e melanconia, ma anche quiete e riflessione.

Viene associato ai comportamenti che si evidenziano con il passare degli anni.

In senso negativo può implicare cinismo, rigidità ed estremo conservatorismo.

Gli aspetti positivi sono: senso di responsabilità, ordine e autocontrollo.

La congiunzione dialettica ed equilibrata tra Senex e Puer comporta l’attivarsi della funzione creatrice e nutrice dell’Anima.

Entrambi gli archetipi hanno bisogno l’uno dell’altro per non cadere preda dei rispettivi aspetti negativi. Quando questo accade, non solo si scoprono diversi e polari, ma anche ‘uguali’ in una sorta di identificazione al negativo.

Se il Senex non vuol cambiare, il Puer è incapace di cambiare; se il Senex è sordo, il Puer non vuol sentire.

Entrambi sono capaci di mentire e possono essere freddi e aridi.  In modo diverso, sia l’uno che l’altro sono sterili, entrambi chiusi in sé stessi, poiché l’uno, il Senex, si isola e l’altro, il Puer, come riporta Romano: “[…] non fa volentieri amicizia.” (1996, p. 24)

Nei loro aspetti negativi entrambi possono essere reietti e vicini alla morte: il Puer è suicida e il Senex autodistruttivo.

Nella loro distruttività evidenziano, anche se in forme diverse, l’assenza del femminile.

Questi aspetti negativi di personalità possono manifestarsi allo stesso modo in molte fasi della vita e influenzare qualsiasi complesso.

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Il Puer Aeternus

Nel tempo attuale diventare adulti è processo alquanto difficile e di lunghissima durata e la condizione di eterni fanciulli emerge quale condizione prevalente e comune a molte persone.

Il Puer Aeternus è figura archetipica riflessa dall’inconscio collettivo ed espressione della totalità dell’uomo. Esso prende forme diverse attraverso i miti e le religioni di molte civiltà.

Il lato negativo del Puer è manifestamente quello dell’uomo-bambino che si rifiuta di crescere, di affrontare le sfide che la vita gli richiede e che invece di risolvere i problemi rimane in attesa. Si tratta del Puer Aeternus.

Non si tratta di uno scontro generazionale e forse neanche di un mero complesso dell’eterno fanciullo… forse lo smarrimento ha radici lontane, nella caduta della legge del padre in cui lo scontro con il principio di realtà avviene senza la mediazione del padre ed è troppo doloroso e drammatico tanto da contrapporre una strenua resistenza per far fronte al pericolo di diventare adulti.

È un malessere dell’anima che connota non solo i giovani, ma l’intera società occidentale, in balia di una drammatica unilateralità razionalistica. Può leggersi come risposta a quest’unilateralità.

Ognuno di noi a volte guarda alla propria esistenza attraverso gli occhi del puer, sia anche per breve tempo. Uno sguardo che è un dono, non una presa, un’apertura inaspettata su una prospettiva mitica più che una conquista dell’Io, una fugace disposizione dell’animo a scorgere nelle pieghe degli eventi quotidiani gli indizi di un senso riposto, di una speranza futura, di una felicità sempre bramata e che adesso, chissà come, appare possibile, addirittura prossima (ma che non raggiunge mai).

Lo sguardo del puer è quello dell’eterno adolescente, dell’artefice trasformatore, dell’indomito ricercatore; la sua strategia è a metà tra il sognatore e l’abile risolutore di imprese insperate, è quella di colui che, camminando, ritiene possibile comunque aprirsi il cammino (Carotenuto, 1995, p. 2).

Questo dire chiama alla mente un personaggio della fantasia familiare a tutti noi sin dall’infanzia, Peter Pan, che è la rappresentazione più ricorrente che abbiamo nel considerarlo un complesso infantile che impone il rifiuto di crescere. Avremo modo di confrontarci intorno ad alcuni aspetti del mito dell’eterna fanciullezza, di cui Peter Pan, Ermes, Dioniso, Saint Exupery et al. ne sono mirabili rappresentazioni.

Peter Pan Puer Aeternus Fanciullo Eterno

Altro obiettivo specifico di questo a giornata di lavoro, è esplorare i territori dove l’Eterno fanciullo ha eletto dimora per schiudergli le porte dell’anima anche qualora dovessimo scoprire che siamo noi stessi la sua dimora, poiché consapevoli della mirabile opportunità che porta con sé in termini di promessa di vita futura.

