
Differenze psicologia junghiana freudiana
Premessa

Devo precisare che questo non vuole essere un articolo esaustivo sull’argomento “orientamenti psicoanalitici” bensì una (estrapolata) riflessione fatta da una delle psicologhe e analiste più brave, capaci, brillanti e intuitive che il mondo abbia mai avuto: Marie Louise von Franz.
(e chi non è d’accordo sull’ultima affermazione dovrebbe ritornare un po’ sui libri a studiare, senza mezzi termini 😀 )
Ai tempi della Von Franz (è morta a fine anni ’90) era molto più netta di ora la demarcazione tra i diversi orientamenti della psicoterapia o della psicoanalisi, ovvero, i confini tra un tipo di pensiero d’orientamento e l’altro erano molto più rigidi e con poche contaminazioni rispetto ad oggi.
Per semplificare possiamo dire che esistevano veri e propri analisti “freudiani”, “adleriani”, “junghiani”, ecc.
Già, a quei tempi esisteva sta roba insomma… ed oggi?
Per quanto vogliamo farci ganzi ed evoluti e dire che oggi non è più così e sparare menate incredibili sui falsi miti dell’integrazione (per fortuna in parte, in piccole oasi e per rari individui le integrazioni esistono davvero) in realtà anche il più neofita di noi ha sentito sicuramente dire dal suo analista, o a qualche convegno, un professionista che si presentasse come analista “ad orientamento” (ovvero freudiano, adleriano, winnicottiano, bioniano), credendoci per davvero…
La lezione di “psicologia complessa” inaugurata da Jung sembra essere stata dimenticata dagli psicoterapeuti di oggi, ovvero quella lezione che ci obbligava a guardare alla complessità della psiche, alle necessità dei disagi della psiche al di là di ogni tipo di orientamento, e questo perché Jung sapeva bene che la psiche non può essere incapsulata da una teoria.
✍️ APPROFONDISCI QUI: La psicologia “junghiana” oggi. Sviluppi contemporanei e sguardo alla complessità

Per quanto possano sembrare datate le seguenti riflessioni di Von Franz, ad un buon esame di realtà odierno, dobbiamo ammetterne invece l’assoluta contemporaneità; ovvero che l’analisi puramente freudiana (che di per sé neanche dovrebbe esistere più) produce danni inestimabili su una stragrande maggioranza di assetti psichici individuali.
Non è colpa di Freud, saremmo idioti nel pensarlo, è colpa invece di chi crede che possa paragonarsi ad un Freud e scimmiottare tout court la sua lezione analitica, che per quanto indispensabile nel nostro lavoro oggi è comunque e solo sempre una parte del sapere psicologico che abbiamo a disposizione, e neanche tra i più estesi e complessi (cfr. Dossier Freud, 2011, Shamdasani e Jacobsen)
Per questo la stupidità di identificarsi con un iper-specialistico orientamento della psicologia (o psicoterapia o psicoanalisi) – come in tal caso quello “freudiano” – può provocare danni e deviazioni nel momento in cui poi si declina realmente nel setting analitico, psicoterapico e clinico.
È una cosa che non possiamo più permetterci, come un fisico non può permettersi di identificarsi con una delle tante interpretazioni della fisica moderna e dirsi che è un “fisico einsteniano”, “bohriano”, “heisenberghiano”. Un tale fisico sarebbe – giustamente! – tacciato di esser stupido.
E invece quanti pissicologi oggi sono… 😀
Vabbé. Dopo questa piccola e quasi inutile mia premessa, vi lascio alle riflessioni della Von Franz
( per chi volesse approfondire qualcosa riguardo a questa premessa epistemologica lascio qui un articolo adatto ⬇ )
La psicologia “junghiana” oggi. Sviluppi contemporanei e sguardo alla complessità
di Marie Louise von Franz
📝 ARTICOLO: Chi era Marie Louise von Franz? Una vita tra sogni, fiabe, alchimia e fisica
«Lanalisi freudiana produce un atteggiamento intellettualistico nei confronti della vita, che rimane priva del senso del mistero: si sa tutto della vita, oppure lo sa l’analista che sta seduto dietro il divano.
L’analisi freudiana spiega tutto in chiave di complesso edipico, eccetera, e i sogni non sono affatto misteriosi, anzi, sono chiarissimi! Tutti gli oggetti lunghi sono simboli fallici, gli altri sono femminili, e il resto ha qualche connotazione sessuale.
Se una persona possiede appena qualche nozione di anatomia ha tutti gli strumenti che le servono: basta che faccia i debiti collegamenti.
L’interpretazione dei sogni, in questo modo, diventa molto facile e monotona.
Una volta Freud stesso confidò a Jung che non lavorava più granché sui sogni perché era troppo monotono. Per forza! Sapeva in anticipo ciò che ne sarebbe scaturito, e allora faceva il prestigiatore, mettendo prima il coniglio nel cilindro e poi tirandolo fuori!
Questa è l’interpretazione dei sogni freudiana: si conosce già l’obiettivo, che è invariabilmente la situazione edipica.
Finisce che la mente non è più aperta al fatto che possa esistere qualche cosa che ancora non si conosce.
L’Io viene quindi nutrito dell’illusione cosciente che tutto è solo questione di conoscenza, ma questo provoca il ristagno completo della vita.

