Cari lettori,
riprendo questo articolo da una mia newsletter che molti di voi hanno già ricevuto l’estate dell’anno scorso (2018).
Il mio amico Alessio D’Angola in questi giorni mi invia questa mia vecchia mail e in allegato mi scrive:
“Credo sia di nuovo il momento di ri-pubblicarlo questo articolo amiGo” 😀
Ecco, l’ho preso sul serio! Così…
BUONA LETTURA!
(di Emanuele Casale)
Vacanze: Due settimane sulle sabbie di sole – e il resto dell’anno, sulle graticola dei debiti finanziari. (Sam Ewing)
Cosa significa per me “vacanza” ?
La frase d’apertura qui sopra di Sam Ewing rappresenta, secondo la mia esperienza, il concetto di vacanza che il 90% delle persone di mia conoscenza hanno.
Prima di iniziare teniamo a mente l’etimologia del termine “vacanza”, che riprenderemo a fine articolo:
Vacanza = deriva dal latino “vacare”, cioè essere vuoto, libero.
✍️ Ah, a tal proposito ti consiglio di leggere uno degli articoli più letti del Jung Italia proprio sull’esperienza e il concetto del “fare vuoto”! Lo trovi qui ➡️ VUOTO: IL MIGLIOR FARMACO CHE ESISTE!

Fin da piccolo per me le vacanze non differivano particolarmente dal periodo scolastico, nel senso che non sentivo troppo quello “stacco” tra la fine della scuola e l’inizio delle “vacanze estive”, o tra la fine di queste e l’inizio imminente della scuola a settembre.
Nella mia vita il concetto di vacanza è sempre stato più come una dimensione “disponibile” in maniera alternata ogni mese dell’anno, e non esclusivo di un certo periodo dell’anno.
Qualcuno potrebbe subito dirmi con un certo astio:
“E vabbè Emanué, beato te che ti puoi prendere la vacanza quando vuoi… non tutti possono e c’è chi lavora duramente e ha disponibile soltanto una settimana all’anno.”
Ho sempre pensato che deve essere una vita davvero triste quella di una persona che crede di potersi godere un po’ di sano “vuoto”, di relax, soltanto 10 giorni su 365.
È una vita da schiavi così concepita, che di certo la nostra attuale società rinforza con i suoi sistemi capitalistici e anti-umani, vero…

Ma vi dico una cosa. Ho sempre dovuto lavorare fin dai primi anni di università per potermi mantenere; 6 giorni su 7, insomma per me la “vacanza” era davvero un lusso, almeno così come concepita dalla maggioranza.
Passavano gli anni e mi chiedevo come mai non sentissi il bisogno di quella che da tutti viene chiamata “vacanza” (mare, viaggi, relax, fare ciò che piace, svagarsi, tempo libero, ecc.).
Senza rendermene conto arrivai a questa conclusione già tanti anni fa: non sentivo il bisogno di queste “vacanze” in realtà perché ogni settimana, ogni mese, vivevo una vacanza!
Traduco meglio: non c’è un giorno, o una settimana, in cui io non faccio ciò che viene associato al termine “vacanza”, anche solo per una o due ore. Prendersi una vacanza dalla routine è come una pratica di meditazione che deve essere quotidiana e non un evento isolato ascrivibile a pochi giorni all’anno!
La vacanza non è solo viaggiare o tutte quelle pratiche idiote da italiano medio che ci vengono propinate dal solito influencer di turno tramite le sue storie instagram, dalle solite immagini pietose in tv riguardanti il “cosa fanno gli italiani in vacanza”, dai modelli omologati di vacanza che 5498784933948 persone fanno perché l’hanno vista fare da altre persone…
La vacanza è fare il vuoto nella mente, come ricorda l’etimo della parola stessa: “essere vacui, vuoti”, rigenerarsi, potersi permettere di rilassarsi anche in mezzo al caos.

