
Sono lieto di ospitare una recensione/riflessione dello scrittore e critico italiano Paolo Lagazzi, uscita su La Gazzetta di Parma, per il bellissimo libro che molti di voi hanno già comprato e letto negli ultimi mesi: “Sulla soglia di casa. Abitare tra sogno e realtà” (di Carla Stroppa)
Recensione
Fra tutti i simboli di cui si nutre la nostra mente e la nostra anima, quello della soglia domestica – cioè della linea di confine che da un lato separa l’interno della casa in cui abitiamo dal mondo, e dall’altro lo congiunge ad esso – è uno dei più intriganti, ricchi di senso, di mistero e di forza narrativa.

Quante volte questo simbolo torna a interrogarci mentre cerchiamo una bussola tra gli appelli del mondo “di fuori” e gli sviluppi oscuri del mondo “di dentro”, tra i richiami della cosiddetta realtà e quelli dei desideri, dei sogni, dei pensieri inespressi, dei sentimenti rimossi che come fantasmi si aggirano nel labirinto del nostro inconscio?
Carla Stroppa, una delle più acute e sapienti psicanaliste junghiane attive in Italia, autrice di libri di grande respiro, donna di profonda sensibilità “ermetica” – ben consapevole che ogni soglia degna di questo nome è sorvegliata dal più arcano, inquietante e inventivo tra gli dèi, Hermes –, percorre in lungo e in largo, nel suo nuovo libro, immagini di case emergenti da alcuni vividi sogni dei suoi pazienti, e ne indaga le soglie dure e friabili, scivolose e taglienti.

I pazienti sono quasi sempre persone ricche d’intelligenza e di grazia, intuitive, umane, appassionate e tese a orizzonti di bellezza, eppure qualche crepa nelle stanze della loro anima irraggiungibili dalla coscienza ne ha minato il rapporto con gli altri e con se stessi.
La trama della loro esistenza si è ingarbugliata, ma aiutati da Carla Stroppa come da una nuova, paziente, amorosa Arianna sanno ritrovare un “filo” di senso per orientare di nuovo il loro cammino.
Soprattutto un’immagine sognata da una donna affascinante e afflitta si staglia con un’energia allucinata e perturbante sull’incerto confine tra le visioni notturne e il tentativo di “capirle”: l’immagine di un angelo purpureo.
Chi è davvero quest’angelo? A cosa allude il rosso di cui vibrano le sue vesti, le sue ali? Cosa sta cercando di dire a colei che continua a sognarlo? È forse simile all’immagine angelica evocata nel dodicesimo secolo dal grande mistico persiano Sohravardi, o ricorda piuttosto l’angelo torvo, chiuso in qualche idea fissa ma affiancato da un arcobaleno che sembra promettergli una nuova alba, disegnato da Dürer nella “Melancholia”?
Come i grandi libri alchemici, visionari, poetici di Jung, anche il testo di Carla Stroppa non pretende mai di fornirci delle risposte definitive: l’angelo che evoca è anzitutto il guardiano di ogni soglia che mai potremo smettere di attraversare intuendo che la verità non sta né “di qua” né “di là” da essa.
Il vero della vita è il movimento stesso di chi lo cerca, è l’apertura spirituale di chi sa che ogni essere umano “ha bisogno di una casa terrestre e di una casa celeste”, è la soglia sospesa tra il nostro essere tragicamente piccoli e la nostra ardente sete d’infinito.
di Paolo Lagazzi

Altri libri dell’autrice:



Carla Stroppa è presente anche come analista junghiana nel Portale Psicologi Jung Italia