Elementi caratteristici positivi di questa personalità Puer sono la carica di energia, di creatività, di gioiosa irresponsabilità, il fascino, l’intelligenza, il coraggio, la spontaneità, l’apertura al cambiamento, la carica energetica (psicopompo), creatività; per contro i tratti negativi sono l’irresponsabilità, la mancanza di concretezza e costanza, l’egoismo affettivo, l’instabilità dei rapporti.

Jung scrive:

“L’Eterno fanciullo nell’uomo è un’esperienza indescrivibile, un’incongruenza, uno svantaggio e una prerogativa divina, un imponderabile che determina il valore o il disvalore ultimo d’una personalità. […] Il fanciullo è l’abbandonato e l’esposto a tutto, e al tempo stesso il divinamente potente, l’inizio insignificante e dubbioso e la fine trionfante” (1940, p.172)

Il Puer Aeternus [appunto nella sua accezione unilaterale, scissa dal Senex, quindi inflazionata] indica un particolare tipo di uomo che rimane troppo a lungo nella fase psicologica dell’adolescenza; generalmente è associato a un forte attaccamento inconscio alla madre (reale o simbolica).

Ne consegue che l’irruzione dell’Eterno Fanciullo (Puer Aeternus) nell’uomo influenza e connota modi tipici di comportamento che caratterizzano il modo di agire sia di chi è vicino sia di chi ne è preda.

Il suo corrispondente femminile è la Puella, eterna fanciulla, con analoghe prerogative e l’attaccamento al mondo paterno.

Vivono entrambi in un loro mondo infantile dal quale è veramente complesso separarsi e rientrare in sana relazione con gli altri. Scrive Romano:

“Per il Puer ciò che conta è fondamentalmente il movimento; il che, lapalissianamente, vuol dire impossibilità di fermarsi, e di raccogliere i frutti. In altre parole, non bisogna essere Puer per raccoglier l’eredità del Puer. Con il che restituiamo al Puer ciò che gli è proprio, la sua ricchezza: questo scialacquatore, affascinante e irritante, sparge intorno a sé semi che altri, forse, utilizzeranno. Utilizzandoli naturalmente tradirà il Puer ma insieme gli renderà omaggio.” (1996, p. 20)

Nel linguaggio del Puer i vocaboli prediletti sono: cercare e ricercare, domandare, viaggiare, allontanare, inseguire, rimandare, insoddisfare, perdere pur desiderando la vittoria, trasgredire, la mancanza.

Il Puer è, più di altre, una figura mancante, che chiede un completamento anche se vi si oppone ferocemente.

“[…] non fa volentieri amicizia ed è per sua natura traditore” (ivi, p. 22).

Di solito esso fatica ad adattarsi alle situazioni sociali. Si sente creatura speciale e vive in un mondo ideale, un mondo che non esiste, non essendo in contatto con la realtà.

Puer e Senex Vecchio Giovane

Coloro che sono posseduti da questo archetipo, col passare degli anni, possono rendersi conto della inconcludenza della loro vita orientata ad aspettare le molte cose che ormai non avrebbero, qualora anche giungessero, né più tempo di esser realizzate adattandole a loro stessi, né di esser esaurite.

In loro c’è incapacità, paura, benché non avvertita, di contattare e di vivere il momento presente, di sentirne la piena concretezza nel bene e nel male.

Il Puer è una figura nostalgica che contiene in sé un’inconsapevole aspirazione a tornare in uno stato di inconscietà. La nostalgia che gli appartiene è dovuta alla difficoltà a separarsi dalla madre (dall’uroboro), fino a considerare che questo impedimento sia insito in lui già da prima di nascere; è colui che, pur tendendo a evolvere verso l’autonomia, non riesce mai a conquistarla completamente.

Appare come una figura inconsistente e inconcludente, fragile e perennemente incompiuta, con un Io non ben strutturato, mai pienamente nel mondo.

Vive “consegnato inerme a ultrapotenti nemici […] minacciato da un continuo pericolo di annientamento” (Jung, 1940).

Di questo archetipo cogliamo il continuo divenire, la ricerca inesausta, la curiosità e l’attrazione per il nuovo: l’‘eternamente giovane’. D’altro canto l’accompagna anche l’incompiutezza, l’inconsistenza, l’eterna insoddisfazione, la difficoltà ad adattarsi.

Sua caratteristica è l’incapacità di entrare nel tempo e di invecchiare, il rimanere figlio e non farsi padre.

Di lui è una sessualità che “da potente, fuori dalla relazione, si fa impotente nella relazione.” (Romano, 1986).