Se non riusciamo a dedicare almeno un’ora del nostro tempo, ogni giorno, al vuoto, alla cura della nostra psiche, credendo di poterlo fare solo in quei pochi giorno all’anno, solo quando andremo in “vacanza”, diveniamo davvero dei liberti, cioè degli “schiavi liberi” in un certo senso.
I liberti nell’antica Roma erano degli schiavi diventati “liberi” ma che comunque mantenevano una relazione asimmetrica con il loro padrone come se fossero ancora loro schiavi in un certo senso (almeno psicologicamente), e che infatti generalmente continuavano a vivere presso il padrone.
Quante persone vanno in vacanza (schiavi liberi) mantenendo ancora un’atteggiamento mentale da “schiavo”, ovvero pensando ancora al lavoro, pensando ancora a come progettare il tempo dopo la vacanza, a come concludere quell’affare, a come gestire quelle pratiche dopo, ecc. ecc.
Letteralmente pur essendo in vacanza (liberi, appunto) permangono in quello stato psicologico di “schiavi” del “fare” continuo incessante!
La scusa del “si ma non ho mai tempo per farmi una vacanza ogni mese/settimana” è vecchia quanto il mondo (il mondo pazzo e idiota che siamo diventati oggi, non il mondo antico)

Come ricorda Morelli, se non abbiamo tempo di curare la nostra psiche siamo davvero messi male, e in tal caso non dovremmo poi lamentarci di tutti i disturbi e i disagi psichici che vengono a trovarci…
Non si tratta di non avere tempo, deve essere qualcosa che dobbiamo alla nostra stessa salute psichica, non esiste in tal senso il “non avere tempo”.
Equivarrebbe a dire che non si ha tempo per andare in bagno o per mangiare o per respirare. E di cosa si vivrebbe se non si ha tempo per le nostre esigenze più basilari e vitali? Puoi non avere tempo per fare vuoto? Per rilassarti anche in mezzo al lavoro incessante?
A volte basta davvero poco, basta deliberatamente, spontaneamente, “inopportunamente”, FERMARSI! Stop! E non fare nulla, davvero nulla.

Bene, ora ho finito il mio “flashone” scritto e ritorno al mio non fare assolutamente nulla di questi giorni caldi e afosi.
Vi lascio con un estratto di Morelli sul concetto di “vacanza” che gentilmente l’amico Simone Maggio ha condiviso qualche giorno fa nel gruppo facebook del Jung Italia:
“La vacanza è il luogo dove, ogni tanto nella giornata, occorre avere il più grande dono che la vita ci ha fatto: la mente silenziosa.
Non sforzatevi di risolvere i problemi, non cercate di andare d’accordo con gli altri, non imponetevi di diventare più buoni, non fate progetti o, peggio ancora, bilanci. Semplicemente entrate nel Regno dell’Oblio e cercate il Silenzio. Bastano pochi istanti in cui si percepisce la propria presenza silenziosa.
Quando? Mentre siamo a cena con gli altri, mentre facciamo l’amore, quando litighiamo… Accorgersi che, mentre viviamo le cose di ogni giorno, basta posare lo sguardo sull’interno per ritrovare il silenzio. In quel silenzio, nel momento della fecondazione, si è sviluppato e si sviluppa tutto il nostro essere. La nostra unicità si realizza soprattutto nell’assenza di pensieri, di parole, di autocritica.
Niente esami di coscienza quest’estate, fate invece entrare il silenzio nel vostro regno interiore. I risultati e i benefici arrivano subito, perché il silenzio è, secondo gli alchimisti, la grande energia della magia.
Insomma, se volete che accadano veri e propri miracoli nella vostra vita, affidatevi al silenzio.” (R.Morelli)
PS: quando mi viene chiesto “quando vai in vacanza?”, devo confessarvi davvero che facendo ogni giorno dell’anno ciò che amo (incluso il mio lavoro, e quando facevo un lavoro che non amavo mi permettevo comunque di dedicarmi – anche se meno – a ciò che amavo) non ho bisogno assolutamente di farmi una vacanza nell’accezione comune del termine, perché sono in uno stato di vacanza ogni mese. Mi concedo anche diversi viaggi quando posso e soprattutto nei periodi dell’anno in cui le persone non vanno in… vacanza! (costano di meno e ci si diverte di più, non devi attendere le file disumane alle attrazioni, musei, ecc, e tantissimi altri vantaggi!)
A presto,
Emanuele C.

Alcuni video-consigli sul tema di Raffaele Morelli
Vuoto…per trovare i nostri Pan di stelle di pietra 😌