L’uomo che soffre di un complesso materno viene molto affascinato dalla psicologia freudiana, perché il suo effetto è simile a quello del complesso materno stesso; è, cioè, un’altra prigione, con la differenza che, nel caso dell’analisi, l’intelletto conosce la situazione.
Il sistema freudiano ha suoi vuoti, che però il fondatore non ammetteva. S.Freud intendeva il suo sistema come qualcosa di interamente noto, con l’eccezione della parte fisica, dove i vuoti dovevano essere colmati dalla biochimica. L’aspetto religioso o filosofico, invece, era accuratamente definito.
Per questa ragione l’analisi freudiana attrae fortemente la vittima del complesso materno grave: offre un guscio di protezione al suo atteggiamento timoroso ed egoista. Il linguaggio freudiano si impara velocemente, e chiunque si sia sottoposto a un’analisi freudiana per sei mesi sa già tutto.
Quando, eventualmente, i pazienti reduci da un’analisi freudiana passano a un’analisi junghiana, portano i sogni all’analista con un’interpretazione bell’e pronta.

L’analista si sente confuso rispetto al sogno e si chiede che cosa voglia dire, ma il paziente sarà pronto a suggerirgli che forse si tratta di nuovo di una situazione edipica.
Persone del genere hanno sempre tutto sotto controllo; per questo la loro vita non riesce a scorrere.
Spesso l’analisi freudiana è completamente priva di sentimento. Questa condizione viene espressa anche concretamente nel fatto che al medico non è consentito nutrire alcun sentimento personale nei confronti del paziente, ed egli opportunamente evita di provarne indossando il camice bianco e stando seduto alle spalle dell’analizzando.
✍️ LEGGI: Come Jung cambiò la pratica analitica e psicoterapica: la rivoluzione di Jung
Ogni sentimento personale o reazione sentimentale è sospetta. (Sto qui parlando della scuola freudiana più ortodossa. Oggi certi orientamento sono stati rinnovati e differenziati rispetto all’atteggiamento originario).
Se la funzione di sentimento del paziente è già danneggiata, la situazione può essere catastrofica; la scissione ne risulterà peggiorata.
(tratto da: Marie Louise von Franz – “L’eterno fanciullo. L’archetipo del Puer Aeternus”, Red Edizioni 2009, p.183-4)
E così la psicoanalisi non fu più la stessa: la rivoluzione di Jung
«Non sono ottimista nei confronti dei figli di genitori che si sono sottoposti a un’analisi, freudiana o junghiana che sia.
Oggi l’Animus della madre utilizza addirittura la psicologia per paralizzare il figlio: “Non so se, psicologicamente, sia giusto che tu vada a sciare”.
Per questa seconda generazione, persino la psicologia può costituire un pericolo.
I figli di genitori non psicologizzati hanno spesso più fortuna al riguardo. Sono a volte più liberi di intraprendere nuove imprese, cosa spesso negata ai figli di genitori guastati dalla psicologia.
La stessa cosa vale per gli analisti che vogliono trattenere il paziente nel momento in cui egli desidera passare all’azione sostenendo che si devono prima consultare i sogni per verificare che la cosa funzioni da un punto di vista psicologico.

(…) Potremmo definire questo atteggiamento come un ‘filosofeggiare nevrotico’: la filosofia del momento sbagliato, quando invece sarebbe il momento delle azioni.
È questa l’insidia che si cela dietro l’enigma della Sfinge e la diabolica domanda della strega Baba Yaga della fiaba russa.
È l’Animus della madre che dice: “Oh si, puoi andare, ma prima ho qualcosa da chiederti”, e, che risponda o meno alla domanda, il figlio si sentirà torturato.»
(tratto da: Marie Louise von Franz – “L’eterno fanciullo. L’archetipo del Puer Aeternus”, Red Edizioni 2009, p.204-5)
FINE.

Marie-Louise von Franz: una vita tra sogni, fiabe, alchimia e fisica. Chi era l’allieva più grande di Jung
ARTICOLI SCIENTIFICI D’APPROFONDIMENTO
✍️ L’efficacia della psicoanalisi: Freud & Jung avevano ragione? (di Alessandro Raggi – Medicitalia.it)
✍️ Sull’efficacia della psicoterapia – Parte I (di Giuseppe Santonocito – Medicitalia.it)