Finiamo con l’identificare con l’archetipo del Puer l’uomo che rimane troppo a lungo nei limiti di una fase adolescenziale, e che cerca in ogni donna una figura di madre;

“[…] l’immagine della donna assolutamente perfetta, pronta a concedere tutto all’uomo…una dea madre.” (Von Franz, 1989)

 

Un caso clinico di Puer Aeternus

Roberto ha 43 anni, venne da me per la prima seduta più di venti anni fa.

Si presentò per chiedermi se, secondo me, doveva sposarsi. Mi disse:

“mi mette a disagio il pensare di far ‘comunella’ con questa donna. A letto insieme, fin da subito, tutta una notte… Troppa intimità, troppa fatica. Mi fa paura il tempo, la durata futura e la responsabilità cui vado incontro. Stare insieme nello stesso ‘talamo’ mi piace e mi spaventa. È domani che mi devo sposare.”

Non conosceva affatto il mestiere che svolgo ma cercava, per non scegliere lui, un ‘professionista della psiche’ che si schierasse dalla sua. Il giorno dopo convolò a nozze. In quell’anno di analisi capì qual’era la mia professione.

Dopo quattro anni si ripresentò perché aveva provato una nuova ‘Calipso’. Questa secondo volta il lavoro analitico durò meno di un anno. Infine si ripresentò dopo tre anni per una nuova ragazza, una nuova donna da conquistare e distruggere mentre la coppia matrimoniale continuava ad essere ‘salva’.

Riporto alcune sue frasi dette allora in seduta:

“Mi propongo di interrompere (non dice di lasciarla) ma poi metto in piedi una serie di stratagemmi che mi intrappolo da solo. Devo essere perfetto. Anche sessualmente non posso avere défaillance. Meglio usare un farmaco, un aiutino, per essere certo che ce la farò e bene.”

Al mio chiedergli perché chiede così spesso alla partner (quella nuova) notizie del marito, mi risponde:

“Lo chiamo in causa per essere certo che lo sto vincendo, è un competitor, devo sfidarlo e vincerlo.”

E aggiunge: “Lei (la ragazza) ha l’incarico di traghettarmi fuori dall’Eterno Puer.”

Roberto ha ormai chiaro qual è il suo problema (dice di aver letto anche la tesi di qualcuno pubblicata su internet. Aspetta che qualcuno ‘magicamente’ lo salvi.

 

I Pueri s’infatuano con facilità di loro parti ombra che proiettano su donne (o uomini) dalle quali, prima o poi, si sentiranno imbrogliati perché esse/i rappresentano solo dei ‘contenitori’, cioè proiezioni di qualcosa (parti Ombra) che appartiene loro[1].  

Come ha evidenziato Jung, le manifestazioni tipiche dell’uomo che soffre di uno spiccato complesso materno sono: il Dongiovannismo e l’omosessualità.

  • Nel primo caso l’uomo cerca in ogni donna una figura di madre, l’immagine della donna perfetta, pronta a donare tutto all’uomo. Cerca la madre che lo tenga tra le braccia e soddisfi ogni suo desiderio. Tutto questo è permeato di romanticismo, tipico dell’adolescenza.

 

  • Nell’omosessualità egli cerca o il sostituto alla madre perfetta (siamo in presenza del complesso edipico rovesciato) o ne ha così paura da rifugiarsi nella figura dello stesso sesso.

 

 

È, inoltre, alla ricerca di un luogo che non c’è: utopico. Spostandosi sempre, non consuma mai un luogo o un rapporto. Lo assaggia, seppur intensamente e passa oltre verso il nuovo che puntualmente lo attrae e lo delude.

Riguardo l’Eterno Fanciullo Galimberti così lo definisce:

“presenta una psicologia che sul versante nevrotico è caratterizzata dalla difficoltà a staccarsi dalla matrice originaria, dalla problematicità a trovare una collocazione stabile, da impazienza, vivacità immaginativa che non oltrepassa la soglia della continua ideazione e il desiderio di ricominciare sempre da capo su versanti più diversi, mentre sul piano individuativo assume il valore positivo della disponibilità e capacità a rinnovarsi.” (1992, p. 786).

Capaci di rifugiarsi nell’“altrove”, gli Eterni Pueri trasmettono la sensazione di vivere in un ‘autismo spurio’: negano il reale e restano intrappolati nella bolla che l’archetipo ha concorso a costruire intorno a loro.

Intellettualmente assimilano la realtà per ricondurla al mondo immaginario. Nessuno di noi, come sappiamo, abita il mondo, ma esclusivamente la propria visione del mondo. L’immaginazione è realtà (Avens, 1985) in tutti noi.

