Eros Psicologia Archetipo Mitologia
Eros (Ἔρως) è, nella religione greca, il dio dell’amore fisico e del desiderio.
Nella cultura greca ἔρως (ὁ) (eros (ho), l’amore) è ciò che fa muovere verso qualcosa, un principio divino che spinge verso la bellezza. In ambito greco, quindi, non vi era una precisa distinzione tra «la passione d’amore e il dio che la simboleggiava».

Estratto dal libro “La passione necessaria”
(dell’analista junghiana Marina Valcarenghi)

Chiè Eros nella mitologia greca? E chi è Eros oggi?
Oggi mi sembra un personaggio maltrattato da una divulgazione approssimativa e quindi poi dal linguaggio corrente: semplificato e ridotto a una confusiva parzialità, si crede che sia l’amore, in certi casi il sesso.
Nell’antica cultura greca Eros è l’immagine archetipica della passione, di qualunque genere di passione, eroica o scellerata, amorosa o intellettuale, possibile o impossibile e così via, e tale è rimasto nell’inconscio collettivo dei popoli europei e quindi nei nostri sogni.
Si tratta tuttavia di un’immagine archetipica particolare poiché non rappresenta un insieme di caratteristiche umane, come gli dei della mitologia.
In Demetra, per esempio, si vedeva la natura feconda e materna e in Zeus il potere e l’autorità della legge; sia l’una che l’altra immagine sfuggono a una definizione esaustiva, dato che ci sono innumerevoli modi di vivere la maternità naturale e il potere paterno, ma si riferiscono tuttavia a una particolare attitudine psichica e solo a quella.
Eros non è un complesso di possibile comportamenti, è una carica energetica, quindi un potenziale agente trasformatore e quando trafigge l’anima con la sua freccia è la personalità intera che viene messa in questione.
Per questa diversità gli antichi lo consideravano un dèmone più che un dio, una misteriosa energia di fuoco che irrompe e apre la strada a un cambiamento, rivelando ciò per cui da quel momento vale la pena di vivere e qualche volta anche di morire.
La tradizione descrive Eros come un giovane alato, con arco, frecce e fiaccola, immagini di movimento, direzione, calore e luce, cioè tutto quanto serve per seguire la nostra strada.

È figlio di Afrodite e di Caos, quindi diffonde fascino e sensualità e allo stesso tempo crea disordine sconvolgendo precedenti equilibri, perché è dal disordine che può formarsi un ordine diverso che illumini la verità di quel momento, ciò che veramente conta e non era chiaro, non era così chiaro: un’impresa, un’idea, un progetto, un talento.
Eros apre dunque nuovi orizzonti all’anima della quale, quando è possibile accoglierlo, è il compagno fedele.
Se dunque il dèmone erotico rivela l’oggetto della passione è possibile riconoscerlo anche come un’immagine dell’istinto creativo che, attraverso un’attivazione energetica, dà forma e vita a quello che prima non c’era. Eros – in altre parole – illumina e incoraggia potenzialità sommerse che erotizzano la vita e così può guarire dal male di vivere.
Nei sogni del nostro tempo, un tempo troppo insicuro per essere passionale, egli non di rado appare come un’immagine di contraddittoria bellezza: è per esempio un bambino aristocratico ma coperto di stracci, o un giovane dall’aspetto sovrumano e animalesco insieme, oppure un fanciullo con lo sguardo da vecchio e l’espressione severa, o un ragazzino coperto di piume che scaglia frecce dovunque in un disordine spensierato. È oggetto di desiderio e motivo di paura, offre incanto e insicurezza.

Quando Eros ci trafigge, siamo presi da una fascinazione che segnala all’anima uno degli incontri più fecondi e pericolosi, perché la rivela a se stessa, nella gioia e nello strazio, nella bassezza e nell’energia morale, a seconda id quale desiderio risveglia e di come si reagisce alla sua irruzione.
Non è possibile rimanere neutrali, non si può fare finta di niente.
(…) Eros non parla, le sue richieste e le sue azioni sono senza voce, è quindi comprensibile che gli antichi lo chiamassero anche “padre del silenzio”: esistono movimenti psichici racchiusi nella vita interiore.
La passione, come ogni archetipo, è parte del patrimonio istintivo e l’istinto non conosce leggi, ignora responsabilità sociali e affettive, come anche i limiti dell’operare umano che danno ordine alla comunità, diversamente dalla nostra coscienza che questi limiti e questo ordine ha costruito e intende mantenere a difesa del patto sociale.
Eros quindi non rivela all’anima solo il suo desiderio ma la mette anche alla prova: ce la farà a sopportare il bruciore di quella ferita o rimarrà distrutta dal suo fuoco? Saprà affrontare la fatica, la paura, la pazienza, la solitudine interiore che la passione di volta in volta richiede? E saprà riconoscere in tempo i desideri impossibili o distruttivi?
FINE.
di Marina Valcarenghi – La passione necessaria – Edizioni Moretti&Vitali, 2019

Il fuoco della passione: non esiste vera conoscenza senza passione