Questo paradigma è particolarmente visibile nei Pueri Aeterni dove la realtà è “vissuta nella fantasia e non sul piano della concretezza […] Sembrano aver capito molto bene […] sembrano sapere il da farsi. Ma non lo fanno” (von Franz, 1989, p. 54).

Una persona ben equilibrata si colloca all’interno della polarità bambino-adulto/Puer-Senex.

Il mito dell’Eterno fanciullo oggi si è così radicalizzato che la maturità e la vecchiaia fanno paura. Sono diventati i moderni tabù, l’osceno, poiché espulsi ‘fuori dalla scena sociale’.

Questo fatto comporta un dover essere sempre efficienti, giovani, un pensare da giovani, comportarsi e vestirsi da giovani, giocare come novelli puer con l’eternità, con la chirurgia estetica per non rischiare di venir confinati nell’oblio come ‘materiale di scarto’… per cui meglio restare bambini o, più veritiero, illudersi di poterlo essere.

La caratterizzazione del Puer Aeternus e quella parallela del Senex hanno una tale precisione e capacità individuante da offrirsi come ausilio immediato per riconoscere nella nostra psiche, in tutti i loro camuffamenti, i tratti dell’eterna fanciullezza e della saturnina vecchiaia (Hillman, 1999). La pratica clinica docet.

Mario Mengheri

 

FINE.

Puer e Senex in dialogo: dalla ferita del Puer alle cicatrici del Senex | SEMINARIO 8 giugno, Livorno


Note al testo:

[1] Al riguardo un aneddoto di Jung, dal libro della von Franz “L’eterno fanciullo. L’archetipo del Puer Aeternus”, a proposito del fatto che «di solito, il Puer Aeternus è un falso individualista, incapace di adattarsi alla società e che non è affatto un tipo originale, ma che in realtà si tratta di un tipo molto collettivo, il tipo collettivo del Puer Aeternus! Non è affatto sé stesso, diventa un tipo, il tipo Puer Aeternus. Diventa un archetipo e questo significa che non è affatto originale, non è affatto sé stesso e neppure qualcosa di speciale, è soltanto un archetipo. Se il rifiuto di adattarsi al collettivo è troppo estremo, succede che veniamo collettivizzati sia alle spalle sia dall’interno […] e il risultato è che diventiamo proprio persone prive di individualità. Ecco il motivo per cui quando abbiamo di fronte un Puer Aeternus, siamo in grado di prenderlo in contropiede: «La tua filosofia non è forse questa o quest’altra? Non hai forse dei problemi qui e qui? Con le ragazze le cose non vanno forse così?»  Al che egli replica: «Ma santo cielo! Come fa a saperlo? Come fai a conoscermi così bene?». Quando qualcuno è identico a un archetipo, siamo capaci di descrivere tutte le sue reazioni, semplicemente perché un archetipo costituisce un insieme bene definito di reazioni. Possiamo addirittura arrivare a predire l’aspetto fisico e i sentimenti del Puer Aeternus. Egli non è altro che l’archetipo del dio dell’eterna giovinezza, dotato di tutti i tratti tipici del dio: un nostalgico desiderio di morte; il senso di essere una creatura speciale, l’unico essere con un’Ombra aggressiva e distruttiva che rifiuta di integrare e che generalmente proietta, e così via. Non rivela assolutamente nulla di speciale. Più profonda è l’identificazione con il dio della giovinezza, meno individuale sarà la persona, nonostante i propri sentimenti di peculiarità. Quando una persona è veramente schizofrenica, veramente folle, crede di essere, magari, Gesù Cristo e ripete sempre le stesse cose. Una volta Jung aveva due ‘Gesù Cristo’ in clinica. Li chiamò e li presentò l’uno all’altro dicendo: «Ecco il signor Miller, crede di essere Gesù Cristo. E questo è il signor Mayer, e anche lui crede di essere Gesù Cristo». Poi uscì dalla stanza lasciandoli soli. Ritornò un po’ di tempo dopo e ne trovò uno seduto in un angolo della stanza che tamburellava sul tavolo, mentre l’altro stava in piedi e tamburellava sulla finestra. Allora chiese se avessero deciso quale fosse il vero Gesù Cristo. Entrambi indicando l’altro risposero: «è completamente megalomane». Nell’altro ciascuno vedeva chiaramente la patologia, e ciascuno aveva formulato una diagnosi corretta» (von Franz, 1989, pp. 140-141).

 

Bibliografia:

 

 

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